QUOTE(Massimiliano_S @ Dec 29 2007, 07:46 PM)

cut.....a me è capitato di scattare delle foto serali che per l'esposimetro erano "correttamente esposte" ma che riviste sul monitor erano chiaramente esposte "matematicamente" e si perdeva la sensazione di sera, la drammaticità della scena (sembrava di stare in piena luce anche se avevo scattato ben oltre il crepuscolo). Secondo il mio parere, la giusta esposizine non è quella dell'istogramma ben bilanciato al centro, ma varia secondo quello che noi che scattiamo vogliamo comunicare. E' solo l'esperienza di anni e la profonda conoscenza dell'attrezzatura che si usa a suggerire al fotografo se dare retta all'esposimetro o sottoesporre o sovraesporre e di quanto per comunicare una data sensazione. D'altronde, chi scatta a pellicola o a lastre non ha l'LCD dietro che gli fa "vedere" come è uscita la foto e non ha istogrammi: ha la sua esperienza. L'esposizione è fondamentale ed imparare ad esporre è necessario quanto imparare a comporre secondo me. Un piccolo pensiero che spero stimoli la discussione

. A presto,
Max
Ciao Massimiliano_S, condivido la tua visione "romantica" dell'esposizione, l'importanza dell'esperienza e della sensibilità del fotografo che si traduce nella capacità di comunicare un'atmosfera, un'emozione.
Tutto questo era ed è indispensabile quando c'è la necessità di realizzare uno scatto finito in ripresa, utilizzando supporti tradizionali, soprattutto con formati e metodologie di scatto più lente e ragionate.
Indiscutibile che una diapositiva, dal piccolo al grande formato, necessiti e si avvantaggi di tali attenzioni.
Permettimi però di dissentire almeno in parte con la tua riflessione, in riferimento non solo al digitale, ma anche al negativo colore e, soprattutto, al b/n, che venivano e vengono valorizzati da un'esposizione mirata ad ottimizzare la densità del negativo e sfruttarne quindi le migliori caratteristiche in ripresa, lasciando alla fase di stampa il compito di rappresentare l'atmosfera voluta e pertinente la scena.
Mi riferisco, ovviamente, ad un flusso di lavoro spiccatamente professionale/fine art con un totale controllo delle fasi di produzione dell'immagine, non certo a procedimenti automatizzati.
Nella fotografia digitale, allo stesso modo, un'esposizione bilanciata da un punto di vista matematico (che non prevede necessariamente un istogramma bilanciato al centro - ci sono varie "dottrine" di esposizione), producendo un file in grado di riprodurre il maggior numero di informazioni e sfumature di colore, permette alla fase di postproduzione, ormai imprescindibile e legata intrisecamente alla fase di ripresa, di poter operare al meglio, lavorando sull'immagine con la minima perdita possibile.
In fase di finalizzazione del lavoro, poi, l'immagine sarà portata all'intonazione/atmosfera desiderata anche in funzione dell'output scelto, generalmente una stampa.
In questo caso mi riferisco ad un workflow di qualità a partire da un file RAW 12/14bit.
L'accezione "romantica" dell'esposizione torna in gioco -a mio modo di vedere- scattando in Jpeg, che per sue caratteristiche mal-sopporta la postproduzione e necessita quindi di attenzioni da....diapositiva.
Spero di essere stato chiaro...e di aver dato uno spunto ulteriore
bye.
NPKD