[quote=tembokidogo,Apr 11 2005, 05:35 PM]
Marco
P.s. E' incredibile come da un punto in ombra con un 300 in mano, appena si sia puntata la macchina verso la nuca di un africano, questo si volti immediatamente facendoti un gesto di diniego con il dito...!

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Caro Marco,
è un'esperienza comune con la quale chiunque abbia viaggiato in Africa si è trovato a fare i conti. Non mi avventuro in spiegazioni di carattere sociologico: certo, in quei Paesi la povertà è un dramma reale e quotidiano, "morire di fame" è tutto fuorchè un modo di dire. E' anche vero che il turismo è visto come una delle poche occasioni per guadagnare quei pochi spiccioli che consentiranno, magari, di mettere qualcosa sotto i denti quel giorno, E' verissimo che della "mole" di denaro spostato dall'industria delle vacanze solo poche briciole arrivano alle popolazioni locali. E' vero che, se mi trovassi nel giardino di casa e una comitiva di turisti giapponesi di passaggio si mettesse a fotografarmi anch'io mi infastidirei. Insomma, è vero un po' tutto.
In quasi trenta viaggi in Africa sono certamente molte di più le foto alle quali ho rinunciato di quelle che ho scattato. All'inizio con un po' di malumore, lo ammetto, poi, col passare del tempo, senza che la rinuncia mi pesasse più di tanto. Ho imparato qualcosa: al di là di qualsiasi valutazione di carattere "etico", la foto "rubata" è qualcosa che, anche quando riesce, non lascia alcuna soddisfazione. Almeno a me.
Meglio una foto "guadagnata" dopo aver cercato di comunicare, dopo aver stabilito fra noi e il soggetto una relazione che non sia costituita solo dall'obiettivo della reflex, di dieci foto "carpite", magari con quello sguado, fra l'offeso e il deluso, di chi si accorge d'esser stato ritratto a tradimento e che ti senti sulle spalle anche quando te nei vai, quasi ti dicesse "anche questo ci portate via...".
Vedi, Marco, ho citato questa tua ultima frase perchè mi ricorda esperienze vissute tante volte, certo non per "bacchettarla"...
Con gli anni ho scoperto che il tele (al di là del suo aspetto oggettivamente "aggressivo") trasmette al soggetto un messaggio del tipo "Non mi fido di te, voglio mantenere le distanze, tutto quello che m'interessa di te è la tua immagine da mostrare agli amici"....Sappiamo che molto spesso non è vero, ma innegabilmente il tele è, per definizione, l'ottica che ti consente di "avvicinare" artificialmente ciò che non puoi o non vuoi avvicinare di persona.
Dunque, il mio suggerimento è questo: avvicinarsi, presentarsi, stringere sempre la mano (molti europei danno la sensazione di rifuggire il contatto fisico, e per popolazioni che esprimono una forte fisicità nelle relazioni interpersonali è un messaggio negativo), cercare di comunicare: le cose che ti piacerebbe sapere della vita di un abitante di Bamako sono senz'altro molte, ma sempre meno di quelle che lui vorrebbe sapere da te. Spesso i turisti - i pochi che "perdono tempo" a parlare con i residenti locali - sono l'unico "ponte" fra di loro e un mondo lontano, sconosciuto e per questo affascinante. Rotto questo muro, vedrai, il tele non ti servirà più: scattare la foto sarà un momento, non il più importante, di unìesperienze che ricorderete in due. E quando rivedrai la foto, a mesi di distanza, non sarà solo la foto di un pescatore o di un pastore, ma l'immagine di una persona che hai conosciuto, della quale conosci la storia, e che ti conosce.
Ho parecchi ritratti di africani e africane, nei miei "plasticoni". Di molti di loro ho anche l'indirizzo, un numero di telefono, le lettere che ci scriviamo.
Diego
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ondivido appieno quello che dici, sono appena tornato da un viaggio di lavoro in nigeria ed è una bellissima sensazione se riesci a fare una foto dii un bambino o una persona che ti guarda o ride rispetto ud una foto di una persona che ti scruta con sguardo interrogativo
ciao ste