lo spazio pittorico è diverso dallo spazio fotografico. Quando un artista del pennello inizia la sua opera, lo spazio è già lì, delimitato dai lati della tela. Non deve far altro che riempirlo, pennellata dopo pennellata. Egli aggiunge al vuoto della tela, un elemento dopo l'altro, in tempi successivi.
Il fotografo invece sottrae, taglia con un colpo di bisturi, sincrono con lo scatto dell'otturatore, in un istante infinitesimo, un pezzo di un infinito spazio-temporale che lo avvolge tutt'intorno. Il fotografo quindi esclude, nel momento stesso che include nell'inquadratura, nel campo fotografico, il suo soggetto.
Ma siamo certi che il fuori campo sia davvero e sempre fuori?
Io credo di no.
La sottile striscia di tetto, non ci parla anche di ciò che è oltre il bordo inferiore del quadro?

E attraverso l'ombra, l'albero fuori campo non ci fa sentire la sua presenza?

In questa foto di Erasmo Perani, non è presente in un certo senso, la scena che si sta svolgendo alle spalle del fotografo?

Ed in questa famosa immagine di Diane Arbus, nello sguardo fisso del bimbo, non è presente anche il fotografo? Non si rivela quindi uno spazio speculare all'immagine?
E soprattutto, non siamo presenti noi stessi che questo bambino stiamo guardando, rompendo in un certo senso le barriere dello spazio e del tempo?

Ne vogliamo parlare? magari con l'aiuto di qualche immagine?
Buona luce
Enrico