sotto trovate solo l'inizio, il resto e' sul loro sito:
http://www.metafluxus.com/cultura/fotograf..._221204_DAH.htm
Molto interessante l'approccio e la filosofia dello scatto di David, voi cosa ne pensate?

Punto di vista e di origine.
Ho iniziato a fotografare a 12-13 anni, in bianco e nero. Al tempo il colore non c'era o si usava molto poco. Ho iniziato fotografando la mia famiglia e i miei vicini di casa. A pensarci bene non è che abbia fatto niente di molto diverso per parecchio tempo. Normalmente si pensa che i fotografi debbano fotografare chissaché per essere interessanti, ma quello che importa veramente è il punto di vista personale. Importa come si dice qualcosa piuttosto che cosa dici. Sally Mann, per esempio, è diventata famosa fotografando i suoi figli o il giardino di casa. Tutte cose che non sono comunemente percepite come molto interessanti: eppure lei è riuscita a farcele vedere in maniera personale, e quindi originale. Se uno dimostra di avere un punto di vista riesce sempre ad essere personale ed originale, perché è l'unico ad avere proprio quel punto di vista, e non un altro.
Ho continuato per molti anni a fotografare in bianco e nero. Il mio primo servizio per NG – quello che poi mi venne rifiutato – riguardava una comunità di pescatori neri non distante da casa mia. Avevo 20 anni. Con i pescatori ci sono sempre stato molto bene, li cerco sempre in ogni mio viaggio, così come le danze e le feste popolari. Come vedete non sono andato tanto distante da casa. Non sono nemmeno uscito dal mio stato. Per dirla tutta, David Alan Harvey ha fatto il suo primo vero viaggio lontano da casa a 30 anni circa. Avevo già due figli e mi mandarono in Vietnam, che al tempo era in guerra.
Io ho un approccio molto minimalista rispetto all'attrezzatura fotografica – in questo sono molto simile al mio maestro Henri Cartier-Bresson: uso sempre una Leica con un 35 mm e qualche volta un 28 mm, ma direi quasi sempre il 35. Anche quando faccio foto pubblicitarie non pensate che giri con chissaquale attrezzatura: quando ho lavorato per Lavazza, per esempio, ero da solo con la mia Leica e una modella. L'unica richiesta del committente era che ci fosse una tazzina di caffé e che la foto esprimesse una certa idea di sensualità femminile. Per il resto l'art director se ne stava a Milano e io a qualche migliaio di kilometri di distanza con una modella. E' molto importante imporre il proprio modo di lavorare: io lavoro così, con un'attrezzatura molto leggera – spesso mi scambiano per un turista e la cosa, non ve lo nascondo, mi va benissimo – e non permetto che mi dicano come devo lavorare e cosa devo fare e come. Loro mi conoscono e sanno come lavoro, altrimenti non mi verrebbero a cercare.