QUOTE(FALCON200 @ Jun 3 2009, 04:59 PM)

ammetterai pure tuttavia che vi siano fotografi che amino le espressioni spontanee in sè...
e questo al di là del coraggio che nella vita è ben altra cosa
M
Spontaneità e consapevolezza non sono termini antitetici. Si può essere perfettamente spontanei anche nel posare. Ovviamente non tutti i soggetti ne sono in grado, e non tutti i fotografi sono capaci di metterli così a loro agio.
Per "coraggio" non si intendeva certo il Coraggio del cavaliere indomito che sfida il drago per salvare la principessa, e nemmeno quello della madre che si getta tra le fiamme per salvare i figli.
Ma solo il coraggio (con la C minuscola) che serve a tutti noi per vincere le piccole paure di ogni giorno, magari la timidezza e l'imbarazzo quando si invita la ragazzina a ballare un lento (per chi si ricorda ancora i lenti!)
QUOTE(Claudio Orlando @ Jun 3 2009, 05:45 PM)

Queste affermazioni, seppur personali, tendono a tagliar via una buona fetta di quei ritratti, o che almeno io giudico tali, che fanno parte dei "ritratti ambientati". Quella sorta di istantanee, come sono state chiamate, che vedono il soggetto del ritratto interagire con l'ambiente che lo circonda e che perderebbe, secondo il mio parere ma non solo, quella spontaneità che lo vede protagonista.
...
Ritratti ambientati...street...istantanee...ritratto nell'accezione letterale del termine. Tutto questo mi sa di gabbia.
Perchè, un ritratto ambientato non può avere un soggetto consapevole?
Personalmente è una tipologia di ritratto che mi piace molto, ma anche qui non mi pare che "ambientazione e "consapevolezza" siano termini antitetici.
Sul discorso della spontaneità, ho già detto sopra, non credo affatto che sia impossibile mantenerla anche con un sogetto consapevole del fotografo, certamente convengo che è più difficile (e proprio per questo lo considero più gratificante).
Poi (ma qui rischio un clamoroso OT), personalmente non mi piace molto fotografare la gente a sua insaputa anche per un discorso "etico".
Specialmente se gli scatti sono
sfiga-oriented, come brillantemente definiti da Davide in un' altra discussione.
QUOTE(Attilio PB @ Jun 3 2009, 07:21 PM)

...a mio avviso rimangono aree di indeterminazione nelle quali la soglia tra ritratto e reportage è molto labile.
...
Qual'è il confine tra ritratto e reportage? Il primo scatto è un ritratto ed il secondo è reportage? Oppure è tutto reportage? Oppure grazie al primo scatto anche il secondo diventa un ritratto? Nel secondo scatto è chiaro che non c'è paura nell'approccio con il soggetto, dal quale ho già avuto attenzione ed approvazione, ma altrettanto chiaramente non c'è alcuna interazione con lui.
Probabilmente sbagliando, io li ho sempre considerati ritratti, mentre la documentazione dell'incontro era il mio reportage, ora che mi ci fate soffermare meglio mi vengono diversi dubbi
Ciao
Attilio
Sai, in fondo anch'io come Claudio non sono molto interessato alle definizioni e alle catalogazioni per generi.
Purtroppo in un forum ci sono esigenze organizzative che portano a dover fare delle scelte, e nei casi più dubbi ci si consulta per poi decidere dove incanalare una discussione, pur consapevoli che non tutti saranno d'accordo.
Nel tuo esempio, per la consuetudine di questo forum, sono entrambi ritratti.
Per il mio modo di vedere.... anche!
Ma mi spiego meglio:
Il quesito iniziale di Falcon recita:
"può definirsi ritratto soltanto la fotografia ottenuta col la collaborazione del soggetto e mettendolo "in posa".....
oppure è ritratto anche lo scatto che comunque mostri il volto umano nella gamma delle sue espressività?"Se devo dare una risposta secca per me è SI, è un ritratto anche se il soggetto è inconsapevole.
La discussione poi si è ampliata, e ho affermato di non amare i ritratti "rubati", per varie ragioni.
Ma il tuo secondo scatto qui sopra non è affatto "rubato", perlomeno non come lo intendo io.
Con il soggetto avevi già interagito, ti ha tacitamente dato il permesso di fotografarlo, e anche quando non ti ha più rivolto l'attenzione, era sempre perfettamente consapevole di poter essere fotografato. Semplicemente, si è "dimenticato" della macchina fotografia e si è dedicato a questioni per lui più importanti.
Esattamente quello che cerco di fare con i miei soggetti quando cerco scatti naturali, magari proprio i ritratti ambientati di cui accennava Claudio.
Quello che a me invece proprio non piace è la foto "a tradimento", spesso a persone che insistono nel dire "eddai, non fotografarmi, non mi va!" (spesso fidanzate, mogli, amici e parenti vari)
QUOTE(PAS @ Jun 3 2009, 11:17 PM)

Ripropongo un esempio che ho fatto altre volte:
Scatto un’immagine cosiddetta “street” con piazza e panchina con vecchietta seduta.
Poi ne scatto altre aumentando progressivamente la focale sulla vecchietta
Ora pongo due domanda provocatorie (poi eventualmente continuo)
Quando la foto cessa di essere “street” e diventa un “ritratto”?
Siamo sicuri di poter definire un confine univoco?
Interessante quesito Valerio, ma non mi interessa dare una risposta in questi termini, perchè a mio avviso è il parametro di catalogazione sbagliato.
Per me non conta quanto spazio ci sia intorno al soggetto per determinare l'appartenenza ad un genere, ma piuttosto qual'è il
vero soggetto.
La seconda foto postata da Capannelle è un perfetto esempio di quello che per me NON è un ritratto ma invece è un gustoso scatto street.
Il soggetto infatti non è
la signora, ma è
la situazione buffa creata dall'interazione della signora con il cartellone retrostante.
Tuttavia ribadisco il mio relativo disinteresse alle questioni catalogatorie, se non per quanto attiene alle esigenze forumistiche.