QUOTE(buzz @ Mar 19 2013, 02:37 AM)

è necessario il lavoro, non il titolo.
Il master forse ti aiuta a trovare un impiego fisso in un giornale, ma è l'impiego fisso che ti fa diventare professionista, non il titolo.
Se un giornale ti assume anche se non hai il master, dopo il periodo di legge diventi professionista lo stesso.
DA WIKIPEDIA:
La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 256 del 2 aprile 1971, ha definito con precisione la differenza tra "giornalista professionista" e "giornalista pubblicista": il primo è un operatore a tempo pieno del mondo dell'informazione mentre il giornalista pubblicista, pur svolgendo attività continuativa e retribuita, è un operatore non professionale a tempo parziale (cioè svolge un'altra professione come attività principale). Di conseguenza, i pubblicisti non possono ricoprire le qualifiche previste dal contratto di lavoro giornalistico (redattore ordinario, capo servizio, inviato, capo redattore e vice direttore).
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A differenza dei professionisti, non è prevista per il pubblicista alcuna prova di idoneità professionale,
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questo può trarre in inganno, ma non significa che devi avere un titolo particolare , a che devi superare un esame di idoneità
infatti sopra dicevo, le strade per diventare professionista sono due. Puoi fare 18 mesi presso una redazione, lavorando in maniera continua, e alla fine poi fare l'esame, che è obbligatorio per diventare professionista; in alternativa ai 18 mesi si può frequentare un biennio specialistico, non uno qualsiasi ma riconosciuto dall' ODG ( a Roma ce ne sono solo 2), il quale abilita a sostenere l'esame. Quindi dall'esame non si scappa sia che uno intraprenda la strada del lavoro tirocinante, sia la strada universitaria. Il dubbio cmq consisteva nel capire quali fossero le differenze in termini di "potere" o mansioni operative tra le due figure e me lo avevi gia chiarito sopra. Grazie ancora