Comunque, stavo per comperare - al suo posto - aggiungendo un bel po' di soldi, il famosissimo ultrasuperzoom 28-70/2.8. Ce n'era lì uno belloccio, potevo arrivarci con la cifra che mi ero moralmente imposto di non superare.
Lo avrei abbinato volentieri al 12-24, sul secondo corpo, ove attualmente innesto il 60micro o il 70-200. Troppe le autorevoli conferme che questo super zoom ha una qualità eccellente…insomma, ero praticamente deciso a portarmelo via; volevo però “toccare con mano”.
Solo che, palleggialo un po’, provicchialo un altro po’… sì, è bello, ben costruito, sulla resa non ci piove… ma, insomma, ha un peso ed un ingombro tale - rispetto all'escursione - che mi sembrava esagerato.
Con tutta la qualità che volete, che ci dovrò mai fare con un 28-70/2.8, quando – grazie al Cielo - ho già, su quel range, diverse ottiche fisse ai vertici della qualità e della luminosità Nikon, per di più molto più discrete e leggere?
Così, mentre lo soppeso perplesso, noto in un angolo di una vetrina interna del negozio una bella scatola di cartone con una grossa F dorata stampata sopra...dentro, a quanto sembra dalle scritte, c'è uno dei più singolari ed esclusivi “pezzi” d’ottica che abbiano fatto la storia, di Nikon e della fotografia 35mm in generale.
Uno dei pochissimi obiettivi che, negli anni ’80, non impallidiva al confronto con i Leica, anzi. E per di più faceva parte di una ristrettissima elite di personaggi molto particolari, della quale, forse, costituiva il miglior rappresentante.
Da quando un amico – anni fa - me ne aveva prestato uno con cui avevo scattato ad un matrimonio, me ne ero invaghito: quando lo restituii, chiesi di comperarglielo, ma l’amico (che pure faceva il negoziante) se lo tenne per sé, ed io non gli detti torto.
Così, pianto lì un attimo il 28-70, e chiedo di dargli un’occhiata: il commesso rimane un po’ perplesso, perché il repentino passaggio del mio interesse dal mastodontico zoom a quell’oggetto dava l’idea – non del tutto infondata - di una mia schizofrenia latente…
Fattostà che apro l’imballo, tiro fuori l’oggetto: esternamente è perfetto.
Tozzo, corto, cicciuto e incredibilmente pesante, rispetto alle dimensioni che ha.
La ghiera di m.a.f. scorre fluida, con la giusta resistenza, il diaframma si apre e si chiude senza incertezze.
Lo guardo in controluce, qualche fisiologico puntolino, d’accordo, ma è tutto in ordine.
Costa come il 28-70/2.8…
Posso innestarlo su un corpo macchina? Vorrei vedere nel mirino cosa succede…mamma, che bello!
Sì, ma oggi, che senso ha un’ottica così, destinata alla pellicola, poco versatile, superspecialistica…non è Af, non è zoom, è pesante per la focale che ha…è irragionvevole preferirlo al super divo 28-70…irragionevole.
Però poi ripenso a tutti gli scatti vecchio stile, con le ottiche fisse, alle diapositive, prima Kodachrome, poi Velvia, da selezionare col lentino e proiettare a muro con il Colorplan. Ripenso alla soddisfazione che dà uno scatto impostato dall’inizio alla fine, con una macchina meccanica, ad una composizione attenta, ottenuta spostandomi io per centrare l’inquadratura migliore… ancora oggi con il Dx, e con gli zoom letteralmente miracolosi che ci sono, uno scatto con ottica fissa a me dà sempre più soddisfazione. Chissà perché, ma è così.
E poi, di 28-70/2,8 usati ne troverò sicuramente altri, questo invece chissà?
Ne possono capitare ancora, certo; ma non ce ne sono mai stati molti in giro, e ultimamente se ne vedono sempre meno: non lo costruiscono più da tanto tempo…ormai chi ce l’ha se lo tiene ben stretto, anche se magari non lo usa tutti i giorni.
Mah! Io provo ad innestarlo (si può!) pure sulla D200; già che ci sono, imposto sulla macchina l.f. e massima apertura…che cosa carina, che Nikon ogni tanto si ricordi di certe cose….Ora l’esposimetro è informato di cosa ho innestato sul bocchettone.
Però, guardando, anche l’inquadratura Dx non è affatto disprezzabile come lunghezza focale! Pensandoci bene, un uso certamente interessante ce l’avrebbe anche in Dx, perché il fattore di moltiplicazione porta ad una lunghezza focale equivalente ideale per….
Provo uno scatto a t.a., banalissimo, tanto per vedere, per quel che si può vedere…l’unico, piccolissimo, punto a fuoco è lì, in mezzo al fotogramma.
Ingrandisco al 400%…
Min….! (espressione ricorrente in Trinacria): un singolo, sottilissimo piano del soggetto è perfettamente a fuoco e nitidissimo, mentre sembra galleggiare in un mare spettacolare e profondissimo di graduale sfocato.
Basta, ho deciso: al cuor non si comanda! Pago e me ne torno a casa con questo fantastico tozzo amico.
Chi mi dice come si chiama?
