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marcobcc
Ciao amici, forse per voi non è così difficile rispondere a questo mio quesito ma cercando sul web
non sono riuscito a risolvere questa cosa.
Dunque, il numero f del diaframma si calcola con una frazione tra la lunghezza focale
e il diametro del diaframma stesso ad esempio, a 50mm se ho un diaframma con apertura di 25mm
corrisponde a f2 giusto?
Se prendo come esempio però, un 18-55 f3,5 f5.6 come mai i conti non tornano hmmm.gif ?
18/3,5 = 5.14mm mentre 55/5.6 = 9.82mm. Perchè il diaframma alla massima apertura non ha lo
stesso diametro a tutte le focali? Grazie a tutti!!!
fatemi_entrare
QUOTE(marcobcc @ Jan 2 2011, 02:00 AM) *
Ciao amici, forse per voi non è così difficile rispondere a questo mio quesito ma cercando sul web
non sono riuscito a risolvere questa cosa.
Dunque, il numero f del diaframma si calcola con una frazione tra la lunghezza focale
e il diametro del diaframma stesso ad esempio, a 50mm se ho un diaframma con apertura di 25mm
corrisponde a f2 giusto?
Se prendo come esempio però, un 18-55 f3,5 f5.6 come mai i conti non tornano hmmm.gif ?
18/3,5 = 5.14mm mentre 55/5.6 = 9.82mm. Perchè il diaframma alla massima apertura non ha lo
stesso diametro a tutte le focali? Grazie a tutti!!!

Ciao! Non è proprio così. Il numero f è il rapporto tra lunghezza focale della lente e il diametro della pupilla d'entrata della medesima. La pupilla d'entrata puoi vederla prendendo in mano la lente e guardando l'immagine che hai del diaframma. Io dico diaframma anche se in realtà la pupilla d'entrata è l'immagine di quel componente che limita il diametro del cono di raggi che escono da un punto nell'oggetto. Questo era per dirti che la pupilla d'entrata ha diametri diversi sui grangangoli o sui teleobbiettivi anche se non c'è questa differenza nei diametri della costruzione del diaframma stesso.
Sto guardando ora il mio 70-200. Nel passaggio da 200 a 70 viene avanti una lente con montatura a limitare l'apertura max a 200. Ciao.
fatemi_entrare
Ciao. Sono ancora io. Scusa ma nelle ultime righe della risposta mi sono accorto d'avere scritto una minchiata. Nel passaggio da 200 a 70 la lente che avanza limita la pupilla d'entrata max che hai a 200, non l'apertura max. Ciao
dimapant
QUOTE(fatemi_entrare @ Jan 2 2011, 09:07 AM) *
...... Il numero f è il rapporto tra lunghezza focale della lente e il diametro della pupilla d'entrata della medesima. ............


Bellina questa, su internet si legge veramente di tutto.

Leggiti da qualche parte che cosa è il diaframma di un obiettivo, ti aiuterà, e ti aiuterà molto..... speriamo.
dimapant
QUOTE(marcobcc @ Jan 2 2011, 02:00 AM) *
Ciao amici, forse per voi non è così difficile rispondere a questo mio quesito ma cercando sul web
non sono riuscito a risolvere questa cosa.
Dunque, il numero f del diaframma si calcola con una frazione tra la lunghezza focale
e il diametro del diaframma stesso ad esempio, a 50mm se ho un diaframma con apertura di 25mm
corrisponde a f2 giusto?
Se prendo come esempio però, un 18-55 f3,5 f5.6 come mai i conti non tornano hmmm.gif ?
18/3,5 = 5.14mm mentre 55/5.6 = 9.82mm. Perchè il diaframma alla massima apertura non ha lo
stesso diametro a tutte le focali? Grazie a tutti!!!


Perché c’è una limitazione della luminosità relativa data, in posizione tele, dal diametro di una pupilla d’ingresso di una lente, quasi certamente la frontale dell’obiettivo, ma non è affatto detto, potrebbe essere la frontale del gruppo interno mobile o, addirittura, da una flangia distanziatrice, dipende dallo schema.

Con quella limitazione, il tele non è più luminoso di un certo valore, ed il limite dello zoom è lui: da quel limite, scaturisce il limite del grandangolo, sempre più luminoso del tele, perché essendo più corto di focale, a parità di dimensione geometrica della lente che dà il limite al tele, ha f più basso/luminosità relativa maggiore.

Non ti torna la proporzione, dato che c’è il gruppo mobile che fa muovere lenti internamente ed altera i flussi luminosi, ossia la luminosità relativa, ossia il numero f tra i due.


Valejola
Ma i conti mica devono tornare. rolleyes.gif
Le lenti che specificano 2 diaframmi hanno semplicemente un tot di apertura a focale minima e un differente tot di apertura a focale massima.
Non c'è nulla di strano, diventa semplicemente più buia all'aumentare della focale.
E probabilmente questo succede per un discorso strutturale, perchè non riesce a raggiungere un'apertura tale da ottenere lo stesso rapporto, e quindi diaframma, che ha a focale minima.
Invece le lenti che specificano un singolo diaframma, significa che sono egualmente luminosi sia a focale minima che a focale massima...in pratica se aumenti focale aumenta anche l'apertura del diaframma in maniera direttamente proporzionale.
E ciò avviene solitamente con lenti di una certa qualità...
Jane A
QUOTE(dimapant @ Jan 2 2011, 11:43 AM) *
Bellina questa, su internet si legge veramente di tutto.

Leggiti da qualche parte che cosa è il diaframma di un obiettivo, ti aiuterà, e ti aiuterà molto..... speriamo.

Perché sbeffeggiare un utente che ha scritto una cosa sostanzialmente giusta? hmmm.gif
Marco_C
QUOTE(Jane A @ Jan 3 2011, 12:01 AM) *
Perché sbeffeggiare un utente che ha scritto una cosa sostanzialmente giusta? hmmm.gif

in genere è un modo che hanno le persone misere per rendersi importanti...
Jane A
QUOTE(Marco_C @ Jan 3 2011, 05:34 PM) *
in genere è un modo che hanno le persone misere per rendersi importanti...

Non mi esprimo in proposito.

Tornando in argomento, è perlomeno stravagante che un personaggio che non perde occasione per insegnare agli ingegneri Nikon come si progettano gli obiettivi, dimostri chiaramente coram populo di non aver la più pallida idea di quale differenza passi tra il diametro dell'apertura fisica (diaframma) e quello della entrance pupil. A meno di adoperare esclusivamente il foro stenopeico, qualche differenza ci corre. messicano.gif
medped
Sostanzialmente è giusto quanto già detto, nel caso degli zoom va inoltre considerato l'allungamento dell'obiettivo alle diverse focali, operazione che genera un maggiore o minore assorbimento della luce. E' un po' come con il soffietto del banco ottico con il quale, oltre un certo allungamento, bisogna tener conto della perdita di luminosità di un dato diaframma.
Tale differenza con il digitale è piuttosto relativa e di poco conto, quando si lavorava in pellicola era un casino, se allungavi troppo il soffietto per aumentare un rapporto d'ingrandimento dovevi calcolare la perdita della luce, perdendo luce se andavi su tempi troppi alti dovevi considerare l'effetto di resciprocità della pellicola, se poi lavoravi in luce artificiale continua l'effetto di reprocità comportava l'utilizzo dei filtri CC (compensazione colore), i quali a loro volta generavano un diverso indice ISO, e a quel punto eri a ricalcolare tutto da capo. smilinodigitale.gif
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