QUOTE(rolubich @ Mar 18 2015, 10:43 AM)

Per quel che ne so la risolvenza di un obiettivo è il numero massimo di coppie di linee per millimetro che riesce a risolvere, cioè a distinguere. Però secondo me è importante capire cosa si intende per risolvere; mi sembra che nei test di risolvenza le linee si considerano risolte se vengono riprodotte con un contrasto del 10%, che è un contrasto molto basso (praticamente le linee bianche e nere della mira vottica sono a malapena distinguibili).
I vari test che si vedono in rete invece quasi sempre misurano le coppie di linee per millimetro che un obiettivo riesce a riprodurre con un contrasto del 50% (MTF50).
Quindi è chiaro che le lp/mm delle curve MTF50 sono minori di quelle di risolvenza.
Invece che fissare un valore di contrasto (50%, 10% od altri valori) e misurare quante lp/mm vengono restituite a quel contrasto, si può anche fare viceversa, cioè fissare una frequenza (il numero di lp/mm) e misurare il contrasto riprodotto. E queste sono per intenderci le curve MTF che pubblica Nikon ai due valori fissati di 10p/mm e 30lp/mm; sono frequenze abbastanza basse ed infatti il contrasto è spesso molto alto, maggiore del 50% (0.5).
Quindi le curve più facilmente a disposizione in rete (MTF50 e curve MTF a frequenze basse) dicono poco o nulla sulla risolvenza di un obiettivo. Anche perchè è difficile ottenere alti valori di risolvenza e contemporaneamente alti valori di contrasto a frequenze medie (microcontrasto), da quello che ho letto in rete sembrerebbero due caratteristiche che sono una contro l'altra.
Se poi sia più importante la risolvenza od il microcontrasto è tutto da vedere. Per ingrandimenti contenuti è probabile che un buon microcontrasto dia una sensazione di nitidezza maggiore, se invece in stampa si sfruttano completamente le informazioni di un sensore con molti MP forse è meglio avere una buona risolvenza, anche perchè il microcontrasto si può in parte aumentare in PP, la risolvenza no.
Giuste considerazioni. In pratica un obiettivo ideale (non vignettato) ha una curva MTF circa lineare (triangolare) tra 0 lp/mm e il primo punto di zero MTF, dipendente dal diaframma scelto, che è circa il limite di risoluzione, pearltro ben calcolabile. Nello spazio (immagine del punto o PSF) questa curva MTF corrisponde a un disco di Airy ad anelli multipli con un core piccolissimo e nitidissimo e anelli laterali decrescenti (quindi un certo flare a lungo raggio... = meno MTF a bassissime frequenze). Non è raggiungibile sopra f/4.5-5.6 per motivi di tolleranza e solo da ottiche sempiterne e piuttosto semplici.
Oggi gli obiettivi commerciali sono tutti più o meno "apodizzati" o "vignettati": grande apertura a cui le parti periferiche contribuiscono poco: la MTF si può restare altissima (80-90%) a frequenze piuttosto basse ("microcontrasto alto" a circa 20-30 lp/mm), poi cade più rapidamente: a questo corrisponde un nocciolo della PSF grande con bassi sidelobes (rings), sintomo di risposta forte a frequenze basse, dettagli arrotondati e basso flare a distanza sul quadro. In pratica tutte le ottiche stanno in mezzo tra questi estremi.
I Leica, per esempio, nei casi migliori hanno un nocciolo PSF piccolissimo, ma circondato da un anello compatto, per avere brillantezza e "peso" insieme ad una risolvenza adeguata.
L'ottica ad alta risoluzione fornisce un'immagine secca, tagliente e relativamente leggera, resiste all'ingrandimento e non crea neppure groppi di rumore/grana (sollecita separatamente i pixel o i grani sensibili), con una tessitura finissima. Tuttavia, in caso di diaframma troppo chiuso, micromosso o errore significativo di MAF la sfocatura è rapida. Vanno bene per still-life, architettura, paesaggi a diaframma relativamente aperto, ritratti e corpi e tecnici seri. Esempi, oltre ai Nikon di Wakimoto e derivati (105/2.5 AI/AIS, 180/2.8 AIS/AFD, 55/2.8 e 3.5 Micro, 35/1.4 AIS, EL-Nikkor 50 e 75 mm, oltre al 200/2 G), sono oggi gli Zeiss Planar (ZF 50/1.4, 85, 100, ZM 21/25/35/50/85) e i notevoli Fuji-X, oltre a diversi Voigtlander ASPH e Sigma (che però hanno anche una certa apodizzazione) e supertele Canon L.
Contrariamente a quanto si crede, questo assetto non svuota l'immagine, che resta naturalissima. Solo che con l'aggiunta di flare da aberrazione asferica o altro gli fa flettere ancora la MTF abassa frequenza creando un sottile velo di haze.
Le seconde lenti (apodizzate) resistono a misfocus, micromosso, ma hanno dettagli arrotondati e un aspetto delle ombre soprattutto "tappate", specie se con molte lenti. Ricordano l'effetto Velvia. Vanno bene in reportage (tipici gli zoomoni pro), a ingrandimenti limitati, con VR, in macro o per paesaggi piuttosto velati. Resistono alle tolleranze. I Nikon attuali sono forse i più estremi in questa filosofia, che non mi piace sempre.
Su FX è bene preferire la risoluzione pura, l'immagine ha più un aspetto da "medio formato" e i sensori si sfruttano di più. Su DX e in macro a volte (ma i citati reggono bene...) è necessario avere anche una forte MTF a bassa frequenza (apodizzazione), altrimenti l'immagine si svuota troppo.
Basta sapere il look che si vuole e la necessità d'ingrandimento, basta qualche scatto per capire tutto. Ecco anche perché uso il Micro 55 come normale e il 60 in macro...
A presto
Elio