QUOTE(d-80 @ Nov 15 2007, 09:40 AM)

x luc
Nel digitale tuttavia quello che fa la differenza è l'inclinazione dei raggi e la struttura del sensore. Tuttavia non penso che sia un problema irrisolvibile. Penso che ci sia riucito Leica con la sua M8 e altro che 7-8 gradi, i raggi arrivano sicuramente più inclinati vista la mancanza dello specchio (non esiste il tanto odiato, per i laicisti, sisetma retrofocus).
Rientro, dopo un divertente intermezzo.
Procedo per punti.
1) Sul "cosa" siano le curve MTF non c'è molto da aggiungere alla precisa spiegazione di d-80.
Ottima dimostrazione, tra l'altro, che quando si hanno le idee chiare si riesce a spiegarle chiaramente. E viceversa.
2) Basarsi per la scelta di un'ottica sulle curve MTF è sbagliato e fuorviante: nulla infatti possono dirci su resa cromatica, gradualità nei passaggi tonali, plasticità, sfuocato, comportamento in luce non bilanciata, a distanze diverse da quella testata ( pari a x volte la focale), resa con soggetti non piani (quasi tutti, cioè, quelli che incontriamo "sul campo").
Parimenti, nulla dicono gli MTF in ordine alle singole aberrazioni ottiche.
Registrano abbassamenti della curva di contrasto, ma non consentono di isolarne la causa.
Fa eccezione l'astigmatismo, individuabile dal differente livello delle curve radiale e tangenziale alla medesima frequenza spaziale.
3) I grafici cui si riferisce Luc@imola sono quelli di una nota rivista di settore: essi non rappresentano le curve MTF, bensì una specie di "riassunto" (indice di qualità) derivato (dicono) dalla lettura delle curve.
I grafici MTF, invece, sono rappresentati da un diagramma per ogni singolo valore di diaframma.
Sull'asse orizzontale è rappresentata (in mm) la distanza centro/angolo del fotogramma; sull'asse verticale invece il trasferimento di contasto in percentuale.
4) Una precisazione sulle diverse frequenze spaziali del test:
a frequenze spaziali basse (10 linee/mm ad es.) si può constatare il contrasto generale di un'ottica;
a frequenze elevate (40 linee/mm ad es.) si testa il cd. "microcontrasto", vale a dire il contrasto trasferito su dettagli fini. Su questo, le deduzioni di d-80 non mi convincono del tutto.
Pienamente d'accordo, invece, sulla distinzione tra test di risolvenza (che verificano
quante linee/mm vengono risolte in condizioni-test) e test MTF (che verificano
come, vale a dire con quale contrasto, vengono trasferite a una risolvenza (=frequenza spaziale= n°coppie di linee/mm) predeterminata.
Se non si comprende questa differenza, inutile parlare di grafici. Gli MTF
non indicano la risoluzione. D'accordo con d-80 anche su questo.
5) Tralascio del tutto il PSF, che è altro dall'MTF e non ha nulla a che vedere con il quesito posto da gciraso.
6) Un chiarimento sui sensori: ogni grandangolare ha un calo fisiologico di resa ai bordi.
Ciò è dovuto alla diversa incidenza con cui i raggi periferici colpiscono l'elemento sensibile.
Correggibile in parte con la progettazione dello schema ottico, tale problema è più evidente sul sensore che sulla pellicola.
Nella Leica M8, esso ha richiesto la curvatura delle microlenti periferiche.
Faccio presente che il "tiraggio" minore della Leica a telemetro e i suoi grandangolari rientranti nel bocchettone ( sono simmetrici, non retrofocus) aggravano di per sè il problema dell'incidenza sul sensore dei raggi laterali.
Nella D3, pur essendo una FF, dalle prove effettuate (da Rorslett, "Moose") e molto più modestamente dal centinaio di file che ho scattato io con vecchi e nuovi grandangoli, pare che la soluzione trovata sia particolarmente efficace: un secondo strato di microlenti, poste "sotto" il filtro RGB, che leggono anche i raggi provenienti dall'estrema periferia delle microlenti tradizionali.
Di fatto, con 14/2,8, 17-35/2,8 e 28/70/2,8, il comportamento ai bordi su D3 mi è risultato del tutto analogo a quello su pellicola.