QUOTE(stepho @ May 9 2012, 04:20 PM)

questa della lente close-up non la sapevo.
é da preferire o no a dei tubi kenko?
Di seguti ti riporto una parte di un articolo cos' ti potrai fare un'idea:
Partiamo dai tubi di prolunga il cui principio di funzionamento è molto semplice trattandosi di meri distanziatori senza elementi ottici interni. La loro semplicità incoraggia l'autocostruzione, ma gli amanti del fai-da-te incontreranno due grossi problemi: il perfetto parallelismo fra piano sensore e flangia d'innesto dell'obiettivo (questo fattore influenza molto l'uniformità di nitidezza ad ingrandimenti elevati) e l'adeguata opacizzazione delle parti interne del tubo (per evitare riflessioni interne).
Gli obiettivi da ripresa normali hanno un limite alla distanza minima di messa a fuoco oltre il quale l'elicoide non avanza. Volendo focheggiare a distanze inferiori a quella minima prevista dai progettisti dell'obiettivo, possiamo ricorrere ai tubi o ai soffietti di prolunga i quali distanziano ulteriormente, spostandolo in avanti, l'obiettivo dal piano del sensore (o della pellicola) per aumentare l'ingrandimento ottenuto. Il problema è che gli obiettivi normali non sono progettati e ottimizzati per riprese così ravvicinate ed il loro rendimento, in tali casi, può essere deludente. Con rapporti di ingrandimento superiori a 1:1, è conveniente usare un anello di inversione e montare l'obiettivo capovolto sul tubo di prolunga.
I tubi di prolunga si vendono in vari spessori combinabili fra loro, di solito accompagnati da tabelle che indicano gli allungamenti occorrenti a raggiungere i diversi ingrandimenti. Se usiamo un tubo di prolunga lungo quanto la focale dell'obiettivo utilizzato, otteniamo un'immagine in scala 1:1. Quindi sbaglia chi pensa di usare dei teleobiettivi per aumentare l'ingrandimento perché non ci riuscirebbe, a meno di usare dei tubi di spessore improponibile.
Per le lenti addizionali il discorso è un poco più complesso. Si tratta di lenti positive da applicare innanzi all'obiettivo e che modificano lo schema ottico accorciando la focale complessiva e abbassando la distanza di messa a fuoco minima. La forma più comune di lente addizionale consiste in un menisco semplice convergente rivolto con la parte convessa verso il soggetto da riprendere. Si noti però che l'accorciamento della focale introdotto dalla lente addizionale non può essere utilizzato per sfruttare l'aumento conseguente dell'angolo di campo in quanto le aberrazioni lontano dall'asse diventano inaccettabili (e comunque le ghiere dell'obiettivo intercetterebbero un fascio così largo di campo inquadrato). Ciò che invece può essere proficuamente sfruttata è la possibilità di avvicinarsi molto all'oggetto da fotografare per ottenere un rapporto di riproduzione maggiore.
Le lenti addizionali sono tarate in diottrie (ad esempio +1, +2, +3, etc.) ma, per non penalizzare troppo la qualità delle immagini, è bene che le diottrie della lente addizionale non superino la metà di quelle dell'obiettivo (la diottria è l'inverso della lunghezza focale espressa in metri). Contrariamente a ciò che accade con i tubi di prolunga, usando le lenti addizionali non occorre correggere l'esposizione e la scala delle aperture relative incisa sul barilotto dell'obiettivo rimane perfettamente valida.
Concludendo possiamo dire che, da un punto di vista ottico, le due soluzioni presentano entrambe degli svantaggi ed il loro utilizzo non può mai essere considerato ottimale. Ciò non toglie che un uso attento di tali accessori possa condurre ugualmente a risultati qualitativamente accettabili.
I tubi di prolunga hanno il vantaggio di non modificare lo schema ottico dell'obiettivo, ma obbligano degli obiettivi progettati e ottimizzati per le riprese all'infinito a lavorare ad ingrandimenti per loro innaturali. Inoltre l'uso di alcuni tubi compromette il dialogo fra corpo macchina ed obiettivo limitando o annullando gli automatismi. Infine i tubi fanno perdere luminosità all'obiettivo (due stop per un allungamento pari alla lunghezza focale dell'obiettivo) e chi usa esposimetri esterni deve fare attenzione a correggere adeguatamente l'esposizione.
Le lenti addizionali, per contro, modificano lo schema ottico in maniera molto invasiva introducendo sia aberrazione sferica che cromatica. La prima, essendo proporzionale al raggio di curvatura della lente può essere limitata usando lenti di potenza medio-bassa (diciamo non oltre le cinque diottrie). Per la seconda invece le cose si complicano e di solito i produttori preferiscono trascurare il problema (la soluzione sarebbe pensare alla lente addizionale come un piccolo obiettivo composto da almeno due lenti di vetro diverso, insomma un doppietto acromatico cementato provvisto di trattamento antiriflesso).