Ho letto questo 3d, che a tratti ha un po’ il sapore di crociata anti-filtri, e sono rimasto letteralmente allibito nel sentire i disastri che un filtro può combinare su un sensore Dx.
Concordo con chi dice che i filtri vanno usati esclusivamente quando servono, ma sono del parere che in certi casi servono veramente. Vorrei pertanto riportarvi la mia esperienza, che si limita ai discorsi di protezione della lente frontale e all’uso di filtri su pellicola, e che mi sembra decisamente controcorrente rispetto alla maggior parte delle risposte precedenti.
Protezione Un paraluce e un filtro “proteggono” la lente frontale da fattori differenti. Il primo la protegge da urti accidentali e da raggi parassiti, il secondo da particelle solide o liquide. Ciò che fa l’uno non lo può fare l’altro. Personalmente il paraluce lo monto quasi sempre, tranne casi dove palesemente non serve, i filtri incolori di protezione (UV o Sky) solo dove strettamente necessari (possibilità di spruzzi di acqua marina, molti ambienti africani,...) e i filtri polarizzatori e colorati per il BN tutte le volte che mi servono. Ma quando monto i filtri monto anche il paraluce e cerco di evitare in ogni modo che luci parassite cadano sul filtro.
Comunque non concordo con chi afferma che l’uso di un filtro può addirittura essere pericoloso per la lente frontale in caso di incidente. E’ come sostenere che l’air bag è pericoloso. In effetti può esserci uno sfigato su mille che portando gli occhiali viene accecato dallo scoppio del palloncino, ma quante vite salva l’air bag?
Effetti dei filtri sulla pellicola Qui viene il bello. Col banco ottico li uso in 2 scatti su 3, seguendo le istruzioni di Kodak che con le pellicole piane oltre a indicare la vera sensibilità dell’emulsione fornisce i valori di filtratura per ottenere un perfetto bilanciamento cromatico. Naturalmente, davanti al pacco filtri (uso dei Kodak in acetato 100x100mm), regolo maniacalmente al millimetro il compendium decentrabile (paraluce). Mai avuto problemi. Per riproduzioni di quadri ho usato spesso un polarizzatore di marca Toshiba abbinato a polarizzatori incrociati sugli illuminatori. Mai avuto problemi.
Ma veniamo al 35mm. Uso sovente i filtri, specialmente sul BN, anche 2 contemporaneamente (pola + rosso ad esempio). Sempre col paraluce, come ho già detto, e sempre evitando con artifici vari di avere raggi parassiti sul filtro. Proprio stamattina, un po’ preoccupato, mi sono riguardato una prova fatta un paio d’anni fa. Due diapositive identiche dello stesso soggetto, un castello in mezzo agli alberi, fatte sullo stesso rullino di Ektachrome Professional a 10 secondi l’una dall’altra con un 35/2 Ai e il suo paraluce HN-3 (avevo il sole sulla sinistra, non dietro), messa a fuoco all’infinito, esposizione presumibilmente attorno a 1/250 f/8. La prima senza niente, la seconda con un filtro. In realtà non era un UV ma un correttore di luce 81EF. Adesso tenetevi forte che vi dico la marca del filtro: Aroma! Ora torniamo alla proiezione di stamattina: obiettivo Colorplan 90, schermo 250x250 di ottima qualità, ingrandimento sui 60x, dia senza vetri, messa a fuoco fine manuale su ogni dettaglio esaminato, osservazione accurata a 30 cm dallo schermo di parecchi dettagli sia al centro che ai bordi dell’immagine. Bene, lo so che vi sbellicherete dalle risate, ma io non ho notato alcuna differenza di risoluzione, aberrazioni, microcontrasto o qualsivoglia altra cosa che non fosse il voluto shift cromatico. Allora mi domando: cosa posso rimproverare a quel misero Aroma, che tra l’altro posto davanti alla cellula del termocolorimetro fa segnare proprio uno spostamento di una cinquantina di mired come promesso dalla sigla? Di costare poco? Di avere un brutto nome sconosciuto stampato sulla montatura? Di essere vecchio di vent’anni? E ancora mi chiedo: se al suo posto avessi montato un analogo filtro superpro da 100 euro, cosa mi avrebbe dato in più sulla mia antiquata pellicola?
Forse i vostri zoom moderni e i vostri ultra-luminosi con sigle lunghe una riga hanno risoluzioni da far impallidire quelle delle mie vecchie focali fisse Ai e AiS, e allora coi filtri vengono penalizzati. O forse ha ragione Maio quando afferma che su pellicola per vedere certi effetti deleteri bisogna usare il microscopio. Aggiungerei, però, un buon microscopio.
Sicuramente quando acquisterò una Dsrl mi procurerò polarizzatori circolari e costosissimi filtri appropriati, perché non dubito assolutamente che le disgrazie che descrivete siano vere, ma finchè userò la pellicola non cambierò i miei vetracci da quattro soldi. Pensate, ho addirittura un polarizzatore marchiato Picoglass; rido ogni volta che lo tolgo dallo scatolino per avvitarlo su un obiettivo, ma non piango certo quando vedo i risultati. E ciò, per ora, mi basta.
QUOTE(BressonSte @ Jan 19 2007, 03:18 PM)

ahhhhhhh.....uhm....io avevo capito tipo che nei notturni dovessi toglierlo perchè diminuiva l'entrata della luce e già che è poca....
per il resto mi avete abbastanza chiarito tutto(e per questo vi ringrazio !!)...ora posso dire di sapere un bel pò di cose in più....rimane un dubbio...come uso il polarizzatore se ho il paraluce montato?! e il paraluce è di quelli che si avvitano...
Giri il paraluce, sempre in senso destrorso in modo che non si sviti, che farà girare anche il filtro. Io faccio così