QUOTE(giampaolo pittau @ Mar 25 2007, 04:33 PM)

La bellezza sinonimo di perfezione.
...
Ergo, Sergio ha perfettamente ragione ad essere risentito per una bellissima immagine rovinata dalle ...
Gianpaolo, giustamente, usa il termine "Perfezione".
Spesso, quando stiamo creando qualcosa, ambiamo a raggiungere la perfezione. Chi è quello che ama il proprio lavoro, la propria passione, che non lo fa?
La perfezione secondo me non esiste, è come sperare che due rette parallele si congiungano.
Sembra che lo facciano, in lontananza le vedi unirsi, provi ad avvicinarti a quel punto lontano ma continuano a restare staccate.
Ciò non toglie che la si ricerchi, facendo sempre più strada verso il miglioramento.
A volte però bisognerebbe vedere la nostra fotografia non solo dal lato "cuore", "passione", "magia dello scatto" ... come si è soliti pensarla quando prendiamo in mano una fotocamera.
Converrebbe, a volte, anche pensarla come un qualunque prodotto da realizzare e, di conseguenza, soggetto al concetto di qualità e della sua incostanza.
Nicola si avvicina a questo concetto
QUOTE(AliTom @ Mar 29 2007, 05:00 PM)

... fa la differenza da un fotoamatore quali siamo e un professionista quale sei....
E anche Filippo ed Eleonora ne parlano usando il termine "lavoro".
Eh già, è anche un lavoro.
In TV, da un pò di tempo, sentiamo spesso parlare anche di un altro tipo di lavoro.
Ora va di moda parlare di trans e prostitute.
Una volta, quando c'era meno disordine, cioè più ordine, questo tipo di lavoro veniva esercitato in luoghi ben precisi e controllati,
I bordelli.
Cioè le "Case di tolleranza".
E cosa centrano le case di tolleranza con la fotografia?
Tolleranza.
Ecco, forse, per migliorare le nostre fotografie è il caso di parlare di "tolleranza", ma non parliamo di quella delle lucciole o della sopportazione del vicino di casa rumoroso.
Tolleranza di lavorazione.
Sia in quello che faccio per mio diletto o ricerca personale, sia quando lo faccio su commissione del cliente, devo pormi dei limiti per meglio lavorare e gestire l'impresa, ma anche per uno stimolo al miglioramento.
Limiti di qualità, un limite di qualità al di sotto il quale io non devo scendere, ed anche un limite al di sopra del quale non è più realisticamente conveniente salire.
Ecco, lo spazio compreso fra questi limiti si chiama tolleranza.
I processi di lavorazione, qualunque essi siano, purtroppo non consentono la realizzazione dei pezzi nelle dimensioni prefissate.
Dal punto di vista della funzionalità è sufficiente contenerle entro due dimensioni limite ammissibili, la cui differenza in valore assoluto costituisce la tolleranza.
Quindi la tolleranza è lo spazio che decidiamo, in funzione dello standard di qualità che vogliamo, delimitato da uno o due limiti che possono essere superiore, inferiore o pari alla quota nominale.
Più ampio è questo spazio meno saranno gli scarti e minori i costi ma, il prodotto che farò, avrà differenze maggiori fra i vari pezzi.
Minore è la tolleranza, maggiori saranno gli scarti, con conseguente aumento dei costi, ma migliore e/o costante sarà la produzione.
Quando comprate un pezzo di ricambio per la vostra automobile pretendete che lo si possa montare senza difficoltà e questo è possibile perchè chi lo produce rispetta le tolleranze.
Per esempio, provate, con la vostra moto, a montarvi in un cilindro di 60mm di diametro un pistone che, al controllo qualità, viene passato col diametro di 56mm

, e vediamo se funziona ancora.
Traduciamo tutto ciò in ambiente vicino a noi, la fotografia, e cominciamo con qualcosa che si possa quantificare con dei numeri.
E' logico ai più pensare che il bagno di sviluppo colore C41 debba rimanere costantemente a 41°C per avere i negativi sviluppati correttamente.
Se disgraziatamente si rompe una termocoppia della sviluppatrice e le pellicole vengono sviluppate a 18°C o a 80°C ... le nostre foto saranno irrimediabilmente rovinate, oppure se un giorno la sviluppatrice lavora a 41° un giorno a 48° e un altro a 37° non vi sarà costanza nei risultati.
Mi sembra di ricordare che la tolleranza fosse di +/-0,5°C e, quindi, solo mantenendo la temperatura in quel ristretto spazio si può garantire la costanza della qualità dello sviluppo delle pellicole.
E pensate che il fare fotografie, creare immagini, still life, matrimoni, ritratti, sia esente da tutto ciò?
La tolleranza pensate venga applicata solo alla tornitura dei pistoni o alla costruzione di attrezzature meccaniche?
Il cliente che viene a chiedermi un ritratto pretende sia bello come quello che ha visto in vetrina o a casa del parente ed io devo farglielo abbastanza simile per accontentarlo e continuare a lavorare.
Se un giorno facessi un'opera d'arte ed il giorno dopo spazzatura non avrei più mercato.
Ecco allora che mi impongo uno standard di qualità ben preciso dentro il quale lavorare, standard non misurabile con dei numeri (a parte una fattibile sorta di votazione come a scuola).
Un limite minimo sotto il quale non debbo andare se non voglio scontentare il cliente, ed un limite massimo sopra il quale non posso sempre andare se non voglio aumentare i costi (anche il tempo è un costo) e, o rimetterci, o andare fuori costo.
Chi ha provato a rifinire di fine il proprio lavoro (qualunque tipo di lavoro) si sarà reso conto che, a volte, a fronte di un'oretta di lavoro per raggiungere un sufficiente risultato, il provare a migliorarlo gli sia costato ore o giorni di lavoro in più.
Anche nella ricerca personale
applico questi metodi di lavoro (...sono uscito da un Istituto Tecnico Industriale, non lo si era capito?

) soltanto che in questi casi spesso il limite è solo il limite inferiore.
Nella ricerca personale l'obbiettivo è solo quello di migliorarsi e, quindi, il tempo ed i costi passano in secondo piano.
Fare un ritratto per sperimentare senza provare strade nuove o farne (magari per pigrizia o paura) di già percorse altre volte, non mi migliora di nulla e sarebbe solo una inutile perdita di tempo.
Questa sorta di allenamento fa si che lo standard di qualità aumenti, un pò come la velocità di un maratoneta aumenta allenandosi con le ripetute.
Ecco allora che, forse, è più comprensibile questo mio disappunto per essermi fatto sfuggire un particolare che non mi piaceva e che avrei potuto correggere con poco.
Il rischio di non mantenere costantemente all'erta la nostra voglia di migliorare è di adagiarsi sui traguardi raggiunti e rischiare poi piano piano di peggiorare.
sergio