QUOTE(alvaro.1 @ Jan 2 2011, 04:29 PM)

si fa, sempre secondo me, informazione se, si porta a conoscenza del pubblico un prodotto (prodotti) del quale si indica usi, controindicazioni ecc.. ecc... ma se si mette, vedi esempio una mia foto presentata più volte nel forum presenze, una bella ragazza con belle labbra dalle quali colano un liquido non precisato, si presume miele, per pubblicizzare prodotti gastronomici, si va al di là della semplice pubblicizzazioe (comunicazione) di un prodotto. è ampiamente dimostrato che la "comunicazione" la pubblicità, influisce fortemente sui desideri inconsci esacerbando patologicamente i comportamenti delle persone. un famosissimo esempio è un programma radiofonico sperimentato dal famoso attore regista orson vells? credo si scriva cosi, lo sbarco dei marziani sulla terra (primi decenni del '900). quella trasmissione creò panico tra la gente tanto che nella fuga vi furono dei morti. forse il primo a denunciare con forsa la "comunicazione", la pubblicità ecc... attuata dai mezzi di comunicazione di massa radio tv cinema e quant'altro, fu il nostro grande profeta del '900, cioè, PPPasolini che parlò di degenerazione culturale a causa di un martellante uso dei mezzi moderni di comunicazione, ripeto, questa comunicazione imposta in maniera ossessiva, martellante, subliminale, ha di fatto modificato la mentalità delle persone.
Non cominciamo a fare confusione...
"Informazione" è una cosa,
"comunicazione" un'altra.

E, per inciso,
lo scopo della pubblicità, il suo
obiettivo, NON é
informare, ma
vendere il prodotto, creando tutta una serie di associazioni il più possibile sottili ed inconsce...
La
comunicazione trasporta
informazioni. Questo non vuol dire che
"faccia informazione". Anche "fare informazione"
si basa sulla comunicazione.
"Informazione" é anche una
parola ambigua. Il suo
significato muta con il contesto. A un livello, "informazione"
é un processo (come appunto in "fare informazione", "informare"). A un altro livello,
è un dato: un "quanto" di informazione, un "bit",
un'unità di informazione.
Per dirla nel linguaggio fatto di parole, un
fonema è una
informazione. Il
tono di voce con cui esso viene pronunciato è
un'altra informazione. La
distanza, il
volume, la
direzione da cui ci arriva, il
timbro della voce, la sua eventuale
modulazione,
ognuna di queste cose (e molte altre...), tutte sono altrettante "informazioni", che,
insieme, attivano ulteriori
processi che portano chi ascolta ad
attribuire (e quindi percepire) un significato alle informazioni ricevute... che è, a sua volta e ad un altro livello, una informazione.
Orson
Welles, tanto per restare nella tua citazione, trasmise "La Guerra dei Mondi" di Wells alla radio usando la sua straordinaria capacità di comunicatore, e rendendo la notizia dello sbarco dei Marziani
reale per gli ascoltatori e gettando gli USA nel panico: ovvero, Welles era
un grandissimo comunicatore, e
di conseguenza produsse l'effetto che desiderava, addirittura
su una scala più ampia di quello che avesse previsto. Per inciso... ho ancora l'audiocassetta originale della trasmissione, da qualche parte.

L'esempio che hai fatto, della ragazza con le labbra che colano miele come pubblicità di qualche prodotto gastronomico,
é comunicazione pubblicitaria, e se ti prendessi la briga di seguire con attenzione quella presentazione PowerPoint a cui accennavo lo sapresti anche tu.
Il fatto é che
per capire le dinamiche della comunicazione bisogna studiare, e tanto:
neurologia,
percezione,
psicologia,
psicodinamica,
modelli linguistici... E ho la sensazione che "studiare" sia una parola che
fa venire l'orticaria a un sacco di gente, soprattutto quando farlo
porta al crollo (o anche solo al "traballamento") dei propri miti... e questo vale 10 volte tanto quando si parla di "arte".
"Tutta l'arte è romantica, perché se togliamo il romanticismo all'arte essa diventa scienza" (Patti Smith)Ciao,
Davide