Io non sto sostenendo una tesi, sto facendo ipotesi, e cercando di fare esperimenti per verificarla o smentirla, in modo da avere una prova scientifica inconfutabile della verit�. Il mio esperimento richiede qualche improvement in vista delle critiche di GianniZandra. Nel frattempo... mentre vedo di prepararmi per una prova piu precisa...
inserisco dal Physics experiments and projects for students di Cyril Isenberg, S. Chomet il ray-trace dell'arcinoto schema Tessar, dove il diaframma � tra il secondo e il terzo gruppo. Guardando questo schema non mi sembra che i raggi passino tutti dal centro ottico, e che il diaframma non possa che escludere una parte di questi nel momento in cui viene chiuso.
Attenzione: il "tripletto di Taylor", come tutti i "veri" obiettivi, non � una semplice "lente sottile"! ...............
Vedo di preparare un secondo esperimento, ammesso comunque che sia un problema di formato, secondo la vostra ipotesi il cartoncino di fronte all'obiettivo avrebbe dovuto gi� generare un ben
visbile effetto di diffrazione.Non son stato chiaro nella descrizione, ho fato le foto con u solo cartoncino alla volta ovviamente. Ho scelto il blu proprio per lasciare un po di dominante sull'immagine in modo da dimostrare che la foto � stata fatta con il cartoncino, che non � perfettmente opaco.[/quote]
Ciao lutzmail,
Finora, la tua "ipotesi" tendeva a dimostrare che un diaframma anteposto alla lente frontale dell' obiettivo utilizzava la sola parte centrale dello stesso, con vantaggi derivanti dall' utilizzare "la parte migliore del vetro" (come fosse una sorta di crop).
Ora, tiri in ballo la "diffrazione", che porta ad altre e diverse considerazioni.
Vedo che le puntuali precisazioni di manovi, di Gianni Zadra e, molto pi� modestamente, le mie, non sono sufficienti a fugare tutti i tuoi dubbi.
Pertanto, ti ho voluto seguire nei tuoi "esperimenti" e ne ho tentati alcuni anch' io.
Ho utilizzato la D3 su stativo robusto, un Nikkor 24-70, e ho inquadrato lo stesso soggetto (ci� che vedevo da una finestra di casa).
Ho "fabbricato" una opportuna mascherina con una serie di fori rispettivamente del diametro di
2.5 mm, 10 mm, 20 mm, 30 mm, 40 mm e 50 mm (la pupilla di entrata del 24-70 � di 60 mm).
Con l' obiettivo e la fotocamera rigorosamente in Manuale, ho effettuato due serie di scatti, il primo alla focale di 24 mm e il secondo alla focale di 70 mm, anteponendo al vetro frontale le seddette "mascherine". Ovviamente, ho variato i tempi di scatto in funzione del diametro del foro scelto per ottenere esposizioni praticamente corrette. Fotocamera impostata a ISO 200.
Ed ecco i risultati:
FOCALE 24 mmClicca per vedere gli allegati Il foro da 2.5 mm (praticamente, un foro stenopeico) produce, ovviamente, una vistosissima vignettatura, ma, altres�, � evidente che la diffrazione fa, addirittura, "scomparire" qualsiasi dettaglio nella porzione di immagine compresa nel foro.
Clicca per vedere gli allegatiQui la vignettatura � pi� contenuta, con ancora fenomeni di diffrazione ai bordi.
Nelle tre immagini che seguono, le rispettive vignettature via via si riducono, ma restano importanti, anche con un foro di 50 mm, poco inferiore al diametro della pupilla di ingresso dell' obiettivo (60 mm).
Clicca per vedere gli allegatiClicca per vedere gli allegatiFOCALE 70 mmClicca per vedere gli allegatiA questa focale, il foro da 2.5 mm produce ancora una discreta vignettatura, ma nettamente inferiore a quella prodotta, dal medesimo foro, alla focale di 24 mm.
Ci� dimostra che, alle focali pi� lunghe, poich� i raggi luminosi entrano con un angolo minore, la vignettatura � meno evidente, come mostrato anche nel link postato prima da manovi (nei teleobiettivi il paraluce pu�,
e deve, essere pi� lungo rispetto a quello utilizzabile su un grandangolare.
La vignettatura � via via meno evidente nei fotogrammi successivi, fino a che, nei due ultimi fotogrammi praticamente scompare.
Clicca per vedere gli allegatiClicca per vedere gli allegatiClicca per vedere gli allegati Clicca per vedere gli allegatiE' da sottolineare, inoltre, che le ultime due immagini di ciascuna serie (rispettivamente, le 014 e 015, e le 019, 020), hanno richiesto un tempo di scatto identico (rispettivamente, 1/2500" e 1/3200").
A mio avviso, da tali prove, che non pretendono assolutamente di essere n� "scientifiche", n� esaustive, si evince che:
1)- Mettere il diaframma davanti alla prima lente non esclude affatto la presenza di vignettature, in particolare con i grandangoli, ma anche con i tele quando si utilizza un foro non troppo grande.
2)- La variazione di diaframma, quando posto davanti alla prima lente, non segue la medesima legge quadratica seguita dalle variazioni di diaframma quando posto nella corretta posizione (teoricamente, il centro ottico dell' obiettivo). Tale conseguenza deriva dal fatto che i "fori" escludono parte dei fasci di luce che formano l' immagine (una sorta di crop), e ci� dimostra ancora una volta che tutti i raggi luminosi (o buona parte di essi) che entrano nella pupilla d' ingresso dell' obiettivo concorrono a formare l' immagine, e non soltanto quelli relativi alla sola parte centrale dell' obiettivo.
Del resto, tutti i costruttori, fin da quando hanno dovuto progettare obiettivi non costituiti semplicemente da una sola lente (la cosiddetta "lente sottile"), ma formati (per ridurre o eliminare le varie "aberrazioni") da pi� lenti disposte reciprocamente in modo opportuno, hanno
dovuto disporre il diaframma tra i gruppi di lenti, aumentando notevolmente i costi di produzione in quanto costruttivamente il dispositivo, cos� posizionato, � pi� impegnativo.
Un motivo deve pur esserci!
Non trovi?
Galeno.