Eccomi, scusate il ritardo.
In guisa di spiegazione posso provarmi a raccontare la genealogia dell'immagine qui proposta.
Ero uscito un attimo dal santuario (di Oropa in provincia di Biella) per fumarmi un cicchino; mentre fumavo e aspettavo gli amici rimasti all'interno, sono rimasto colpito dalla geometria e ampiezza dello scenario che mi si parava davanti; continuando a fumare mi sono posizionato centralmente aspettando un soggetto che partecipasse a quella vista così riccamente imbandita. Dopo qualche scatto infruttuoso, si sa, le persone tendono ad uscire dai santuari in modo disordinato e confuso senza sentirsi una parte di un tutto e senza alcun riguardo per gli improvvisati fotografi che al freddo aspettando sfiduciati incalcolabili convergenze, ecco una parentesi: una famiglia, musicalmente assortita, che in moto rettilineo uniforme si fa strada lungo una scena incredibilmente deserta, come a confutare quanto detto poco sopra, colpito più dall'agognato vuoto che non dal quadruplo cadenzato soggetto, con un gesto veloce quasi un riflesso incondizionato, alzo, inquadro e sparo. Solo il meccanico gesto che segue alla chiusura dell'otturatore di far incontrare in un movimento coordinato lo schermo della reflex brandita a due mani con lo sguardo curioso proteso in avanti dal leggero reclinarsi del collo, mi ha testimoniato che lo scatto aveva una sua vita propria che andava oltre la semplice pulizia dell'inquadratura.
Ecco fin qui credo che la cosa vi possa essere interessata quanto meno poco, e che io non abbia adempiuto al compito, cui ero chiamato, di dare "spiegazioni"

; nel proseguo non credo troverete maggiore soddisfazione, è solo il racconto del lungo processo di sviluppo dell'immagine latente che, a mio avviso, ha ben poco a che vedere con acidi e basi e divertenti acronimi che richiamano a funzioni fisiologiche primarie proprie al mondo animale.
A casa aperta l'immagine, gran parte dell'appagamento ricevuto nell'istante della visione a schermo era svanito, come se quell'appagamento vivesse in quello stesso infinitesimo istante in cui l'immagine era vissuta e trascorsa, come una carta non ancora fissata l'immagine stava evaporando. Ho percepito l'urgenza di agire prima che l'immagine fosse del tutto perduta, ed in maniera quasi inconscia, come come era stato ore prima l'immortalare quella frazione di secondo, ho proceduto con il valzer delle curve e dei livelli, in un procedimento si inconscio ma che per la prima volta portava "alla luce" elementi, geometrie, giochi di forza affatto riconosciuti in precedenza.
L'operazione è proceduta fino all'insorgere di quella sensazione originaria di appagamento che ne ha sancito la conclusione, senza avere i connotati di un messaggio forzatamente da trasmettere quanto invece l'aspettativa (gradita ma non essenziale al processo creativo in divenire) di risuonare nello spettatore generando una partecipazione personale, attiva e creativa.
Vi ripasso, pertanto, la palla senza aspettare un solo rimbalzo, scusandomi per la prolissità, quella si, non latente
Una
voléeKB