QUOTE(Max Lucotti @ Sep 16 2011, 03:42 PM)

......................
E lì intervengono gli intenti di rendering quando cambi profilo colore nella conversione (es da prophoto a sRGB)...
colorimetrico relatino e assoluto, saturazione e percettivo (l'ultimo il più usato)
Max
No, non basta: non basta cambiare semplicemente l'intento di rendering per ridurre BENE, con immagine brillante e ricca di toni sottili, un Prophoto ad altro spazio colore più piccolo o al gamut di una stampante con la carta scelta per la stampa, viene fuori un disastro cromatico e di gamma luminosa, l'intento di rendering è un intervento automatico che non permette il recupero serio dei fuori gamut.
Per farlo in modo serio c'è da lavorarci, e veramente molto se i fuori gamut sono significativi.
Prendiamola il problema un po' alla larga per chi è interessato all'argomento.
Il fuori gamma, o meglio il fuori gamut di stampante, per definizione, lo perdi, non lo stampi, l’hai perso, qualsiasi spazio colore tu usi.
Dunque l’utilizzo di Prophoto, il più grande, è inutile, per non dire dannoso, per un passaggio secco, diretto, senza intervento intermedio tra file immagine da conversione di RAW in spazio colore Prophoto alla stampante ( o al monitor, ma parliamo di stampante, è più serio in fotografia).
Se invece il RAW lo converti in file immagine in spazio colore Prophoto e ci fai il fotoritocco con operazioni che vanno ad alterare sia la gamma di luminosità che la gamma cromatica dell’immagine, prima di stamparre l’immagine, lo spazio colore ProPhoto, più grande degli altri, ti dà maggior margine di manovra nelle modifiche di cromatismo e di luminosità, non clippi dei canali che altrimenti avresti clippato facendo il fotoritocco in spazio colore più piccolo di Prophoto.
Ricordo ch e una volta clippato un canale, o tutti, clipping RGB, l’informazione è persa, irrecuperabile, nel gamut della stampante non ci butti nulla da stampare di quelle clippature.
Lavorando in Prophoto, più grande, non clippi i canali, ma quelle zone di non clippaggio in Prophoto e clippaggio in altro spazio colore più piccolo e/o che comunque sono fuori dal gamut della stampante, non le stampi: giustamente, allora, perché usare Prophoto?
Perché il disporre di canali NON clippati anche se NON STAMPABILI consente di mantenere l’informazione , non l’ho persa in un clipping per spazio colore più piccolo, e dunque posso MODIFICARE quella informazione non stampabile in modo da renderla non solo stampabile e ma anche cromaticamente e dinamicamente (in luminosità) COMPATIBILE col resto dell’immagine da stampare.
I colori e la gamma luminosa delle parti in Prophoto, originalmente fuori del gamut della stampante, li vado a modificare OCULATAMENTE, in modo che mi diano una immagine COMPATIBILE con quella catturata dal sensore sul resto dell’immagine, per non dire con il resto “ reale”.
Questa immagine COMPATIBILE con la realtà ottenuta da Prophoto è MIGLIORE dell’immagine che avrei avuto semplicemente tagliando via (clipping) l’informazione (colore e luminosità) utilizzando uno spazio colore più piccolo, ed è migliore perché conserva un’informazione maggiore, avrà sì una percentuale alterata, non vera, ma ne ha di più, non è stata in parte tagliata.
Alla fine, stampe così fatte sono più ricche di cromatismo (colore) e più brillanti, ricche di luminosità delle altre ottenute da sRGB ed anche da Adobe RGB, dato che hanno una gamma cromatica ed una gamma luminosa maggiore, anche se alterata in parte, non veritiera, ma….in digitale la realtà NON esiste, tutti i colori sono una convenzione, ed il fatto di inventarmene qualcuno di più io, a livello visivo, è irrilevante, alla fine la foto ha più colori e più gamma luminosa.
Bene, OK, ma….come si fa a strizzare un Prophoto in un gamut di stampante più piccolo, che, nel migliore dei casi è tipo, o poco più, Adobe RGB?
Qui viene il lato dolente, estremamente dolente, e difficile, a parer mio molto difficile, della scelta se usare Prophoto o meno nel proprio flusso di lavoro: ci vuole molta destrezza ed esperienza nell’uso del programma di fotoritocco e nella conoscenza, a “pelle” di quello che può e non può fare la stampante, il monitor anche professionale serio e calibrato bene, con gamma e luminosità tarati bene, NON dà mai esattamente cosa stampi, leggera differenza c’è sempre
Photoshop permette sia di vedere i fuori gamut di stampante, che di fare una simulazione software di stampa, tramite il softproofing, e con quella simulazione vedi cromatismo e luminosità che perderesti in stampa (con quel gamut stretto del complesso stampante + quella specifica carta) PRIMA di fare la stampa, in altre parole riesci a vedere le perdite che avresti stampando quell’immagine che ha maggior cromatismo e dinamica della stampante con la carta che hai scelto, e questo PRIMA di stamparla.
Visto cosa perdi, ed i danni che il gamut più piccolo della stampante ti apporta, ci puoi lavorare sopra, sta a te ricondurre i colori, la luminosità ed il contrasto nel gamut della stampante CON LE PERDITE MINIME, cercando di perdere il meno possibile e mandare dunque in stampa una immagine che non è più l’originale di Prophoto, viene un po’ alterata, ma è sempre meglio di un’altra che avrebbe subito dei tagli.
Questa modifica parziale dell’immagine, questa ottimizzazione per il gamut di stampa, si fa in modi e con strumenti diversi da foto a foto, e lo strumento di giudizio NON è strumentale, non basta, è quello dell’operatore che fa il fotoritocco, è uno strumento, come moltissimi altri, OGGETTIVO, personale.
Si fa anche provando a cambiare l’intento di rendering di stampa, ma il solo cambiare l'intento di rendering non basta a restituire una gamma cromativca ed una gamma di luminosità a livello, o molto simile, all'immaginme originale in Prophoto, non basta.
Oltre a selezionare l'intento di rendering più adatto a quella immagine, si interviene con ULTERIORE fotoritocco, tipo aggiungendo altri livelli compensativi di cromatismo, o luminosità o contrasto all’immagine originale in Prophoto che doveva essere stampata, SEMPRE in modo settorializzato, MAI a tappeto se non hai fatto un disastro in fotoritocco, l’immagine ha solo delle PARTI, se hai lavorato bene, fuori gamut, mai tutta, oppure, al limite, lavorando con lo strumento Spugna o altro, abbassando saturazioni e luminosità dove serve e si giudica ad occhio il risultato.
Essendo oggettivo, non automatico, ed oltretutto, spesso solo su parti parziali dell’immagine, è un lavoro, sempre a parer mio, complesso e difficile.
E’ questo uno dei passaggi più difficili per stampe di alta qualità, è qui che si vede lo stampatore bravo, nel rendere tutte le tonalità sottili e delicate, cromatiche e luminose, che alla fine sono quelle che fanno la stampa bella, viva, con effetto presenza e non “pataccona”.
Personalmente, la riduzione dei fuori gamut, già su un A3, a me può portare via un’altra ora o più, in aggiunta al fotoritocco, da quando ho deciso che il fotoritocco è finito, da quando ho deciso che artisticamente l’immagine sarebbe pronta per la stampa.
A parer mio, se non si è esperti, e non poco molto, in fotoritocco, usare Prophoto può produrre più danni che vantaggi, mentre se si lavora bene in fotoritocco i risultati ci sono eccome, e ben visibili.
Chiaramente, se sostituiscoo il gamut della stampante con uno spazio colore più piccolo, operativamente, non cambia nulla
Sperando tutto chiaro, saluti cordiali