
Non ancora quindicenne, avevo poco chiaro che cosa stesse accadendo intorno a me. Dalla casa di mondello (borgo marinaro a pochi km da Palermo), dove passo tutte le estati, si è solo sentito un boato, quello che qui da noi si chiama u'buotto... "sentisti u'buotto".
Tutta la famiglia si è riunita davanti alla TV, subito è iniziato il tam tam mediatico. Stavamo in silenzio guardando arrivare le prime immagini, le prime dichiarazioni e increduli stavamo vivendo la stessa situazione che appena due mesi prima aveva messo la città in ginocchio. Vivevamo quei momenti nella speranza che non fosse vero, che magari lui, a differenza del suo amico/collega Giovanni, si fosse salvato.

Alla conferma della notizia che anche Paolo ci aveva lascito i nostri cuori si sono definitivamente riempiti di lacrime e dolore. Ci avevano tolto l'ultima icona della lotta alla mafia che coraggiosamente stava portando avanti il lavoro iniziato anni prima con il suo amico e collega Giovanni Falcone.

Nei giorni seguenti in città si viveva il terrore, assediati da militari ci sentivamo quasi in una gabbia, in prigione. La cosa peggiore è che ci era stata levata la speranza di lottare, di poter riqualificare la nostra terra; terra che ha dato lustro nella storia a Fenici, Romani, Greci, Bizantini, Arabi, Normanni, Angioini, Aragonesi e Spagnoli. Ricordo ancora che era il periodo in cui andando all'estero e dichiarando le proprie origini siciliane ci si sentiva rispondere "la Sicilia, mafia è" e mi si stringeva il cuore nel sentirmi bollato con un'etichetta che non mi appartiene.
In questi caldi giorni di luglio la mia Palermo ha voluto ricordare Paolo con più manifestazioni; tutto ciò mi ha lasciato un po' di amaro in bocca, perché non vedo la coesione che in questi momenti è fondamentale. Per la mia situazione di salute non proprio perfetta, ho potuto partecipare solo alla manifestazione serale La fiaccolata silenziosa






La strage di Via D'Amelio ha compiuto 18 anni, ha raggiunto la maturità. La maturità che spero abbiano raggiunto anche le coscienze di chi dovrebbe fare chiarezza su cosa è successo in quegli anni potendo dare così risposte a tutti quelli che ancora non hanno perso la speranza.


E quando è tutto finito,

la speranza è quella che le nuove generazioni non dimentichino mai quello che questi due uomini ci hanno lasciato

Spero di non avervi annoiato, vi ho solo voluto rendere partecipi di quello che ho provato il 19 Luglio 1992.
Vi lascio con una frase del giudice Paolo Borsellino
"La lotta alla mafia, il primo problema da risolvere nella nostra terra bellissima e disgraziata, non doveva essere soltanto una distaccata opera di repressione, ma un movimento culturale e morale che coinvolgesse tutti e specialmente le giovani generazioni, le più adatte a sentire subito la bellezza del fresco profumo di libertà che fa rifiutare il puzzo del compromesso morale dell'indifferenza, della contiguità e quindi della complicità. Paolo Borsellino."
Davide
PS aspetto le foto dei miei compagni di viaggio
