Oh finalmente...
Dovevo scollegarmi per un po' perché intervenisse qualcun'altro...
grazie.
Sorvolo sugli aspetti di organizzazione del forum citati da Valerio. Mi pare che su questo nessuno fra coloro che sono intervenuti abbia nulla da ridire.
Prendo il primo interessante spunto da Giovanni che, giustamente, fa notare come successivamente alla
lettura scatti, almeno da un certo punto dello sviluppo in poi,
l'interpretazione.
Aggiungo solo che, visto dalla prospettiva dela comunicazione, non esiste differenza fra la lettura di un'immagine, di un testo, l'ascolto di parole o di musica. Sempre di
lettura si tratta in quanto sempre di ricezione dall'esterno di stimoli codificati si tratta; stimoli che raggiungendo l'immaginario innescano, appunto, il processo di interpretazione. (per quanto riguarda l'allucinazione il discorso è da considerare a parte in quanto lo stimolo è autoprodotto fisiologicamente, a volte distorcendo uno stimolo esterno di diversa natura)
Ma, ancora una volta giustamente, Giovanni fa notare come l'interpretazione sia condizionata da fattori che, per semplicità, potremmo definire culturali.
Mi riallaccio infatti a quanto diceva nonnoGG a proposito del fatto che la mia foto/esperimento sarebbe stata accolta diversamente nei diversi forum che lui citava.
Se ne deduce quindi, in modo quasi ovvio, che esistano differenti culture.
Ma proprio qui sta l'inghippo.
Si può dire che esista una cultura che interpreta in modo giusto?
Probabilmente se per leggere bisogna conoscere la lingua, per interpretare bisogna conoscere il ceppo culturale di provenienza dell'autore. Conoscere non solo i
segni, ma questa volta i
simboli adottati.
Altrimenti si rischia di incorrere in gravi fraintendimenti.
Il cane ti corre incontro e agita la coda in modo forsennato per farti le feste, il gatto agita la coda in segno di minaccia. Ecco spiegato perché cani e gatti non vanno d'accordo.
Uno stupidissimo problema di simbolo, chiamato in scienze della comunicazione
inadeguatezza del codice.
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Utilizzando un codice di interpretazione inadeguato, coerentemente con il suo atteggiamento nei confronti del nudo maschile che porterebbe a sanzionare la mia foto/porcheria, dprview probabilmente sanzionerebbe anche questo
ritratto di Keith Haring eseguito da Annie Leibovitz e (almeno sino a qualche tempo fa) in esposizione al MOMA di New York.
Un autore e una foto che qualsiasi forum dovrebbe essere onorato di ospitare verrebbero cancellati perché
non compresi. Anche se, confesso, io non la appenderei nel mio ufficio
Si giunge quindi al momento topico della classificazione e qui mi riallaccio all'intervento di Valerio che molto intelligentemente accenna ad un "desiderio inconscio di classificare".
Certo che è così, perché per quanto sembrerà strano la nostra memoria non funziona in modo poi tanto diverso dagli hard disk della Nital: abbiamo bisogno di organizzare le informazioni per poterle andare a recuperare.
Solo che ognuno si crea, in modo più o meno conscio, le proprie personali cartelle e questa organizzazione, assolutamente individuale, è indiscutibile.
Inutile cercare degli accordi o arrabbiarsi se qualcun'altro non la condivide.
Tutto questo per concludere: la comunicazione è un meccanismo, nè più nè meno come una macchina fotografica.
E se qualora dovessi affermare che "
secondo me la d300 ha un sensore catalitico trapezoidale da 49 milioni di pixel" direi una bestialità, direi una bestialità di pari grandezza se affermassi che "
secondo me la foto di Leibovitz etc. etc. etc..."
Tuttalpiù posso descrivere l'
effetto che mi fa la foto di Leibovitz, tenendo ben presente che questo effetto dipende dalla mia capacità di leggere i suoi segni e di interpretarli attraverso il filtro simbolico della mia appartenenza culturale.
Posso al limite sforzarmi di imparare altri segni, di condividere altri simboli, di conoscere altre culture. Ma per fare questo devo essere disponibile a confrontarmi, senza pregiudizi e preconcetti luterani, con la differenza.
Senza nascondermi dietro alle questioni di gusto personale, perché anche il gusto personale è fortemente condizionato dal ceppo culturale di appartenenza.
E senza nascondermi dietro ai "secondo me" o alla "libertà di espressione".
La libertà di espressione è un'altra cosa. È la possibilità per chiunque di poter esprimere il proprio pensiero indipendentemente dai segni e dai simboli che usa per farlo.
Roberto
PS Valerio... la foto si intitola "autoritratto"