La fotografia riesce a trasmettere un pensiero.
Se guardiamo qualcosa insieme, io e te, guardiamo lo stesso soggetto, ma in due modi diversi, e se c’è un terzo osservatore, ci saranno tre modi diversi.
Tutto ciò accade grazie a quella prodigiosa e affascinante macchina che è il cervello umano.
L’immagine è filtrata dal cervello e leggermente modificata, decidendo quale particolare mettere in risalto e quale in secondo ordine.
Ad esempio, nel caso di un anziano come soggetto, io posso vedere in particolare lo sguardo e quindi la saggezza; qualcun’altro potrà far risaltare le rughe e quindi la vecchiaia, altri ancora la stanchezza, un sorriso e così via.
E’ lo stesso soggetto che, nello stesso istante, cambia in base a chi lo sta guardando e alla selezione dei particolari che sta effettuando il suo cervello.
Il cervello opera in base a tanti fattori, ma in linea di massima, si può dire, che si basa principalmente sulle convinzioni e sulle esperienze che ha avuto nel corso della sua vita.
Quando scatto una foto cerco sempre di far venire nello scatto i particolari che il mio cervello ha selezionato ed accentuarli successivamente in post produzione.
Altre volte accade che un cervello allenato riesce a vedere cose che apparentemente gli occhi non guardano.
Ciò che gli occhi stanno trasmettendo al cervello è solo una linea guida per materializzare una visione più complessa.
L’uomo, in quel momento, non sta guardando l’immagine che gli sta di fronte, ma sta guardando un intrecciarsi di pensieri, sensazioni, ricordi, tanti frammenti che si fondono in un solo stato di completezza.
Quando la fotografia riesce a rappresentare tale completezza allora l’immagine diventa arte perché è riuscita a materializzare l’astratto e a rendere condivisibile quanto di più personale ci possa essere: i propri pensieri.
Attendo le Vs riflessioni...
grazie.gif

Dal sito: Mario Massera