Ho guardato e riguardato la bella serie di immagini che hai postato.
Il reportage, la gente, è decisamente il tuo terreno d'elezione, senza nulla togliere agli atri generi nei quali talvolta ti cimenti, sempre peraltro felicemente: ma il reportage è decisamente "tuo".
E' vero che queste rappresentazioni spesso sono estremamente funzionali alla ripresa, ma i quadri viventi che hai saputo così bene immortalare rimangono comunque di forte impatto, sono un documento "nel" documento, restituiscono perfettamente la scena e le intenzioni, ancora radicate nel popolo: un popolo che non vuole fare "folklore locale" ma semplicemente di testimoniare, attraverso sè, il contenuto più profondo del Natale, ossia del divino che si è fatto umano, in mezzo alla gente, per rendersi incontrabile alla gente.
E poi, pensando all'ambiente, alla bergamasca, e riguardando ancora le tue foto, m'è subito venuto in mento il nome di un fotografo, tanto bravo quanto spesso messo da parte, che in quelle zone ha operato a lungo, e documentandone a propria volta la religiosità spesso ingenua ma profonda: se togliessi il colore dai tuoi scatti non sarebbe a mio avviso improbabile confonderli con quelli di Pepi Merisio.
Buona luce e ... beh, ovviamente buon Natale, per quanto in ritardo!