Uno stralcio del diario di viaggio.
11-8-2007
Dopo un’ora di fuoristrada, lungo una strada sterrata costruita dai cinesi 4 mesi prima, sbancando intere colline e in molti punti già franata, arriviamo al villaggio Akha. Ci accolgono un gruppo di bambini, alcuni vestiti, altri completamente nudi; qualche cane, un po’ di polli e un paio di maiali.


Gli Akha sono un po’ diversi dalle altre etnie che abbiamo visto fino a quel momento; non tanto per i tratti somatici, quanto per i vestiti, le donne hanno il seno nudo,

quelle sposate portano un copricapo colorato pieno di borchie tonde, mentre quelle ancora da maritare ne indossano uno nero molto meno appariscente ma altrettanto bello.

[…]
Vengo colpito da una bambina che riesco a fotografare dopo molta diffidenza: ha uno sguardo fiero, risponde ai miei ringraziamenti per essersi fatta fotografare, con un cenno impercettibile del capo, molto più “maturo†degli anni che presumibilmente ha.

-marco
P.S.: Critiche e giudizi sono ovviamente bene accetti, soprattutto (ma non solo) relative alla conversione biano e nero.