QUOTE(Max Lucotti @ Oct 3 2012, 04:59 PM)

no, non è che tutto quello che è scritto sul web corrisponde a verità.
vedi, se sai come è fatta una macchina, come lavora un diaframma e sopratutto come funziona la simulazione dello stesso, saprai che il chip viene tarato alla ta e alla tc. Quindi ad esempio per un diaframma 1.4-16 si danno gli estremi e poi il chip calcola i passi intermedi. Un 2,8 è un calcolo e non una posizione meccanica in questo caso, ed è assolutamente possibile che, in caso di starature elettroniche o semplice staratura meccanica (in una vite dentro l'ottica si regola il diaframma con la leva che si collega alla macchina...) ci siano delle differenze tra ottiche che apparentemente sono simili. Non mi stupirei che un 35 1.4 @2,8 dia una esposizione leggermente diversa da un altro identico come modello. Queste si chiamano strarature e non c'entrano nulla con il diametro della lente esterna, nè da quanto è il diaframma a ta.
fai una prova.. iso fissi, vari la coppia tempo/diaframma sempre di uno stop.
quindi 100iso,
1/1000 f2
1/500 f2,8
1/250 f4
etc etc
in teoria l'esposizione sarà costante, scommetto che invece troverai in alcune ottiche delle sorprese.
Io l'ho fatto un pò di volte, con risultati molto alterni nei diaframmi intermedi
Questo dimostra che ci sono dei giochi meccanici e/o delle starature in quelle ottiche e che il valore di diaframma segnato non corrisponde alla realta di quello che ci si aspetta, ma lo schema ottico della lente nulla entra.
nella teoria, ribadisco, a iso costanti e tempo costante, a parità di lunghezza focale e diaframma ,l'esposizione è uguale anche se la ta dell'ottica cambia.

Ciao
Max
nessuno nega che da un foro più largo entri più luce, ovvietà però che si scontra con i vetri , la loro opacità e il fenomeno della rifrazione, che devia e disperde parte della luce.
Per ovviare a questi inconvenienti, la fisica dell'ottica, senza entrare in dettagli, altrimenti ci vorrebbe un volume, ha stabilito che, al vertice dei coni di luce che contribuiscono a formare l'immagine, si trova la
pupilla d'entrata, il centro di prospettiva dell'obiettivo. L'apertura relativa e quindi la quantità di luce che colpisce il piano focale, dipende solo da questa, non dalla lente frontale e dalla luce che essa riceve. L'apertura massima di un obiettivo, pertanto si ricava dal seguente rapporto: f/ = la lunghezza focale in mm / diametro della pupilla dì entrata in mm, che coincide con il diametro effettivo del diaframma.
Pertanto se prendiamo un 300mm f/4, da questa relazione possiamo sapere quanto è grande il foro d'entrata del diaframma ( 75mm).
Il resto, se e quanta luce passa dalla lente frontale, secondo me, non serve a nulla, solo a confondere le idee.
@bernardobaluganti.it Non discuto sulla maggiore affidabilità dei numeri t/, ma qui non siamo in cinematografia e dobbiamo accontentarci, si fa per dire, dei più classici numeri f/.
ciao