a grande richiesta ...ecco la seconda puntata del viaggio rapido Italia - Francia - Spagna e ritorno. La premessa, la prima parte e alcune note tecniche qui: On The Road 1.
Siamo a Madrid, ma dobbiamo portare alcuni mobili a casa di un collega del mio amico. E' una casa di campagna e ci aspetta una bella gita in Castilla Y Leon, destinazione Piedralaves. Noi stiamo a nordest di Madrid e dobbiamo andare a ovest, quindi prendiamo una delle numerose autostrade e superstrade che circondano la capitale. Negli ultimi anni hanno costruito un reticolo viario impressionante (quello intorno all'aeroporto è letteralmente da crepacuore), con tre anelli di tangenziali. Prendiamo la M40, quella nel mezzo e scendiamo verso sud.
Ad un certo punto risalta a sinistra il complesso delle Cuatro Torres, un nuovo e imponente landmark al termine del Paseo de la Castellana, nella vecchia area sportiva del Real Madrid. Tra queste c'è il grattacielo più alto della Spagna con i suoi 250 metri. Foto brutta, ma sono controluce e c'è foschia...

Usciamo dall'autostrada nei pressi dell'aeroporto Cuatro Vientos, ci hanno detto che ci sono lavori e lunghe code sulla statale e quindi abbiamo deciso di passare da una strada un po' più lunga ma sperabilmente più rapida. Ci perdiamo miseramente a causa di cartelli contradditori, ma alla fine riprendiamo la retta via e io posso godermi il paesaggio che cambia, dalle distese brulle tipiche di gran parte della Spagna ci sono più alberi e boschi e si cominciano a vedere anche qui i colori dell'autunno.

Arriviamo e scarichiamo il mobilio. Piedralaves era un luogo di villeggiatura montana ed adesso, con la costruzione di una nuova strada veloce (ma va?) sta diventando una località appetita dai madrileni, che in un'ora possono arrivare qui alla loro seconda casetta... Il collega del mio amico ci porta in montagna, a vedere il lago artificiale in quota creato da una diga. Il posto è magnifico, regnano pace e serenità, montagne e foreste tutt'intorno.

In basso, in fondo alla vallata, si vede il paese.

E' ormai sera: prima di ripartire ci concediamo un'abbondante razione di tapas per affrontare il rientro in sicurezza...
E giunge anche il giorno del ritorno. Abbiamo deciso che questa volta ci fermeremo a dormire a metà strada, anche perchè io devo poi prendere un paio di treni per arrivare a Firenze da Magenta. La mattina sveglia presto, è l'alba.

Incontriamo le solite code e rallentamenti sulle autostrade intorno a Madrid, ma è un dato di fatto che il traffico spesso è caotico. A onor del vero però non è mai pericoloso e indisciplinato come quello italiano.
Via via che ci allontaniamo tutto scorre più fluido, anche i pensieri, e c'è tempo per cogliere qualche monumento lungo l'autostrada.

Toh, non sapevo di essere così famoso da queste parti: mi hanno addirittura dedicato una città...

Quando non si chiacchiera si pensa bene in un furgone: il ronzio del diesel, il panorama che scorre intorno, nomi che riportano alla mente luoghi e personaggi, storie e leggende, vecchie letture e film: Castilla La Mancha, Aragona, Catalogna e poi Linguadoca e Provenza e Costa Azzurra...
L'occhio va a caccia di reperti e certi scorci fanno fantasticare di guerrieri e cavalieri, donzelle e paladini.


E poi si trova la geologia che dipinge e scolpisce, li vedete gli Apache?

Siamo quasi a Saragozza, qui l'eolico non è un buon proposito, ma una realtà: letteralmente centinaia di pale punteggiano il paesaggio.

Uno per tutti, anche questi sono un segno inconfondibile di questa terra.

Ci siamo: all'andata ci eravamo passati sconvolti nel cuore della notte, ma stavolta vediamo bene dove inizia il mondo, almeno secondo gli inglesi. Siamo a ovest e in pochi metri passeremo a est.

Ecco, ci siamo...

Non stento a credere che certe zone della Spagna siano state l'ambientazione perfetta per tanti film, la natura selvaggia è qui a portata di mano. Vamos a matar, companeros!

Radio, chilometri, discorsi, panini e pocket coffee, progetti, chilometri, pausa caffè e toilette, pedaggio, e ancora chilometri e autostrada. Passiamo indenni il nodo di Barcellona e filiamo via spediti verso la Francia.
Si fa sera, verso Perpignan dal finestrino di destra mi saluta la Luna, inquadro e ...click.
Ehi, è da festeggiare, *questo* è il 10.000 scatto con la D50, da ora si riparte da 0001. Stap, cin cin.

La nostra meta è Nimes, dormiremo là. E così facciamo, dopo una bella cena al vicino Buffalo Grill. Una doccia, una sbirciatina ai programmi tv e poi ... zzZZzzzzz...
Driiinn, è mattina, si riparte che è ancora buio, ma la nostra amica autostrada attende impaziente, non facciamola aspettare.

La luce si fa strada pian piano, c'è poco traffico, ma in genere non abbiamo mai incontrato il caos delle strade italiane, a parte intorno ai grandi centri urbani.

Tutto procede bene, fino a quando a uno dei mille caselli di pedaggio che si trovano in Francia (certo qualcuno potrebbe dirgli che esiste anche il "biglietto unico") c'è un blocco della Dogana. Schengen, chi era costui? E' ovvio che fermano anche noi. Il mio amico non parla il francese, io mi arrangio a fare un po' da interprete: ma un milanese che risiede in Spagna e lavora all'aeroporto di Madrid per una compagnia aerea araba, su un furgone pannellato affittato per un trasloco già fatto, quindi adesso vuoto, insieme a un fiorentino che lo guida non è una storia semplice da raccontare.

Agenti, cani e apparecchi rilevatori non rilevano alcunché, e l'ispezione delle valigie si risolve con una penosa esibizione pubblica di biancheria, scarpe, bottiglie varie, confezioni di chorizo di Pamplona e formaggio di pecora, tutti generi di conforto che adesso risiedono -a consumo- nella mia dispensa.
Quindi con un sintetico Okey, tout va bien, Au revoir ci congedano e noi ripartiamo. C'è andata di gran lusso: se questo scherzetto ce lo avessero giocato all'andata - non osiamo pensare cosa avrebbe comportato sbarcare tutto il contenuto dal furgone per il controllo!
Festeggiamo con una calorica colazione francese e poi di nuovo via per la Provenza che non smette di mostrare le sue bellezze.

Costa Azzurra, traffico a Nizza. Mi hanno sempre colpito le due costruzioni sulla costa ovest: belle? brutte? mah, sembrano transatlantici, con tante persone dentro, tutti vicini vicini...

Ultimi scampoli di Francia e di questo bellissimo tratto di costa.

E' ufficiale, siamo tornati a casa.

Ma anche la Liguria è stupefacente, mare, autostrade, case e montagne: è tutto lì insieme. E ci passiamo con il solito forte vento per cui "è sconsigliato il transito ai mezzi telonati e furgonati". In effetti si fa fatica ad andare dritti.

Paesi aggrappati ai fianchi dei rilievi.

Prima di arrivare a Genova e ai suoi svincoli micidiali, giriamo a nord verso Alessandria. Il colle del Turchino non ci accoglie bene, tra pioggia forte e nebbia.

Dall'altra parte il tempo è un po' migliore e dopo una pausa pranzo arriva il momento di imboccare l'ultimo casello in uscita.

Ora mancano davvero pochi chilometri alla fine del viaggio, attraverso una Pianura padana che è tanto familiare al mio amico quanto nuova per me, che ricordo solo i nomi dei luoghi delle battaglie ottocentesche.
Passiamo il Ticino, quando il mio amico da ragazzo andava a farci il bagno c'era decisamente più acqua.

L'ultima foto, se ricordo bene dalle parti di Robecco sul Naviglio, poco prima di entrare a Magenta.

Eccomi qua, sono alla stazione dopo il commiato con il mio amico Luca; adesso mi aspetta l'ultima parte del viaggio in treno. Già... sembra facile. Scopro che qui di pomeriggio la biglietteria è chiusa, i biglietti li vendono nel bar sotto i portici... Per il forum autocensuro il mio commento e quello che ho pensato: sono in viaggio da due giorni, ho sonno, una valigia che sembra un macigno e due borse e il treno per la Centrale tra 16 minuti. Da qui non mi muovo, se mi chiedono il biglietto mi dichiaro prigioniero politico...
Per fortuna nessuno me lo chiede e così posso farlo in stazione a Milano, tanto il primo treno è pieno e devo prendere il prossimo. Mi trascino con le mie cose su e giù per le scalinate, rovescio l'espositore di cioccolatini al bancone del bar con la tracolla della macchina fotografica, ma alla fine riesco a sedermi in attesa del mio Eurocity, stanco come probabilmente lo è anche il mio compagno di panchina.
Sono qui, alla fine di questo viaggio attraverso mezza Europa, qui da dove è partito e dove doveva tornare a chiudersi il cerchio. E come un treno tutto è filato maledettamente veloce.

Saluti, Dino