Aiuto - Cerca - Utenti - Calendario - Salta a fondo pagina - Versione completa  
NikonClub.it Community > PRODOTTI NIKON > OBIETTIVI Nikkor
rosbat
L'apertura del diaframma di un obiettivo qualsiasi regola la quantità di luce entrante nell'obiettivo stesso...

Mi sorge, allora, un dubbio :


Se io considero due obiettivi qualunque, per esempio :

1) AF Nikkor 14mm f/2.8D ED

2) AF-S Nikkor 400mm f/2.8D IF-ED II

la quantità di luce che entra in questi due obiettivi alla massima apertura è la stessa ??? (dato che hanno entrambi la stessa massima apertura)

L'apertura, qualunque sia, credo sia uguale per tutti!

Se così non fosse, allora che senso ha mettere f/2.8 per tutti e due?

Grazie in anticipo a tutti quelli che mi sapranno togliere sto dubbio spiegandomelo in termini tecnici.
Franz
Ciao rosbat,

credo di non aver capito la domanda, quindi ti rispondo per quello che immagino di aver capito.
A parità di tempi la risposta è sì... passa la medesima quantità di luce necessaria per impressionare la pellicola (o il sensore)

Qualunque manuale di fotografia spiega come funziona... nelle prime pagine (ma ripeto, magari era un'altra la domanda che volevi fare)
Come mai lo chiedi?

Franz
rosbat
Il mio dubbio principale è :

capire se quel f/2.8 che mettono i costruttori di obiettivi è uguale per tutti gli obiettivi, grandangoli o tele...

Lasciando stare la fotocamera, se si prendono solo i due obiettivi in esame e si confronta il passaggio di luce alla stessa max apertura (f/2.8) la luce entrante è la stessa?

Se consideriamo pure i tempi di esposizione allora :

se scatto a f/2.8 e t=1sec con un 14mm
se scatto a f/2.8 e t=1sec con un 400mm la luce entrante è la stessa???

o meglio la luce che impressiona la pellicola (o sensore) è la stessa???

P.S.
Questa è solo una mia curiosità!

Grazie comunque Franz
Mauro Villa
QUOTE(Franz @ Mar 17 2005, 11:49 AM)
Ciao rosbat,

credo di non aver capito la domanda, quindi ti rispondo per quello che immagino di aver capito.
A parità di tempi la risposta è sì... passa la medesima quantità di luce necessaria per impressionare la pellicola (o il sensore)

Qualunque manuale di fotografia spiega come funziona... nelle prime pagine (ma ripeto, magari era un'altra la domanda che volevi fare)
Come mai lo chiedi?

Franz
*


Pollice.gif prova a guardare la differenza di diametro tra le lenti frontali dei 2 obiettivi
Franz
Ciao,

allora ribadisco la mia risposta... SI'!
Se hai di questi dubbi, prova a dare una sfogliata a qualche manuale... spesso viene utilizzato il confronto luce/acqua per rendere l'idea.
Con questo non voglio dare per scontato che tu non ne abbia mai letto uno, ma una domanda del genere è strana...

buonissime foto

Franz
Mauro Villa
QUOTE(rosbat @ Mar 17 2005, 11:57 AM)
Il mio dubbio principale è :

capire se quel f/2.8 che mettono i costruttori di obiettivi è uguale per tutti gli obiettivi, grandangoli o tele...

Lasciando stare la fotocamera, se si prendono solo i due obiettivi in esame e si confronta il passaggio di luce alla stessa max apertura (f/2.8) la luce entrante è la stessa?

Se consideriamo pure i tempi di esposizione allora :

se scatto a f/2.8 e t=1sec con un 14mm
se scatto a f/2.8 e t=1sec con un 400mm  la luce entrante è la stessa???

o meglio la luce che impressiona la pellicola (o sensore) è la stessa???

P.S.
      Questa è solo una mia curiosità!

Grazie comunque Franz
*


Si per il teorema esposto prima è una questione puramente fisica
Mauro Villa
mad.gif Franz hai finito di anticiparmi? guarda che mi arrabbio laugh.gif laugh.gif
se non altro abbiamo risposte uguali.
@chie
QUOTE(mauro 54 @ Mar 17 2005, 11:59 AM)
QUOTE(Franz @ Mar 17 2005, 11:49 AM)
Ciao rosbat,

credo di non aver capito la domanda, quindi ti rispondo per quello che immagino di aver capito.
A parità di tempi la risposta è sì... passa la medesima quantità di luce necessaria per impressionare la pellicola (o il sensore)

Qualunque manuale di fotografia spiega come funziona... nelle prime pagine (ma ripeto, magari era un'altra la domanda che volevi fare)
Come mai lo chiedi?

Franz
*


Pollice.gif prova a guardare la differenza di diametro tra le lenti frontali dei 2 obiettivi
*


La quantità di luce (apparente) è la stessa, cambia sicuramente l'angolo di incidenza sul piano focale.
Dico apparente perchè, secondo me, sarebbe difficile misurare esattamente la quantità di luce che colpisce il piano pellicola essendo troppe le variabili in gioco, su due ottiche di lunghezza focale così diversa.
In virtù di questo, un'ottica tele, per essere luminosa, dovrà avere una lente frontale molto ampia, introducendo aberrazioni + o - facilmente correggibili.
Sinceramente non ho mai avuto modo di scattare una foto ad un soggetto, con le due focali da te citate, mantenendo la proporzione dello stesso e ottenendo uguali valori esposimetrici.
Ma si potrebbe provare!.
Ma la mia, come al solito, è solo una libera interpretazione. wink.gif
Ciao.
rosbat
Questo dubbio perché : ieri parlando con una donna che ci lavora con la fotografia, è uscita fuori sta mia curiosità!

Io sostenevo che a parità di apertura di diaframma entrasse la stessa quantità di luce mentre lei mi diceva il contrario...cioè cambiando focale, anche se l'apertura è la stessa, la foto viene più scura e quindi entra meno luce...

Io ho rivolto il mio dubbio a voi proprio perché non le ho saputo dare una risposta certa e convincente a questo problema, e lei altrettanto...quindi siamo rimasti per aria!!!
@chie
QUOTE(@chie @ Mar 17 2005, 12:12 PM)
QUOTE(mauro 54 @ Mar 17 2005, 11:59 AM)
QUOTE(Franz @ Mar 17 2005, 11:49 AM)
Ciao rosbat,

credo di non aver capito la domanda, quindi ti rispondo per quello che immagino di aver capito.
A parità di tempi la risposta è sì... passa la medesima quantità di luce necessaria per impressionare la pellicola (o il sensore)

Qualunque manuale di fotografia spiega come funziona... nelle prime pagine (ma ripeto, magari era un'altra la domanda che volevi fare)
Come mai lo chiedi?

Franz
*


Pollice.gif prova a guardare la differenza di diametro tra le lenti frontali dei 2 obiettivi
*


La quantità di luce (apparente) è la stessa, cambia sicuramente l'angolo di incidenza sul piano focale.
Dico apparente perchè, secondo me, sarebbe difficile misurare esattamente la quantità di luce che colpisce il piano pellicola essendo troppe le variabili in gioco, su due ottiche di lunghezza focale così diversa.
In virtù di questo, un'ottica tele, per essere luminosa, dovrà avere una lente frontale molto ampia, introducendo aberrazioni + o - facilmente correggibili.
Sinceramente non ho mai avuto modo di scattare una foto ad un soggetto, con le due focali da te citate, mantenendo la proporzione dello stesso e ottenendo uguali valori esposimetrici.
Ma si potrebbe provare!.
Ma la mia, come al solito, è solo una libera interpretazione. wink.gif
Ciao.
*


Scusate, volevo quotare Rosbat! ohmy.gif
oesse
diciamo che uguale e' la luce che arriva e non quella che entra.

.oesse.
rosbat
QUOTE(oesse @ Mar 17 2005, 01:20 PM)
diciamo che uguale e' la luce che arriva e non quella che entra.

.oesse.
*




Mi dici che la luce che entra non è uguale...puoi spiegarmi il perchè?
Non credo sia così!!!
ciro207
QUOTE(rosbat @ Mar 17 2005, 12:25 PM)
Mi dici che la luce che entra non è uguale...puoi spiegarmi il perchè?
Non credo sia così!!!
*



Per i diversi diametri di apertura... (credo)
rosbat
QUOTE(ciro207 @ Mar 17 2005, 01:26 PM)
QUOTE(rosbat @ Mar 17 2005, 12:25 PM)
Mi dici che la luce che entra non è uguale...puoi spiegarmi il perchè?
Non credo sia così!!!
*



Per i diversi diametri di apertura... (credo)
*




Caspita... io sto parlando di stesse aperture .... nel mio esempio scrivo f/2.8 per entrambi!!!
oesse
appunto. la luce entra dalla lente che c'e' davanti. se il diametro e' diverso, la quantita' di luce e' diversa. Il numero di lenti, poi, la lunghezza focale e tutto il resto "assorbono" luce. Quindi a parita' di diaframma e tempi tra obiettivi diversi, la quantita' che arriva sulla pellicola/sensore e' identica. Ma non quella che entra nell'obiettivo.

.oesse.
rosbat
QUOTE(oesse @ Mar 17 2005, 01:34 PM)
appunto. la luce entra dalla lente che c'e' davanti. se il diametro e' diverso, la quantita' di luce e' diversa. Il numero di lenti, poi, la lunghezza focale e tutto il resto "assorbono" luce. Quindi a parita' di diaframma e tempi tra obiettivi diversi, la quantita' che arriva sulla pellicola/sensore e' identica. Ma non quella che entra nell'obiettivo.

.oesse.
*




Allora quando i costruttori scrivono f/2.8 per due obiettivi (grand. e tele) si riferiscono al fatto che la luce che impressionerà la pellicola (sensore) è la stessa per entrambi!
Dico bene?
l.ceva@libero.it
Si definisce apertura relativa il rapporto tra la focale ed il diametro della pupilla d'entrata (che non ha nulla a che vedere con il diametro della lente frontale che può varaiare a seconda delle costruzioni ottiche ma che oviamnete non può essere inferiore a quella della pupilla d'entrata.

Quindi la luce che " esce" da un 200 a f2,8 è identica a quella che esce da un 50 di pari apertura.
Se così non fosse un esposimetro esterno (magari per luce incidente) sarebbe totalmente inutile.

Attenzione a non confondersi nel caso di grandangolari non troppo corretti con il fenomeno della caduta di luce ai bordi che è indipendente dall'apertura relativa.

ciao

Lorenzo

www.lorenzocevavalla.it
giannizadra
QUOTE(rosbat @ Mar 17 2005, 12:13 PM)
Questo dubbio perché : ieri parlando con una donna che ci lavora con la fotografia, è uscita fuori sta mia curiosità!

Io sostenevo che a parità di apertura di diaframma entrasse la stessa quantità di luce mentre lei mi diceva il contrario...cioè cambiando focale, anche se l'apertura è la stessa, la foto viene più scura e quindi entra meno luce...

Io ho rivolto il mio dubbio a voi proprio perché non le ho saputo dare una risposta certa e convincente a questo problema, e lei altrettanto...quindi siamo rimasti per aria!!!
*




Sei sicuro che quella donna ci lavori con la fotografia ? La crisi dell'agricoltura...
Come ha giustamente ribadito Lorenzo, il valore f/è un rapporto tra lunghezza focale e diametro della pupilla d'entrata dell'obiettivo: un 200mm f/2 ha bisogno di un diametro interno di 10 cm. Questo spiega perché i tele luminosi hanno i gruppi ottici anteriori larghi. Se ci metti un duplicatore, la focale raddoppia, e il diaframma diventa f/4 (400:100=4) e si perdono due stop.
A parità di diaframma (effettivo), la luce che va ad impressionare la pellicola è la stessa. Altrimenti a che servirebbe il rapporto ?
rosbat
QUOTE(gianluigizadra @ Mar 17 2005, 02:16 PM)
QUOTE(rosbat @ Mar 17 2005, 12:13 PM)
Questo dubbio perché : ieri parlando con una donna che ci lavora con la fotografia, è uscita fuori sta mia curiosità!

Io sostenevo che a parità di apertura di diaframma entrasse la stessa quantità di luce mentre lei mi diceva il contrario...cioè cambiando focale, anche se l'apertura è la stessa, la foto viene più scura e quindi entra meno luce...

Io ho rivolto il mio dubbio a voi proprio perché non le ho saputo dare una risposta certa e convincente a questo problema, e lei altrettanto...quindi siamo rimasti per aria!!!
*




Sei sicuro che quella donna ci lavori con la fotografia ? La crisi dell'agricoltura...
Come ha giustamente ribadito Lorenzo, il valore f/è un rapporto tra lunghezza focale e diametro della pupilla d'entrata dell'obiettivo: un 200mm f/2 ha bisogno di un diametro interno di 10 cm. Questo spiega perché i tele luminosi hanno i gruppi ottici anteriori larghi. Se ci metti un duplicatore, la focale raddoppia, e il diaframma diventa f/4 (400:100=4) e si perdono due stop.
A parità di diaframma (effettivo), la luce che va ad impressionare la pellicola è la stessa. Altrimenti a che servirebbe il rapporto ?
*




Sai, con i tempi che corrono, basta poco per buttarsi in un lavoro anche senza avere l'esperienza...penso a questo punto che questa donna abbia fatto così!!!
tongue.gif biggrin.gif tongue.gif
ludofox
Vediamo se riesco a spiegarmi.

Se ritorniamo indietro ai nostri trascorsi scolastici, ricordiamo una semplice regola geometrica.

Per raddoppiare la superfice di una figura piana dobbiamo moltiplicare le sue misure lineari per la radice quadrata di 2.
Esempio: Un quadrato di lato 2cm, ha un'area 4cm quadrati
Un quadrato che abbia un'area di 8cm quadrati ha i lati che misurano 2 X la radice di 2 (1,4142135....) ovvero di 2.828427....cm.
Naturalmente raddoppiando i lati si ottiene un'area quadrupla.

E' il "Teorema di Pitagora".

Se approssimiamo al primo decimale la radice quadrata di 2, otteniamo 1,4 (numeto familiare no?)

Un cerchio (il diaframma) fa passare una certa quantità "X" di luce (diciamo che abbia raggio 1 per semplicità).
Per farne passare la metà il nostro diaframma dovrà avere un'area dimezzata rispetto a prima, allora il suo diametro dovrà essere diviso per la radice di 2 e sarà approssimativamente 1/1,4.
Per dimezzarla ulteriormente si dovrà dividere ulteriormente per 1,4 ottenendo circa 1/2, e poi 1/2,8, 1/4, 1/5,6, ...etc.

Le indicazioni del diaframma che troviamo sugli obiettivi in realtà sono i denominatori di frazioni il cui numeratore è 1 (Come per i tempi di otturazione: c'è scritto 500 ma si intende un cinquecentesimo).

Ecco perchè a numeri più alti corrispondono diaframmi più piccoli (1/2,8 è un numero pià grande di 1/16).

Tra due ottiche diverse la costante è la quantità di luce che arriva al sensore/pellicola ad un determinato diaframma (e a questo pensano per fortuna i nostri cari progettisti).
Perciò il 5,6 di due ottiche diverse si equivalgono in fatto di ...arrivo di luce al sensore.
Mauro Villa
QUOTE(ludofox @ Mar 17 2005, 02:14 PM)
Vediamo se riesco a spiegarmi.

Se ritorniamo indietro ai nostri trascorsi scolastici, ricordiamo una semplice regola geometrica.

Per raddoppiare la superfice di una figura piana dobbiamo moltiplicare le sue misure lineari per la radice quadrata di 2.
Esempio: Un quadrato di lato 2cm, ha un'area 4cm quadrati
Un quadrato che abbia un'area di 8cm quadrati ha i lati che misurano 2 X la radice di 2 (1,4142135....) ovvero di 2.828427....cm.
Naturalmente raddoppiando i lati si ottiene un'area quadrupla.

E' il "Teorema di Pitagora".

Se approssimiamo al primo decimale la radice quadrata di 2, otteniamo 1,4 (numeto familiare no?)

Un cerchio (il diaframma) fa passare una certa quantità "X" di luce (diciamo che abbia raggio 1 per semplicità).
Per farne passare la metà il nostro diaframma dovrà avere un'area dimezzata rispetto a prima, allora il suo diametro dovrà essere diviso per la radice di 2 e sarà approssimativamente 1/1,4.
Per dimezzarla ulteriormente si dovrà dividere ulteriormente per 1,4 ottenendo circa 1/2, e poi 1/2,8, 1/4, 1/5,6, ...etc.

Le indicazioni del diaframma che troviamo sugli obiettivi in realtà sono i denominatori di frazioni il cui numeratore è 1 (Come per i tempi di otturazione: c'è scritto 500 ma si intende un cinquecentesimo).

Ecco perchè a numeri più alti corrispondono diaframmi più piccoli (1/2,8 è un numero pià grande di 1/16).

Tra due ottiche diverse la costante è la quantità di luce che arriva al sensore/pellicola ad un determinato diaframma (e a questo pensano per fortuna i nostri cari progettisti).
Perciò il 5,6 di due ottiche diverse si equivalgono in fatto di ...arrivo di luce al sensore.
*


E vai grande Ludovico guru.gif guru.gif guru.gif guru.gif
Giallo
QUOTE(mauro 54 @ Mar 17 2005, 12:03 PM)
mad.gif Franz hai finito di anticiparmi? guarda che mi arrabbio laugh.gif  laugh.gif
se non altro abbiamo risposte uguali.
*



Ci mancherebbe!
smile.gif
ludofox
QUOTE(ludofox @ Mar 17 2005, 02:14 PM)
..............
.............

E' il "Teorema di Pitagora".

.............
.....
*



Mi correggo!!!
Non è il Teorema di Pitagora!!

Scusate l'errore
_Nico_
QUOTE(ludofox @ Mar 18 2005, 08:38 AM)
Mi correggo!!!
Non è il Teorema di Pitagora!!
Scusate l'errore
La spiegazione è perfetta, Ludovico...

Ecco un'immagine per comprendere quanto ha già spiegato Ludovico, e si vedrà che comunque Pitagora c'entra... smile.gif

user posted image


Se s'osserva il quadrato maggiore, e quindi quello inscritto, si vedrà che la diagonale del quadrato minore è uguale al lato del maggiore. Ma se si contano i triangoli, si vedrà che l'area del quadrato minore è la metà del quadrato maggiore: il caso presentato da Ludovico. Dunque la diagonale del quadrato minore è pari al lato del quadrato che avrà area doppia del primo, e per calcolare la misura di questa diagonale dovremo utilizzare sì il teorema di Pitagora: lato al quadrato + lato al quadrato sotto radice. Se poniamo che il lato abbia valore 1, ecco la radice di 2 di cui parlava Ludovico, ottenuto mediante il teorema di Pitagora.

Grazie Ludovico! smile.gif

ludofox
Volendo essere prolissi e per chi è interessato, in allegato c'è la dimostrazione matematica del "Teorema di Pitagora".

Salta a inizio pagina | Per vedere la versione completa del forum Clicca qui.