Antonio, se il non poter soffrire Salgado ti aiuta a fare le foto, allora mi unisco in coro:
Abbasso Salgado!
(magari stiamo attenti a non farci sentire.)
Per quanto mi riguarda non c'è un fotografo o un genere di fotografia che mi desta antipatie o avversione, non amo quella che a me sembra banalità. Ad esempio nelle foto proposte da Claudio Orlando ce ne sono un paio che mi fanno venire l'orticaria: quelle dei bambini, rispettivamente con l'asinello e con il pulcino. Mi chiedo se con tanta grazia di soggetto e di ambiente, tu ti metti a fare l'idiota componendo quadretti stucchevoli???
In cotanto ambiente dove si respira un odore di umanità controversa ma pur gioiosa, tu ti metti a fotografare gli occhi azzurri di un bambino come puro esercizio di stile? Per non parlare dei vecchi, che se quelle rughe le mettiamo in fila a tutte quelle che abbiamo già visto in ritratti simili, arriviamo tranquillamente su Marte e pure oltre?
Secondo me non è che bisogna per forza fare i "drammatici", perchè mi stanno molto antipatici anche coloro che indulgono nella drammaticità con uno spirito di compiaciuto sadismo. Il fotografo, in quanto "scrittore di luce" è assimilabile agli scrittori veri: ci sono scrittori leggeri e scrittori impegnati. C'è Umberto Eco e Francesco Totti (il libro sulle barzellette).
Insomma, sarebbe importanti chiedersi ogni tanto i motivi del nostro impegno. Niente e nessuno però vieta la foto "leggera" e disimpegnata, ci mancherebbe, basta esserne consapevoli e non tentare di prendere in giro la gente.
Ciao.