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_Nico_
Da La repubblica:

Le immagini dei conflitti scattate in Spagna, Indocina, Francia
Un percorso tra le istantanee epocali di Robert Capa
Il grande fotografo di guerra che amava l'avventura, l'etica e il gin

di IRENE BIGNARDI

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ROMA - Ci sono immagini cos� cariche di riferimenti, di allusioni e di risonanze che diventano le protagoniste assolute dell'immaginario nutrito nei confronti del loro autore. Munch senza Il grido? Be', in effetti per ora bisogna accontentarsi di ricordarlo.

E cos�, anche nei confronti di un grande, grandissimo del fotogiornalismo come Robert Capa, la celeberrima foto del miliziano che muore colpito da una pallottola, colto dalla macchina fotografica proprio mentre il suo corpo si piega all'indietro nel dolore, � una immagine che concentra un di pi� di significati e di simboli - e anche un'immagine su cui, proprio per questo concentrato simbolico di valenze umane e storiche e di grandezza giornalistica, si sono scatenate le polemiche e le invenzioni calunniose (che fosse una scena ricostruita, una "sceneggiata"): tutte rintuzzate dalla logica della vita e della morte di Robert Capa e dalla argomentazioni chiarissime che mette in campo Richard Whelan nella presentazione del bel libro che lo scorso anno venne editato da Contrasto per l'anniversario della morte del grande fotografo.

Per la precisione il miliziano ha un nome, di chiama Federico Borrell Garcia, il luogo era Cerro Muriano, meno di tredici chilometri a nord di Cordoba, e la sua morte � registrata quel giorno negli archivi del governo spagnolo.
Questo per dire che nell'attesa dell'incontro con queste immagini dense di riferimenti spesso si trascurano altri momenti dell'opera di un autore. La bella mostra che � approdata ora a Berlino ed � dedicata a Robert Capa nel Martin-Gropius-Bau (fino al 19 aprile), � costruita invece con tanta passione e intelligenza da farci dimenticare la caccia al "capolavoro", da farci percorrere le tappe di una vita e di un lavoro straordinario scoprendone il resto, la parte meno vista e meno visibile.

Anche perch� la mostra contestualizza le foto di Capa nella cornice del suo lavoro giornalistico, mettendo in evidenza i giornali, le riviste, il modo in cui venivano pubblicate e impaginate le foto scattate dai fronti a rischio continuo della vita - come si � visto dalla sua tragica morte a quarant'anni in Indocina, nel 1954, saltando su una mina - , facendoci capire come venivano presentate quelle immagini al lettore che voleva sapere di quelle guerre e di quelle battaglie. E proprio perch� c'� tanto, c'� tutto, dalla guerra di Spagna alla Cina, dallo sbarco in Normandia all'Indocina, si legge anche il percorso dell'uomo Capa, fotografo di guerra ma soprattutto uomo di pace, che vede la sofferenza della gente, il suo modo di sopravvivere, la gioia dei bei momenti, il terrore della fuga.

Un altro grande recentemente scomparso, Henri Cartier-Bresson, l'ha definito "un avventuriero con un'etica". Avventuriero, suppongo, perch� in effetti di avventure Capa ne ha attraversate molte, da quando se ne � andato a diciassette anni, nel 1930, dalla sua tranquilla posizione di figlio della borghesia ungherese diventando, da Endre Friedman che era, Robert Capa, un nome che si pronuncia uguale in tutte le lingue, quasi anticipando un futuro di continui giri per il mondo.

Con un'etica, certo, perch� basta guardare le sue foto, il rispetto per le persone, la scelta delle situazioni, per capire che dentro l'avventuroso avventuriero che sapeva anche godersi la vita in tutte le sue forme c'era un uomo pieno si sensibilit� umana.
Se tuttavia la realt� dar� poi ragione alla sua morosa, Gerta Taro, anche lei fotografa, che lo proponeva nelle redazioni dei giornali come "il grande fotografo americano", se Picture Post lo definiva (azzeccandoci), per ovvie ragioni giornalistiche, "il pi� grande fotografo di guerra del mondo", facendo i conti si scopre che Capa ha solo venticinque anni quando scatta le sue famose undici foto dalla Spagna repubblicana in guerra pubblicate appunto da Picture Post: dove, accanto alla celeberrima immagine del miliziano, c'� anche il lato della gente, della durissima vita quotidiana. E' questo che raccontano le sue foto, che racconta la mostra. La visione di un ragazzo pieno di umanit�. E con una vita che si riempie subito di dolore, perch� la sua amata Gerta muore, travolta da un carro repubblicano.

Tra molte birre e molti gin, tra molti amici meravigliosi e molte guerre in cui dimenticare, Capa nel 1938 � in Indocina con Ivens a fotografare la resistenza del popolo cinese contro l'invasione giapponese, poi di nuovo in Spagna, poi in Francia, dove ritrae L�on Blum, poi emigra negli Stati Uniti, dove gli negano il passaporto ma lo mandano a documentare lo sbarco in Normandia.
Altro che Saving Private Ryan. Altro che la celebre battuta di Capa "Se una foto non viene bene, vuol dire che non eri abbastanza vicino". Lui era l�, in mezzo a quel glorioso massacro, e anche se la cronaca ci dice che molte, troppe foto dello sbarco sono andate perdute per uno stupido errore del laboratorio, anche se sono leggermente fuori fuoco (come si intitola anche la sua autobiografia) perch� Capa dice di aver avuto paura, quelle che sopravvivono, e in cui la gente ha riconosciuto l'eroismo di quei ragazzi di Omaha Beach, sono dei monumenti al coraggio dei protagonisti e una prova di grande giornalismo.

Prima c'� stato lo sbarco alleato in Sicilia, e quella foto straordinaria del piccolissimo contadino siciliano che indica al gigantesco americano - opportunamente inginocchiato per essere alla sua altezza - la strada che hanno preso i tedeschi in ritirata. Poi le emozionanti immagini della liberazione di Parigi e la durezza della vendetta sulle collaborazioniste. Poi ci sar� il viaggio con Steinbeck in Unione Sovietica, dove ambedue vivono un doloroso ripensamento. Infine l'Indocina, e la mina che lo uccide a quarant'anni. Tutto glorioso, tutto grandioso. Ma il percorso che si snoda da una guerra a una battaglia, da una foto "epocale" all'altra, attraverso le immagini di un fotogiornalismo coraggioso e impegnato, � scandito, nella mostra berlinese, da altre immagini, da altre vite, dalla curiosit� per la gente, da un profondo respiro umano.

(18 marzo 2005)
Fabio Pianigiani
Bravo Maurizio ..... mi hai anticipato.

Ho letto questo interessante articolo stamattina in sala d'aspetto, e volevo segnalarlo alla Community.

Dicerie a parte .... falso o vero .... indubbiamente un Reporter, che ha lasciato delle Gran Foto ..... e di conseguenza un suo modo di narrare le sofferenze umane.

P.S.
Grazie dell' MP ....
__Claudio__
biggrin.gif ...comincio con un sorriso perch� non vorrei che ci� che sto per scrivere venisse travisato...
1� Non mi sento assolutamente in grado di giudicare chi sia stato "il pi� grande fotografo di guerra", anche se ovviamente una ideuccia me la sono fatta, essendo, il reporter di guerra una figura per me mitica e avendo cercato e ricercato tutto quanto potessi su questo aspetto della fotografia.
2� Robert Capa � per me la personificazione del simpatico furfante, nel senso pi� bonario del termine, la sua vita e il suo modo di operare ne sono testimoni.
3� ha fatto foto che sono passate alla storia.

Mi soffermerei su quest'ultimo punto per aprire una parentesi con qualche mia riflessione sul caso "Capa". Personalissime considerazioni fatte con la pi� grande simpatia umana e la pi� grande ammirazione per il personaggio in questione e senza velleit� alcuna di "giudizio" (e ci mancherebbe altro) tecnico. Un giudizio etico-storico su due delle sue foto per� mi sento di darlo. Proprio perch� se ci sono dei lati poco edificanti in una carriera luminosa � bene dirli e non per questo si inficia il resto.

QUOTE
si sono scatenate le polemiche e le invenzioni calunniose (che fosse una scena ricostruita, una "sceneggiata"): tutte rintuzzate dalla logica della vita e della morte di Robert Capa e dalla argomentazioni chiarissime che mette in campo Richard Whelan nella presentazione del bel libro che lo scorso anno venne editato da Contrasto per l'anniversario della morte del grande fotografo.

Per la precisione il miliziano ha un nome, di chiama Federico Borrell Garcia, il luogo era Cerro Muriano, meno di tredici chilometri a nord di Cordoba, e la sua morte � registrata quel giorno negli archivi del governo spagnolo.


Richard Whelan pu� mettere in campo tutte le argomentazioni che pi� gli piacciono ma quelle che vengono definite invenzioni calunniose non sono tali ma realt� concrete. Non basta la logica della vita di Capa per nascondere non dicerie ma prove concrete contro le quali qualsiasi discorso va a farsi benedire. Le prove concrete di cui parlo sono le strisce di vari fotogrammi in cui si riprende la stessa scena. Ora o il Federico Borrell Garcia morto quel giorno e registrato dagli archivi del governo spagnolo aveva (possibile ma improbabile) sette vite come i gatti, e le ha donate tutte a Capa per far s� che lui potesse fotografare pi� volte la stessa morte o la striscia (attenzione non sequenza) in questione � un falso. Ma quella striscia nessuno l'ha mai mesa in dubbio. Questo � un fatto le altre perdonatemi ma sono chiacchiere.

Altra foto storica del nostro autore: I marines alzano la bandiera dopo la presa di Iwo Jima. Splendida silouhette che vede i nostri eroi proprio nel momento topico della battaglia issare la loro bandiera che garrisce al vento della vittoria.
Bene quella foto non � stata effettuata n� durante n� subito dopo la battaglia....ma giorni dopo, quando tutto era calmo e tranquillo e con i masticagomme messi in posa plastica.

Solo qualche riflessione per verit� storica.
Luca Moi
Grazie a Nico per l'ottima segnalazione e a Claudio per le doverose "precisazioni", purtroppo non ho mai letto niente di approfondito di Capa quindi mi limito a ricordare che su questo link della mitica agenzia Magnum � possibile vedere tutte le sue foto e i suoi libri.
Cristiano Orlando
Stuzzicato dall'argomento, sono andato a fare qualche ricerchina su Internet e come sempre i giornalisti difficilmente verificano le loro fonti, spiego il motivo...
riportando alcune fonti che purtroppo, non solo smentiscono la notizia della morte confermata con tanto di nome e cognome. In questa paginascritta purtroppo in spagnolo, � riportato dove Whelan riprende queste affermazioni, dimenticandosi per� di citare tutto il resto della polemica.
In breve( e se ho capito bene, non parlo spagnolo, ma alcune cose si capiscono lo stesso), tal Francisco Gomez, propone alcune tesi, sulla base di quanto scritto da un tal Mario Brotons, miliziano della colonna fotografata da Capa,senza cercare altre prove. Dalle parole di questi emerge che il miliziano era il citato Federico Borrell Garcia e che la sua morte � registrata nell'archivio di Salamanca, ma questo � riccamente smentito. Vi quoto la parte d'interesse dell'articolo

QUOTE
Con fecha 16-12-2002 Miguel �ngel Jaramillo Guerreira,
Director del Archivo General de la Guerra Civil Espa�ola de Salamanca, me escribi�:


<< Le confirmo que en este archivo no aparece fichado el fallecimiento de Federico Borrell
e igualmente mi extra�eza al ver que un dato tan relevante
no se confirme con la copia del documento o con la referencia al mismo en el archivo
en que se ha encontrado. >>


Insomma a quanto detto manca il sostegno della carta, quindi la tesi storica non � una tesi storica, ma al massimo una ipotesi, tanto non basta certo per le perentorie affermazioni della giornalista, che accusa di una sorta di complotto anti-Capa. Le strisciate del miliziano, io le ho viste in alcuni libri, ma potrebbero tranquillamente essere false, quello che invece mi sembra � che la certezza della verit� storica a cui ci si richiama, non c'�. E' un idea!
Al tempo stesso si deve ricordare quanto detto da
QUOTE
O'Dowd Gallagher, con diverse interviste pubblicate sul settimanale Sunday Times e nel libro curato da J. Borg� e N. Viasnoff per la France Loisirs nel 1974 L'aristocratie du reportage photographique, ha affermato di aver diviso con Robert Capa la stessa camera d'albergo, all'inizio del conflitto spagnolo. Gallagher ha dichiarato che "...io e Capa ci recammo dalle autorit� a lamentare che non riuscivamo ad ottenere quelle foto che i giornali volevano da noi. Allora le autorit� organizzarono un finto attacco, e noi ottenemmo le foto che volevamo...".


Giustamente si nota che questa affermazione non ha ancora avuto smentite. Cosa decisamente strana.

e ancora si cita il provino con le prove di diversi miliziani che muoiono tutti nello stesso posto,ma senza il corpo del miliziano morto prima in
QUOTE
Sempre "Fotografare", nel numero di settembre 1994, ha pubblicato un articolo intitolato "Manipolazione fotografica della storia - I trucchi fotostorici" a firma di Antonello Manno[...]Nella didascalia alle foto dei due miliziani si legge che "di miliziani morenti, tutti nello stesso luogo e modo, Capa ne ha fotografati molti, da dietro la sua Leica sul cavalletto". Lo stesso articolo parla di un "foglio di provini a contatto trovato nell'archivio di Capa, dove � palese che fotografo e miliziano attore fecero diverse prove. Il motivo � che, in quegli anni, la pellicola pi� sensibile era di 21 DIN (100 ASA) e non permetteva tempi rapidi di otturazione

se consideriamo inoltre che questa foto e il racconto imbastito da Capa gli hanno permesso di ottenere il contratto a 23 anni con Life, certo l'idea che abbia sfruttato la situazione qualche idea la fa venire.
Nei registri in cui � verificata la morte del miliziano(perch� che questo miliziano sia morto l� � un fatto che sia lui quello della foto � da vedere), si registra la morte solo di quel miliziano e non come vuole capa anche del secondo miliziano, foto anch'essa deposistata alla magnum, non solo, ma nonostante l'identicit� dello sfondo e l'asserzione di Capa di essere due miliziani diversi, il corpo del primo miliziano morto non appare nella foto del secondo. E' falso il racconto, la foto? Boh! Quello che mi sembra autentico per ora � solo la voglia di notoriet� di una giornalista poco accorta.
Crisuser posted image
Pegaso
QUOTE(__Claudio__ @ Mar 18 2005, 05:04 PM)
....
Altra foto storica del nostro autore: I marines alzano la bandiera dopo la presa di Iwo Jima. Splendida silouhette che vede i nostri eroi proprio nel momento topico della battaglia issare la loro bandiera che garrisce al vento della vittoria.
Bene quella foto non � stata effettuata n� durante n� subito dopo la battaglia....ma giorni dopo, quando tutto era calmo e tranquillo e con i masticagomme messi in posa plastica.

Solo qualche riflessione per verit� storica.
*


Queste sono cose che lasciano sempre un po' l'amaro in bocca...
Un editor una volta mi disse che "non c'� nulla di male nel 'riscostruire' una situazione che effetivamente non si sta svolgendo in quel momento ma che comunque � accaduta (magari pi� volte) ed � comunque veritiera. Non � possibile che un fotografo si trovi sempre nel posto giusto nel momento giusto, non si travisa la realt�, la si 'ricrea' per opportunit�".
In certi ambiti un tale ragionamento lo si pu� accettare (anche se io ho disdetto l'abbonamento alla "sua" rivista) ma un fotografo di guerra non "pu� potersi permettere" certe leggerezze.
Magari Capa era un pioniere (sicuramente un grande) e lavorava in un contesto un po' diverso da quello odierno e quindi certi errori, con il senno di poi, si possono anche accettare.
Ma oggi assolutamente non pi�.
Ricordo un'evento abbastanza recente (se vi interessa vedo se riesco a recuperarlo) in cui un fotogiornalista � stato licenziato su due piedi perch� una sua immagine era stata un po' elaborata travisando quella che era effettivamente la realt�.
Capa rimane comunque uno dei miei prediletti ... forse anche Marilyn "aveva qualche brufolo" ...

Sapete se questa mostra passer� in Italia ?

Ciao e Grazie della segnalazione wink.gif
Angelo
Luca Moi
QUOTE(Cristiano Orlando @ Mar 18 2005, 06:27 PM)
E' falso il racconto, la foto? Boh! Quello che mi sembra autentico per ora � solo la voglia di notoriet� di una giornalista poco accorta.
Cris


Interessante anche questa ricostruzione, Cristiano, stiamo attenti per� a non esagerare anche in senso opposto...Irene Bignardi � una giornalista gi� affermata da tempo, non di certo in cerca di fama con scoop su Robert Capa.
Pi� che di voglia di notoriet�, in questo caso, parlerei magari di scarso spirito critico e di mancata accurata documentazione al riguardo, il che poi per un giornalista � ancora pi� grave. Probabilmente per� si � trattato semplicemente di una scoperta tardiva dell'autore, e presa dall'entusiasmo per la figura e la personalit� di Capa si � limitata ad attenersi alla "agiografia" ufficiale.
Tutto sommato lo considererei un peccato veniale, e Capa rimane comunque un grande, fossero anche - come probabilmente sono - alcune delle sue foto pi� famose costruite ad hoc
_Nico_
Sono molto lieto d'aver segnalato quest'articolo, perch� ne sta scaturendo una discussione molto interessante. Ringrazio gli Orlando in toto per gl'interventi utili e preziosi...

Cristiano ha fatto un egregio lavoro di scavo, mostrando proprio quanto desideravo vedere, dopo l'intervento di suo padre, e cio� la �sequenza�. Effettivamente le due immagini, scattate dallo stesso punto con minime varianti, dicono inequivocabilmente che ci sia stata una discreta moria da quelle parti. E non si faceva a tempo a levare un cadavere che gi� moriva un altro miliziano. E la Leica resisteva strenuamente sul cavalletto... rolleyes.gif

Ci� spiegherebbe bene il giudizio di Cartier Bresson, �avventuriero con un'etica�. In altre parole si tratta anche di propaganda, ma in fondo a fin di bene. Proprio, come legittimamente ipotizza Cristiano, e anche altrui. Era epoca di propaganda, e non solo nel campo della fotografia. Su tutti i fronti. Il caso di Iwo Jima mi sembra sufficientemente eloquente, per restare su Capa.

Mi sembra eccessiva per� la conclusione di Cristiano. Non me la prenderei con la giornalista, che si limita a riportare -e lo dice chiaramente nell'articolo- quanto sostiene l'organizzatore della mostra, Whelan. � vero che non ha fatto ricerche per sottoporre a verifica quanto affermato da Whelan, Cristiano, ma in definitiva non si tratta d'una inchiesta, bens� solo d'una recensione d'una mostra.

A questo punto per�, come ha gi� sottolineato Angelo, si apre la questione -non certo nuova, ma sicuramente ancora attuale- della deontologia professionale, diciamo cos�. HCB dice, stando all'articolo, che l'avventuriero aveva un'etica. Sarebbe da approfondire. Quali sono i confini dell'etica professionale nel (foto)giornalismo? Forse ha ragione Angelo: forse anche Marilyn aveva qualche brufolo... laugh.gif

Mi stuzzica quanto diceva Claudio in apertura: �una ideuccia me la sono fatta, essendo, il reporter di guerra una figura per me mitica e avendo cercato e ricercato tutto quanto potessi su questo aspetto della fotografia�. Claudio, ci potresti raccontare qualcosa?
__Claudio__
QUOTE(Luca Moi @ Mar 18 2005, 06:41 PM)
...Irene Bignardi � una giornalista gi� affermata da tempo, non di certo in cerca di fama con scoop su Robert Capa.
Pi� che di voglia di notoriet�, in questo caso, parlerei magari di scarso spirito critico e di mancata accurata documentazione al riguardo, il che poi per un giornalista � ancora pi� grave. Probabilmente per� si � trattato semplicemente di una scoperta tardiva dell'autore, e presa dall'entusiasmo per la figura e la personalit� di Capa si � limitata ad attenersi alla "agiografia" ufficiale.
Tutto sommato lo considererei un peccato veniale, e Capa rimane comunque un grande, fossero anche - come probabilmente sono - alcune delle sue foto pi� famose costruite ad hoc
*




Veramente, leggendo il "CdS" non conosco la Bignardi, quello che ne esce per� � proprio quello che hai giustamente rilevato tu Luca, con una riflessione che trovo molto sensata.
E' un errore che si fonda sulla "presunzione di ignoranza" tipica di molti giornalisti verso i propri lettori. A questo si aggiunge il gravissimo difetto di non verificare le fonti.
Comunque al di l� della Bignardi, che non � certamente il casus belli, viene da pensare su come ci si possa aprire la strada anche a "gomitate" rolleyes.gif nel campo dell'editoria. Chiss� quanti altri Capa non conosciamo solo perch� non sono riusciti o non si sono sentiti di fare quel che ha fatto lui.
Comunque oggi ringraziamo tutti quel miliziano, augurandogli di essere..."ancora vivo" laugh.gif
sergiobutta
Bellissimo 3D. Avevo letto, a suo tempo, l'articolo di Fotografare, ma non ricordavo tutte le motivazioni che portavano a pensare ad un falso. Grazie Nico, Claudio, Cristiano, Angelo per le vostre considerazioni.
__Claudio__
QUOTE(_Nico_ @ Mar 18 2005, 06:56 PM)
Claudio, ci potresti raccontare qualcosa?
*



Lo far� molto volentieri Nico...ma domani. Ora se me lo permettete chiudo negozio e...vado a cena! tongue.gif
tembokidogo
Sulla foto del miliziano morto e dei marines trionfanti ricordo d'aver gi� scritto tempo fa, nella "preistoria" del forum...Per spirito di casta ( wink.gif ) mi sembrano ingenerose le critiche all'autrice del pezzo, che certo per recensire una mostra non poteva recarsi in Spagna, consultare gli archivi, magari accedere ai "preziosi" archivi di Magnum (quante cose potrebbero raccontare!). S'� affidata a documentazione che credeva attendibile, e che del resto molti continuano a ritenere degna di fede, e se errore c'� stato (come credo) questo � stato per cos� dire "ereditato"...
Ma veniamo alle foto in questione, e al problema che esse pongono. Problema quanto mai attuale, come testimonia il caso citato da Angelo: si trattava per la precisione di un fotografo del Los Angeles Times che, in Iraq, aveva "mixato" due scatti digitali per rendere un'immagine pi� drammatica: un militare inglese davanti a uno stuolo di civili accucciati, che con la mano impone l'alt a un uomo con un bambino in braccio.
Il caso della foto di Capa � attuale perch�, allora come oggi, il giornalismo di guerra o � "embedded" o non pu� esistere. Casi recenti dimostrano purtroppo come sia tramontata la breve stagione in cui il giubbetto con la scritta "press" garantiva una sorta d'extraterritorit�. Ora quella scritta ha lo stesso significato d'un bersaglio: obiettivo per chi teme la sovraesposizione mediatica d'un evento, preda per chi questa sovraesposizione mediatica la ricerca.
A quei tempi il fotoreporter, come il giornalista di guerra, era "embedded", organicamente inserito in una unit� militare che gli garantiva protezione, una limitata mobilit�, una altrettanto limitata "collaborazione" (ivi inclusi i falsi attacchi), ma che poteva decidere che cosa e come si poteva raccontare, con le parole o con le immagini. Guardatevi le foto molto belle che, nell'ultimo fascicolo di Hachette dedicato a Rodger, ritraggono lo stesso Rodger e Capa nelle fasi conclusive della II guerra mondiale: viaggiano su jeep militari, indossano una sorta di divisa. Non solo i fotoreporter: Hemingway stesso fu una curiosa figura di inviato-militare- militante, al punto che lui stesso racconta d'aver avuto un ruolo per cos� dire "di comando" in una fase dello sbarco in Normandia, o, sempre in Francia, nella gestione di azioni congiunte col Maquis.
Questa visione dell'inviato come "aggregato" all'unit� militare � antichissima, ultramillenaria: s'� evidenziata a partire dalla Guerra di Secessione negli States, ed � entrata parzialmente in crisi solo in occasione del conflitto del Viet Nam. Parzialmente, dico, perch� gran parte del giornalismo e del fotogiornalismo era ancora "embedded" (vi ricordate una signora negli ultimi tempi assai loquace e accidiosa, che allora viaggiva con elmetto e piglio da Marine?).
C'era, per�, chi preferiva agire da cane sciolto, assumendosene i rischi: non era pi� sotto l'ombrello protettivo dell'esercito, ma poteva viaggiare autonomamente, fotografare la realt� com'era, raccontare anche l'altra met� della storia. Fu uno dei grandi momenti del fotogiornalismo (pagato a caro prezzo), ma in quella occasione i militari si accorsero che una macchina fotografica o una macchina da scrivere "fuori controllo" erano pericolosi almeno quanto un Kalashnikov. L'epilogo della vicenda vietnamita fu anche una sconfitta mediatica, tant'� che alcune di quelle immagini "non embedded" (penso alla bimba che corre ustionata dal napalm, al presunto vietcong giustiziato a freddo con un colpo alla testa, alle drammatiche sequenze di Mi Lai) fanno parte a pieno titolo della storia della fotografia.
Il resto, purtroppo, � attualit� quotidiana...
Diego
Luca Moi
Sempre pi� interessante, questa discussione..
Forse esco un po' fuori tema, ma a proposito di fotografi di guerra ne approfitto per segnalarvi un bellissimo libro di Anthony Loyd, "My war gone by, I miss it so", tradotto in Italia con il titolo "Apocalisse criminale" ed edito dalla Piemme. In questo libro l'autore, allora ventiseienne, racconta la sua esperienza di fotografo freelance nella ex Jugoslavia e in Cecenia, durante le guerre che hanno devastato questi paesi. E' un libro estremamente crudo in quanto racconta la guerra senza giri di parole o abbellimenti, soltanto follia, dolore, disperazione, sangue, paura, polvere, sudore e m...a.
Eroinomane e semialcolizzato, l'autore descrive le sue esperienze in maniera asciutta e con tutte le contraddizioni che si possono vivere in quei momenti, come quando racconta di avere assistito ad una strage di anziani dilaniati da una granata per la strada e di essersi rammaricato perch� la disposizione dei cadaveri sulla neve era poco "fotogenica".
Insomma, un libro da non perdere, tra l'altro osannato dalla critica internazionale, pi� che altro per non dimenticare che cosa � successo dieci anni fa a pochi chilometri dall'Italia
Pegaso
[OT]
Ci penso da un po' e le ultime discussioni sul forum mi hanno nuovamente stimolato a farlo. Appena ho un po' di tempo in pi� voglio aprire un 3D che funga da "catalogo" di libri per tutti noi. Io sono vorace di carta pi� che di pellicola, lo ammetto, anche se non ne mangio mai quanta vorrei.
Che ne pensate ? Una cosa tipo"cosa c'� sui nostri scaffali" giusto per avere nuovi spunti o suggerimenti per chi si sta avvicinando solo ora alla Fotografia.
Se pensate sia una buona idea cominciate a raccogliere titoli,autori,editori e "vostri commenti" su pubblicazioni interessanti che secondo voi meritano di essere suggerite.
Buona Notte (scusate, sono stanco morto, riesco a scrivere ma non pi� a leggere e questa discussione � troppo interessante per darle una letta veloce.)
A domani (forse ...) wink.gif
[/OT]
morgan
QUOTE(__Claudio__ @ Mar 18 2005, 07:20 PM)
QUOTE(_Nico_ @ Mar 18 2005, 06:56 PM)
Claudio, ci potresti raccontare qualcosa?
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Lo far� molto volentieri Nico...ma domani. Ora se me lo permettete chiudo negozio e...vado a cena! tongue.gif
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Ringrazio Nico per aver dato inizio a questa discussione, e tutti coloro che vi hanno partecipato per gli interessantissimi contributi!! Ho avuto modo di parlare di Capa, tempo fa, proprio con Claudio, in occasione della mostra antologica di Don McCullin, altro fotografo di guerra; resto in attesa delle "rivelazioni" del nostro grande "esperto" guru.gif guru.gif
Saluti

Franco
__Claudio__
QUOTE(_Nico_ @ Mar 18 2005, 06:56 PM)


A questo punto per�, come ha gi� sottolineato Angelo, si apre la questione -non certo nuova, ma sicuramente ancora attuale- della deontologia professionale, diciamo cos�. HCB dice, stando all'articolo, che l'avventuriero aveva un'etica. Sarebbe da approfondire. Quali sono i confini dell'etica professionale nel (foto)giornalismo? Forse ha ragione Angelo: forse anche Marilyn aveva qualche brufolo...  laugh.gif

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Ho letto ora e con molta attenzione gli interventi di Luca e di Diego, interventi in cui c'� moltissima verit� a parer mio. La realt� viene filtrata dagli occhi di chi la guarda e ognuno, a modo suo, cerca di raccontarla attraverso la sua sensibilit�, la sua ideologia e secondo le sue possibilit�. Fare nomi di altri reporter di guerra sarebbe lungo e non sposterebbe il problema (perch� il vero problema l'ho quotato dall'intervento di Nico) di una virgola, segnalo solo per dovere di cronaca alcuni nostri fotografi un po' troppo ignorati dal grande pubblico e che invece meriterebbero il massimo di attenzione. Alcuni davvero secondi a nessuno secondo me: Riccardo Venturi, che ha ripreso con una sensibilt� ed un occhio tutto italiano le guerre africane, europee e orientali. Segnalo tra i suoi libri: Guerre Africane, Il dramma dei profughi afgani, Kosovo e Sierra Leone. Non da meno Enrico Bassan e Alessandro Tosatto. E scusate il po' di sciovinismo biggrin.gif

Dopo la parentesi vorrei soffermarmi su quello che � per me il tema centrale della discussione: l'etica professionale del reporter.
Per come la vedo io ci sono due filoni diversi per l'approccio a fatti cos� importanti. Il primo riguarda "il cosa fotografare" il secondo � "come farlo".
Sul primo quesito per me non ci sono dubbi: tutto. Quando dico tutto intendo proprio tutto. Sia quello che � finalizzato all'eventuale dimostrazione di una propria tesi, sia quello che invece contraddice il nostro preconcetto e mostra il contrario. Esempio esplicativo: un reporter parte per mostrare la pulizia etnica in Kosovo, giunto l� trova le milizie pi� o meno regolari serbe che stanno effettuando esattamente ci� che egli, con informazioni preventive, aveva saputo. Riprende la realt� che gli si presenta sotto gli occhi. Come spesso capita al reporter, varca le linee e giunto nelle retrovie della parte avversa, trova contatti che lo introducono nella realt� di "quella" etnia. Viene condotto in luoghi ove scopre che anche da parte kosovara in passato si sono fatte nefandezze simili a quelle che fin'ora venivano attribuite solo ai serbi. Scatta e riporta a casa le immagini anche di quest'altra realt�. Ora ( e qui entera in campo l'etica secondo me), il suddetto reporter, mostrer� ci� che ha visto e fissato su pellicola, per tutte le realt� di cui � venuto a conoscenza? O si limiter� a mostrare "solo" quella parte che sar� corpo del servizio che gli era stato commissionato (se inviato) o che � pi� affine al suo pensiero politico (Se free lance)? Io la mia risposta ce l'ho, ed � un dato di fatto. Ma essendo una considerazione personale, lascio ad ognuno la propria di risposta.

Secondo problema, attinente alla problematica su Capa (ma non solo). Qui si potrebbero raccontare le gesta quasi da folle del citato (da Morgan) Don McCullin, che pur stando al "seguito" delle truppe USA aveva l'abitudine di precederle perch�, diceva, il primo ad arrivare sul luogo doveva essere lui. Come altrimenti avrebbe potuto fotografare l'arrivo delle stesse? blink.gif
E come non citare Nachtwey, il quale in moltissimi casi, al centro delle scene pi� terribili che macchina fotografica possa inquadrare, molla tutto e si prodiga nell'aiuto personale a chi in quel momento ha "bisogno"? Questa secondo me � etica.

Per finire, e mi scuso per la lunghezza ma � difficile spiegare in breve certi concetti, nessuno nega a Capa la sua grandezza di reporter, io sono un suo grandissimo ammiratore MA: quello che gli chiederei ora sarebbe esattamente questo: PERCHE' NON DIRLO?
Perch� non ammettere apertamente: Queste foto sono state scattate per mostrare "attraverso una ricostruzione il pi� possibile simile alla realt�" quel che � avvenuto su questi campi di battaglia. Ne avrebbe giovato secondo me, la verit� e soprattutto oggi saremmo qui tutti a glorificare la sua onest� intellettuale.
Gabriele Lopez
Questa fotografia fa e far� sempre discutere.

In fondo per� � un peccato, perch� rischia di distogliere l'attenzione dall' "altro" Capa, quello che ha portato la sua etica cos� a fondo da lasciarci la propria vita.
Il lavoro che reporter come lui hanno svolto in quegli anni � stato importantissimo e lodevolissimo..oggi una guerra la vediamo in TV assuefatti e distratti, piena di effetti speciali ed inquadrature spettacolari..in quanti si sono incantati di fronte allo "spettacolo" dei primi missili che partivano dalle portaerei, con tutti quei colori e con quel cielo..in pochi riflettono sul fatto che quando scendono al suolo di nuovo non parte l'applauso, e che UNO solo di essi per ci� che costa sistemerebbe la vita di una persona e dei suoi figli per 100 anni.

La stessa Magnum fu fondata sullo spirito di libert� ed individualit�, e questo dura incredibilmente fino ad oggi.

L'aver raccontato la guerra, nel modo che ha scelto lui, pur sapendo che avrebbe potuto scegliere mille altri metodi comodi, mi fa sembrare davvero un inezia questa questione della sequenza, un semplice compromesso di quelli che facciamo tutti ogni giorno. Personalmente, in quella situazione io darei fuori di testa molto prima, altro che sequenze.

Scusate se mi rifiuto di discorrere su questo quesito, � solo un opinione.


Ciao a tutti!
toad
QUOTE
un semplice compromesso di quelli che facciamo tutti ogni giorno. Personalmente, in quella situazione io darei fuori di testa molto prima, altro che sequenze.


Sono totalmente d'accordo. Capa ha dato ben altro alla fotografia. E poi dietro c'� sempre l'uomo.Cos� come in questo forum.
Avete letto tuuti "Slightly out of focus"?
Io, leggendolo, ho avuto la presunzione di tentar di capire l'uomo Capa. Tra l'altro l'ho letto in un periodo bruttissimo della mia vita.
Mi � stato regalato da amici (quelli "veri") con una dedica: Provaci ancora...
Sto divagando. Magari aprir� un 3D per vedere cosa la fotografia rappresenta per noi. Di alcuni l'ho gi� capito.
Per� ogni tanto si parla anche di fotografia...
Un caro saluto
Toad
tembokidogo
Ritorno sull'argomento per precisare meglio un aspetto del problema (in riferimento alle foto "costruite" da Capa ed altri) che potrebbe far pensare a una sorta di condanna inappellabile, a una valutazione "etica" negativa. Non � cos�.
Primo problema: il contesto ambientale.
Robert Capa (ed Hemingway, Gerda Taro, tanti altri come loro ma meno noti) operavano nel contesto di una guerra civile e, nel contempo, in quella che � stata la "prova generale" del secondo conflitto mondiale. Difficile pensare che le truppe del generalissimo Franco (in gran parte composte da legionari del "Tercio" e da militari marocchini salpati con lui dalla guarnigione di Sidi Ifni) avrebbero salutato con amichevoli pacche sulla spalla stranieri con macchina fotografica sorpresi a curiosare dalle parti delle loro linee. Pi� probabilmente, li avrebbero messi al muro. Altrettanto avrebbero fatto con ogni probabilit� "regolari" e miliziani di parte repubblicana. Si poneva dunque il problema di una scelta: a chi appoggiarsi, da quale parte della barricata raccontare quanto stava accadendo?
Secondo problema: la scelta di campo.
Capa, e con lui tanti altri, scelse di raccontare la guerra civile spagnola stando dalla parte del governo legittimo repubblicano. Si garant� cos� la libera circolazione nella parte di territorio da questo controllato, senza pagare un prezzi eccessivo alla censura (lo stesso Hemingway racconta che la gestione della sicurezza era alquanto dilettantesca). Ora, la "missione" di questi personaggi, di grande talento e di grande coraggio (aggiungo, di grande passione civile) era non tanto quella di raccontare al pubblico d'oltreoceano - che queste notizie leggeva su periodici, e quindi non "in tempo reale" - che il miliziano tale era morto il tal giorno nel tal posto colpito dal piombo franchista, ma che in quella lontana fetta d'Europa, dove molti americani s'erano recati volontari (la famosa brigata Lincoln), si combatteva una guerra crudele fra i difensori della legalit� repubblicana e la nascente coalizione degli autoritarismi europei. Un messaggio pi� "universale", simbolico. E in questo contesto, a mio avviso, la "costruzione" di una foto ci sta. Non � falsificazione, ma esemplificazione.
Terzo problema: il limite tecnico.
Capa, a quei tempi, scattava con Contax (e non con Leica, come generalmente si crede). Molti usavano Leica, altri Rolleiflex. Questo vuol dire ottiche "lunghe" al massimo 135 mm. Questo vuol dire "entrare" a tutti gli effetti nel campo di battaglia. Situazione nella quale, ne converrete, � difficile scattare belle foto. Ferme, mitide, perfettamente esposte e a fuoco, scegliere l'inquadratura. Girellare fuori dalla trincea voleva dire cercarsi un colpo di moschetto. Ma le riviste reclamavano, giustamente, foto belle, d'impatto. Queste foto non potevano che essere realizzate nella relativa "tranquillit�" garantita dalle pause nei combattimenti. Facciamo un salto nel tempo, sempre parlando di Capa. Ho sotto gli occhi, mentre scrivo, le immagini scattate il 6 giugno 1944 a Omaha Beach. Mosse, sfocate, esposte malamente. Eppure grandissime foto, scattate in mezzo al fuoco, alle urla dei moribondi. Ho cercato di immaginare quella scena. Avete presente le scene iniziali di "Salvate il soldato Ryan"?. Beh, mettete il dvd nel lettore, alzate il volume al massimo, avvicinatevi allo schermo e, con la reflex, cercate di scattare una buona immagine, magari facendo uno sforzo per dimenticarvi di essere nel salotto di casa. Io ci ho provato. Non sono riuscito a scattare.
Diego
toad
No comment. Ci ho provato anch'io col pensiero vedendo il film. Non posso che quotare.

Un saluto

Toad
toad
Ora � completo, scusate.

QUOTE
Beh, mettete il dvd nel lettore, alzate il volume al massimo, avvicinatevi allo schermo e, con la reflex, cercate di scattare una buona immagine, magari facendo uno sforzo per dimenticarvi di essere nel salotto di casa. Io ci ho provato. Non sono riuscito a scattare.


No comment. Ci ho provato anch'io col pensiero vedendo il film. Non posso che quotare.

Un saluto

Toad
Halberman
Ringrazio Nico, che ha promosso questo bellissimo thread, e i tanti altri (soprattutto Claudio, Luca Moi, Cristiano Orlando, Pegaso, Tembokidogo, Gabriele Lopez, TOAD,...) che lo hanno alimentato con interessantissimi e informatissimi approfondimenti.

A me Robert Capa, come fotografo, � sempre piaciuto, soprattutto per la sintesi del messaggio, con cui riesce a comunicare immediate e coinvolgenti sensazioni di empatia con il soggetto umano, spesso sofferente.

Se Capa � stato un grande fotografo, e lo � stato, uno dei pi� grandi del secolo scorso, � perch� � "andato abbastanza vicino" al soggetto, all'uomo che vive quotidianamente. E' andato cos� "vicino" all'uomo da ritrarlo, con maestria, in momenti decisivi della sua esistenza individuale e sociale: la guerra, il dolore, la speranza, la gioia,...

Che Capa abbia fatto o no una "vera" fotografia al miliziano F. Borell Garc�a colpito a morte, foto che divenne presto un mito della lotta antifascista, o che sia stato un fotografo di parte, oppure che la foto della bandiera americana a Iwo Jima, allora propagandisticamente cos� utile, sia stata fatta o no al momento dell'evento, sono cose che a me interessano fino ad un certo punto.
Se mai, i dubbi o le certezze (negative o positive, secondo le opinioni) sull' "avventuriero con un'etica" (H.Cartier-Bresson), mi portano a riflettere ancora una volta su quanto un uomo, anche se "con un'etica", riesca ad essere veramente e totalmente coerente, sempre e comunque, nelle infinite situazioni concrete della sua vita, con l' "immagine" etica che si � fatta dell'esistenza e del proprio comportamento.

Da qualunque versante lo si voglia "giudicare", anche Robert Capa era un uomo, oltre che un fotografo, e un uomo non � perfetto, perch� soggetto a molte pressioni, impressioni ed emozioni.

Ma, con la sua vita di "avventuriero" fotografo, con quei suoi 70.000 negativi che ha lasciato, con Magnum Photos che insieme ad altri pochi amici ha fondato, occorre riconoscere che pochi fotografi hanno dato, quanto lui, alla fotografia e a tutti gli uomini, ai fini di una coscienza pi� "etica" del mondo e della sofferenza. Capa si "avvicinava" agli uomini nel senso pi� profondo e "la sua macchina coglieva l'emozione e la tratteneva" (John Steinbeck).

Questo �, credo, ci� che vuole celebrare la mostra di Berlino. Vorrei anch'io poterci andare, ma il tempo a disposizione � poco (fino al 19 aprile) per gli impegni di lavoro che ho.
Cristiano Orlando
Visto che sono riintervenuto dopo un po' che la discussione era iniziata dovr� quotare qu� e l� per rispondere secondo le mie idee e il mio modo di vedere quel genere fotografico
QUOTE
Irene Bignardi � una giornalista gi� affermata da tempo, non di certo in cerca di fama con scoop su Robert Capa.
Pi� che di voglia di notoriet�, in questo caso, parlerei magari di scarso spirito critico e di mancata accurata documentazione al riguardo, il che poi per un giornalista � ancora pi� grave.

E' vero probabilmente mi sono allargato un po', ma sono un po' stanco dei giornalisti che pubblicano titoloni senza approfondire un minimo o tralasciando per far aumentare la polemica.
QUOTE
� vero che non ha fatto ricerche per sottoporre a verifica quanto affermato da Whelan, Cristiano, ma in definitiva non si tratta d'una inchiesta, bens� solo d'una recensione d'una mostra

S� � vero, ma trovo giusto accennare al dibattito in corso piuttosto che accennare con mezze frasi tipo
QUOTE
per questo concentrato simbolico di valenze umane e storiche e di grandezza giornalistica, si sono scatenate le polemiche e le invenzioni calunniose (che fosse una scena ricostruita, una "sceneggiata"): tutte rintuzzate dalla logica della vita e della morte di Robert Capa e dalla argomentazioni chiarissime che mette in campo Richard Whelan nella presentazione del bel libro che lo scorso anno venne editato da Contrasto per l'anniversario della morte del grande fotografo.[...]Per la precisione 

no la foto � contestata non per le valenze simboliche, ma per la storia narrata, quantomeno dubitabile e in quanto alle argomentazioni chiarissime, sono cos� chiarissime? Forse, ma certo che dette cos� assumono quasi la valenza probatoria che non sembrano avere. Quindi a quale precisione si riferisce esattamente?
QUOTE
Per spirito di casta (  ) mi sembrano ingenerose le critiche all'autrice del pezzo, che certo per recensire una mostra non poteva recarsi in Spagna, consultare gli archivi, magari accedere ai "preziosi" archivi di Magnum (quante cose potrebbero raccontare!). S'� affidata a documentazione che credeva attendibile
E' vero Diego, ma non penserai mica che io mi sono recato in Spagna etc etc o che sia uno studioso di Capa, per un giornalista affidarsi a documentazione attendibile vuol dire parlare almeno di quella contestata marginalmente e dalla piccolissima ricerca effetuata in meno di un ora in rete, mi sembra che la ipotesi � molto discussa, quindi probabilmente sono stato ingeneroso nei confronti dell'autrice, ma magari poteva spendere qualche minuto di pi� nell'elaborazione dell'articolo di recensione, almeno per calibrare le parole ridimensionandole ad una forma pi� ipotetica.
QUOTE
le sue esperienze in maniera asciutta e con tutte le contraddizioni che si possono vivere in quei momenti, come quando racconta di avere assistito ad una strage di anziani dilaniati da una granata per la strada e di essersi rammaricato perch� la disposizione dei cadaveri sulla neve era poco "fotogenica

Ecco da questo punto di vista io mi richiamo pi� alla morale di Mc Cullin (che certo non era un uomo tenero) che a volte tanto era lo strazio della scena doveva mollare la macchina e gli � successo, forse � professionalmente sbagliato, ma un uomo troppo cinico rischia di produrre immagini inutilmente crude.
QUOTE
mi fa sembrare davvero un inezia questa questione della sequenza

e sarebbe certamente una inezia se lui non avesse raccontato una storia intorno che non parlava di "cose cos� accadono ogni giorno..." ma ha raccontato una storia di persone che correvano gi� da una collina e gli hanno sparato addosso e il miliziano vicino li � morto, se lui vuole fare un racconto illustrato, bene, ma non la portasse come testimonianza di un fatto. purtroppo il caso miliziano l'ha creato Capa stesso, quantomeno romanzando un fatto se non inventandoselo di sana pianta. Allora se sei un fotogiornalista devi mostrare un fatto, (come ha fatto in Normandia), se ricostruisco lo sbarco in Normandia per un libro o per fini edificanti... bene, ma non vado a raccontare che era lo sbarco in Normandia e un mio commilitone � morto se no si offende la memoria di quelli che "non applaudono pi�". Quante persone sono morte su quella collina? perch� Capa non ha detto, questa foto � per tutti quelli che muoiono, ma ha detto "ecco questo � quello che ho visto in un bel giorno di sole mentre correvo scendendo per la collina"? Mi rimane il dubbio che l'abbia raccontato perch� cos� ha conquistato il contratto con Life a 23 anni. Un "inezia" di fronte alla guerra, uno scempio di fronte alla storia e hai ragazzi che come lui fotografavano su quella collina senza fare la foto d'effetto che lui tramite una abile trucco ha fatto. E se fosse vera la leggenda che le foto dello sbarco sulla Luna sono costruite, come ci rimarreste? Come chiamereste Armstrong, Aldrin e Collins? Pionieri?
Poi come diceva Halberman
QUOTE
anche Robert Capa era un uomo, oltre che un fotografo, e un uomo non � perfetto, perch� soggetto a molte pressioni, impressioni ed emozioni.

e sono d'accordo, ma allora mettiamolo in questo ambito riconosciamogli quello che � stato, nulla meno, ma neanche nulla pi�.
Quando Diego aprla nel punto tre del limite tecnico, posso accettarlo, ma... se tu Diego fossi riuscito a scattare una foto dal film che fosse stata cento, mille volte migliore, di quelle magari tremanti e fuori fuoco di Robert Capa, avresti trovato eticamente giusto che il tuo nome fosse finito al posto di Capa nell'olimpo della fotografia di tutti i tempi? E se ti fossi inventato inoltre una storia che raccontasse che tu c'eri allo sbarco e che quello che hai fotografato era un tuo commilitone, come potrebbe essere il giudizio etico in proposito?
QUOTE
Difficile pensare che le truppe del generalissimo Franco (in gran parte composte da legionari del "Tercio" e da militari marocchini salpati con lui dalla guarnigione di Sidi Ifni) avrebbero salutato con amichevoli pacche sulla spalla stranieri con macchina fotografica sorpresi a curiosare dalle parti delle loro linee. Pi� probabilmente, li avrebbero messi al muro

Gi� � difficile pensarlo... eppure un tal Antonio Russo 5 anni fa per documentare quello che non doveva essere visto ha lasciato al sua vita su un campo. Non mi sento in tutta onest� di dire ugualmente bravo a Capa e a Russo, anzi, non mi sento di mettere Capa sopra a Russo, quanti conoscono Capa e quanti conosceranno Antonio Russo (e per lui tanti altri)? Ecco perch� � importante la veridicit� storica, perch� sia correttamente raccontata la storia di uomini e ricordato quello che � stato all'umanit� che non c'era. La stupida questione non rimane pi� una "inezia.citando una canzone di de gregori arci nota "� per questo che la storia d� i brividi perch� nessuno la pu� cambiare"
E' fondamentale per un fotogiornalista non montare i fatti lui � il nostro coraggioso occhio l� dove il nsotro occhio per paura non guarda. Per me Capa in quella foto ha sbagliato e quanti inventano una foto, una notizia, un documento che non c'� stato sbagliano, perch� generano, anche in buona fede, un falso nella storia che non si sa mai a cosa potr� portare.
Scusate la lunghezza,ma l'argomento � enorme
cris
Marco Negri
Robert Capa scriveva: � La guerra � come un�attrice che sta invecchiando: sempre pi� pericolosa e sempre meno fotogenica�.

Ritenuto uno dei pi� grandi fotografi di guerra rif: �Picture Post�, insieme a Gerda Taro approd� in conflitti tra cui la guerra civile spagnola.
Il miliziano spagnolo colpito a morte suscit� ai tempi molto scalpore tanto che la critica post� la non veracit� dell� immagine, ma dagli archivi storici risulta ad oggi che il miliziano � Federico Borrel Garcia� mor� proprio in quel giorno del fatidico scatto..
Immagine sinonimo della liberazione � stata per molti un capolavoro senza precedenti.
Altre vicissitudini seguirono i passi di Capa, durante lo sbarco in Normandia �6 giugno 1944� riusc� a ritrarre momenti indelebili al mondo intero, purtroppo durante il trattamento � non aveva ancora la digitale��.. huh.gif due rullini andarono distrutti irrimediabilmente; E tanti, tanti altri importanti passi di cui, potremmo parlare per ore intere in questa bellissima discussione senza mai trovare la fine, Robert riprese con la Sua Leica solamente momenti di gloria e questi furono immortalati in pi� di 70.000 scatti, oltre 22 anni di carriera come fotogiornalista, un ventesimo secolo documentato nei particolari, non fotografie ma icone, non solo reportage di guerra ma documentazione della lotta e della dignit� umana.
Un Grande�.

Grazie Nico per i sempre Tuoi messaggi di cultura a Tutto il Forum.
tembokidogo
Caro Cristiano, � un piacere rileggerti. Perch� non t'accontenti mai dell'ovvio, perch� difendi le tue idee con caparbiet� ma ricorrendo ad argomenti e non affidandoti a dogmi o al "sentito dire", perch� da quanto scrivi traspare una passione (fotografica e civile) invidiabile.
Stop: fine della sviolinata, senn� qualcuno potrebbe pensare che sto cercande di lucrare un invito a pranzo a casa Orlando, wink.gif
Venendo al punto:

- Un'ora per un ricerca su Internet (che, con tutto il rispetto per il mezzo che in questo momento sto utilizzando, non � la Bibbia e nel qual puoi trovare tutto e il contrario di tutto) pu� sembrare poco; in una redazione dove si lavora sul filo del rasoio � tantissimo. Certo, conoscendo un pochino l'argomento (ma per mia fortuna o sfortuna, non so, non faccio il ctitico fotografico, mi occupo di fattacci molto meno interessanti anche se a volte "crudi" quanto le immagini di cui stiamo discutendo) probabilmente mi sarei meno sbilanciato a definire "calunnie" quanto si dice sulla famosissima foto, come invece fa l'autrice assumendo per buono il parere del curatore della mostra.

- Detto questo a parziale discolpa della collega, vorrei ribadirti il mio pensiero in proposito: in quei tempi non esisteva il fotogiornalismo che conosciamo adesso, quello della documentazione immediata e "bruciata" nell'arco di due ore. Il rullino scattato in Spagna veniva affidato a una lunga "catena" che, con ogni tipo di mezzo di trasporto, lo faceva pervenire, di l� a qualche giorno, oltreoceano. Dal momento del fatto alla pubblicazione potevano passare anche due settimane. Ecco allora che la foto assumeva pi� un valore di documentazione ("in Spagna i combattenti della repubblica muoiono per contrastare la coalizione delle dittature europee che sostiene Franco") piuttosto che della informazione anglosassone delle "5W": "il miliziano tizio � stato colpito a morte al petto, ieri pomeriggio alle 16.45, sul fronte di Vattelapesca, mentre era impegnato in un combattimento contro il tal reparto delle forze franchiste etc. etc. etc.".

- Capa, dunque, voleva far sapere (entrare nella testa e nelle coscienze) che in Spagna allora si moriva per la libert�, non che era morto il tal combattente.

- Ancora oggi, sapessi, quante immagini "di pronto consumo" vengono costruite ad uso e consumo di fotocinereporter: processioni di "volanti" a sirene spiegate, marines che avanzano coprendosi fra le strade di Masul...si potrebbe continuare all'infinito. A volte non c'� alternativa, a volte s�. Hai citato Russo, vorrei citare anche Ciriello, Miran Hrovatin, centinaia di altri, molti italiani...Ma sono tempi diversi, la guerra, gi� barbara, s'� "arricchita" d'ulteriori connotazioni barbariche, anche se ormai non si guarda pi� negli occhi chi si sta uccidendo. E forse � anche per questo che � diventata cos� crudele. Te lo dice uno che ha avuto un carissimo amico (prima guerra del Golfo) rintanato per due settimane negli scantinati dell'Hotel El Rachid a Bagdad, e che a ogni bombardamento s'interrogava - senza aver risposta - su che cosa ne fosse di lui. Uno che ha seguito il sequestro d'una collega che conosce, per un mese, ha gioito quando � stata liberata e ha trattenuto il fiato quando � stata ferita, assieme al povero e grande Nicola Callipari che purtroppo non c'� pi�. E questo sentendo per telefono i genitori e il fratello, o i colleghi a Roma con uno dei quali aveva condiviso l'amena esperienza di restare otto ore bloccato, con la Jeep distrutta, in mezzo a un campo minato nel Sahara Occidentale...

- Tornando alle immagini, Cristiano: la differenza � questa: le immagini "costruite" di oggi domani non se le ricorder� nessuno, quelle di Capa fanno parlare ancora oggi.
Ciao
Diego
tembokidogo
Un pensiero rimasto "nella tastiera". Allora era diverso anche il modo di "raccontare", di fare cronaca - che fosse fotografata o scritta poco importa.

Credo che le pagine pi� belle che abbia mai letto sulla Guerra di Spagna siano state quelle di Hemingway. Non quelle romanzate e a mio avviso un po' stucchevoli de "La quinta colonna", ma le cronache che egli mandava negli Stati Uniti dal fronte. Hemingway, gi� allora ma soprattutto in seguito, quando assurse a grande notoriet� fino ad ottenere il Nobel con "Il vecchio e il mare", era noto e anche parecchio criticato per il suo stile asciutto, stringato, in un periodo in cui si sprecavano (soprattutto a casa nostra) frasi auliche e periodi roboanti.

Beh, un articolo di Hemingway, "passato" oggi da un redattore della sezione esteri di un quotidiano di qualsiasi parte del mondo, verrebbe inesorabilmente sforbiciato e, magari, cestinato. Perch� di cronaca che n'era poca, pochissima: c'erano sensazioni, analisi, emozioni, magari anche un po' di quel simpatico atteggiamento guascone che lo accompagn� negli anni "selvaggi e liberi" della sua vita, prima che il male di vivere lo imprigionasse...

Perch� scrivo di Hemingway parlando di Capa? Perch� l'uno come l'altro incarnavano a mio avviso quello spirito libero, anticonformista e ribelle d'una generazione che non s'accontentava d'essere testimone passiva o vittima della storia. La storia si dipanava sotto i loro occhi, e in quella storia loro vivevano, soffrivano, condividevano. Tutti parlano della foto contestata del miliziano, pochi ricordano - ed � un peccato - gli scatti bellissimi, struggenti, di Robert Capa alla gente comune, non ai combattenti. A quegli uomini, a quelle donne, a quei bambini alla disperata ricerca d'una qualche "normalit�" in un contesto nel quale la norma era la tragedia. Non posso compiere un viaggio nel tempo, nello spazio, nell psiche per raccontarvi oggi, comodamente seduto davanti a un monitor, che cosa passava nella testa di Capa in quei giorni. Ma credo d'aver capito, vedendo le foto, leggendo le testimonianze di chi visse quei giorni, e avendo avuto anni fa la fortuna di intervistare un anziano reduce italiano che combatt� in Spagna nelle brigate internazionali, quale tipo di tensione ideale si accompagnasse a quella, puramente psicologica, di chi visse quei giorni.

Non possiamo, Cristiano, valutare quanto accadde ottanta e pi� anni fa col metro di oggi. Tutto � cambiato: la tecnica, le persone, il modo di fare informazione, le guerre...Non si pu� valutare, non si pu� giudicare e non si pu� condannare.

Robert Capa, lo ricordo perch� non mi sembra finora d'averlo letto, ci lasci� il 25 maggio 1954 in Indocina (ora Viet Nam). Al seguito di un convoglio francese incaricato di evacuare due fortini nella zona del Fiume Rosso, rimase ucciso dall'esplosione di una mina antiuomo.

Ciriello, pochi anni da, rimase ucciso in Cisgiordania perch� il mitragliere di un tank israeliano (cos� la ricostruzione ufficiale delle autorit� militari) disse d'aver scambiato il suo teleobiettivo per un'arma. Forse quel militare dal grilletto facile non aveva torto.

Gli obiettivi dei fotoreporter coraggiosi che fotografano la guerra sperando con tutto il cuore di diventare al pi� presto "disoccupati" sono un'arma terribile e micidiale puntata contro tutti quelli che dalla guerra traggono profitto, onori, gloria.
Quelle fotografie di Capa, TUTTE, sono ancora oggi un'arma miciciale puntate contro il nemico di tutti: la guerra.

Vorrei concludere, visto che ho molto parlato di Hemingway, con poche sue parole:
"Capa: � stato un buon amico e un grande e coraggiosissimo fotografo. Le percentuali lo hanno raggiunto e questo � una sfortuna per chiunque ma specialmente per Capa. Era talmente vivo che uno deve mettercela tutta per pensarlo morto".

Diego
Luca Moi
Diego, daccordo con te su tutto guru.gif
Fabio Pianigiani
QUOTE(Gabriele Lopez @ Mar 19 2005, 01:22 PM)
Questa fotografia fa e far� sempre discutere.

In fondo per� � un peccato, perch� rischia di distogliere l'attenzione dall' "altro" Capa, quello che ha portato la sua etica cos� a fondo da lasciarci la propria vita.

L'aver raccontato la guerra, nel modo che ha scelto lui, pur sapendo che avrebbe potuto scegliere mille altri metodi comodi, mi fa sembrare davvero un inezia questa questione della sequenza, un semplice compromesso di quelli che facciamo tutti ogni giorno. Personalmente, in quella situazione io darei fuori di testa molto prima, altro che sequenze.
*



Aggiungo partendo da questo spunto, che qualche anno fa ebbi il piacere di visitare la mostra a Firenze.

Non sapevo dei retroscena .... delle scenografie... dei dubbi sulla autenticit� balistica di quel colpo mortale del miliziano .....

Non le ho guardate da "fotografo" disincantato, ma da normale osservatore ..... da uomo qualunque.

Forse rappresentavo il "targhet" delle sue foto quando furono scattate.

Le immagini mi sono rimaste stampate in mente .... ed in mezzo a quelle foto si respirava quella tensione ... quella paura ... quall'angoscia..... quell'insicurezza.... quella desolazione che porta la guerra anche nel momento della vittoria e dell'alzata delle bandiere.

Se Capa, o chi per lui � riuscito a veicolare un messaggio con quella potenza ..... e con quello � riuscito a formare delle coscienze critiche nei confronti della guerra, mi sembra un risultato pi� che encomiabile.

Lo ritengo, da quel che ho letto, non proprio un sempliciotto da pensare che ricorrendo a delle contraffazioni del genere, non sarebbe stato scoperto.

Ma forse ha pensato bene che il raggiungimento del suo scopo valeva anche qualche "trucco".
Cristiano Orlando
Ache io Diego sono d'accordo con te. Sono contento di apprendere la diversit� del fotogiornalismo dell'epoca e concordo nel non poter valutare col metro di oggi le foto di allora. Ma allora valutiamole col metro di allora storicizzandole nell'evento di allora. Io non ho interesse a demonizzare Capa, non � un mio modello di riferimento, lo trovo un personaggio della sua epoca. Se � vero che sono foto fatte all'epoca, con i mezzi dell'epoca e la mentalit�, come la citata "breccia di porta Pia", dell'epoca � pur vero che anche il giudizio deve essere storicizzato, senza mitizzarlo, cosa che altres� mi sembra accada spesso con Capa. La mia critica quindi si riferiva a quanti, giornalisti etc trovano intoccabile Capa, a quanti denunciano complotti, inghippi e cospirazioni per demonizzare un personaggio. Assolutamente non voglio questo, vorrei che come si parla dei lati meravigliosi di Capa, si parli dei lati pi� oscuri o comunque pi� dubitativi del personaggio. Anche le foto del national di inzio secolo non sono quelle di oggi, proprio come contenuti, ma se uno afferma che in una determinata foto � mostrato una visione centrata sul modello europeo di vita considerato superiore, questo non deve necessariamente essere un attacco ad un national perfetto, o una macchinazione per demonizzare il national. Capa non � mai considerato un bravo fotografo del suo tempo, ma un pioniere, il padre del fotogiornalismo, oggi per radio addirittura un "testimone che racconta la tragica durezza della realt�". Cosa che a pare mio non era, anzi in quel caso non � stato. Poi sulla questione dell'etica del fotogiornalismo nata dalla considerazione della foto di Capa, � chairo che sostengo un modello totalmente diverso da Capa e dalla foto in questione, ma questo senza cattiveria verso Capa, ma � passato, il suo modo, quella foto oggi � a parer mio inaccettabile come foto di fotogiornalismo, � un esempio,al massimo, di cosa all'epoca veniva considerato fotogiornalismo, senza nulla togliere, ma anche senza nulla dare.
Una considerazione-domanda per� :
Proprio in virt� del racconto fatto da Capa, se � vero (e ti credo bada bene) che all'epoca era considerata cos� la fotografia giornalistica, perch� Capa l'ha venduta in maniera totalmente differente? almeno da quello che ho letto.
Per quanto riguarda la fonte internet �, io so che non � il massimo della verit� per cui ho posto tutto, come ci� che � riportato, non come ci� che so, mi sembra per� una fonte valida per identificare che esiste un dibattito in proposito. i tempi di redazione non lo consentono, mi dici... e allora che dire, c'� qualcosa nel nostro giornalismo che va rivisto alla radice.
La passione con cui sostengo una certa etica del fotogiornalismo deriva dal fatto che io ammiro quei fotoreporter (tutti) che fanno arrivare i miei occhi la dove non sono ancora arrivati e frose non arriveranno,cos� come apprezzo le tue foto quando mi portano a vedere qualcosa,e per questo io voglio vedere quello che �, perch� non ho altro modo per farlo e quindi mi affido alle persone come te, se anche da queste devo aspettarmi una costruzione...� triste.

QUOTE
senn� qualcuno potrebbe pensare che sto cercande di lucrare un invito a pranzo a casa Orlando

ma io mi auguro che tu lo voglia, nulla mi farebbe pi� piacere. Se volessi lucrarti il pranzo (dando per scontato che sia uan fortuna laugh.gif ) sarei feliccissimo.
Cris
tembokidogo
E vai Cristiano, questi 3d some come quelle partite a carte che ti prendono al punto di non accorgerti che s'� fatta mattina! Bravo!

lo trovo un personaggio della sua epoca.

Come tutti noi. Capa incarnava l'essenza del fotogiornalismo dell'epoca, come del resto HCB e altri grandi "coevi". E anche fra le opere di questi "grandi" si trovano molte foto costruite, il che toglie ben poco (o nulla) al loro valore.


Proprio in virt� del racconto fatto da Capa, se � vero (e ti credo bada bene) che all'epoca era considerata cos� la fotografia giornalistica, perch� Capa l'ha venduta in maniera totalmente differente? almeno da quello che ho letto.

Perch�, ai fini del messaggio che intendeva trasmettere, non faceva differenza. N� il pubblico di allora s'aspettava che lo facesse. La fotografia aveva allora legami molto stretti con la pittura, e in parte, a mio avviso - ma qui servirebbe il giudizio di Nico - dalla pittura mutuava anche l'esigenza di "compendiare" in un'immagine il senso complessivo dell'evento descritto. Il paragone che mi viene pi� immediato sono i quadri di Giovanni Fattori dedicati alle battaglie risorgimentali.

� passato, il suo modo, quella foto oggi � a parer mio inaccettabile come foto di fotogiornalismo, � un esempio,al massimo, di cosa all'epoca veniva considerato fotogiornalismo,

Pu� essere. Ma siamo davvero sicuri che il fotogiornalismo contemporaneo sia migliore? Ti faccio un esempio citando non un fotografo che non apprezzo, ma uno dei miei miti: la celeberrima foto di Salgado nella quale si vedono i minatori in sciopero che affrontano i militari con le baionette inastate. E' credibile che non si tratti di una foto costruita con un'attenta reg�a?

tempi di redazione non lo consentono, mi dici... e allora che dire, c'� qualcosa nel nostro giornalismo che va rivisto alla radice.

Sfondi una porta aperta...vorrei averti come presidente della Fnsi (Federazione nazionale stampa italiana).

ma io mi auguro che tu lo voglia, nulla mi farebbe pi� piacere. Se volessi lucrarti il pranzo (dando per scontato che sia uan fortuna ) sarei feliccissimo

Attento, che potresti vedermi approdare famelico alla porta di casa...
Ciao
Diego
Cristiano Orlando
E anche fra le opere di questi "grandi" si trovano molte foto costruite, il che toglie ben poco (o nulla) al loro valore.
Dici?A me personalmente tolgono molto, soprattutto se sono fatte passare per lampi di genio e non per ottime capacit� tecniche.

ai fini del messaggio che intendeva trasmettere, non faceva differenza...
e allora perch� l'ha presentata diversa. Se il pubblico non si aspettava una cosa diversa, perch� l'ha presentata cos�... ph34r.gif ...non sono pazzo, almeno non del tutto rolleyes.gif per� non capisco, se io giro un documentario o faccio un film al computer e il messaggio � lo stesso, perch� spaccio un cartone animato per un documentario. Sar� di travertino, ma non lo capisco.


Ma siamo davvero sicuri che il fotogiornalismo contemporaneo sia migliore?
beh almeno filosoficamente credo di s�, o comunque ha una filosofia diversa, chi crea un immagine accatastando finti cadaveri in posa 8ed � successo) viene visto dalle telecamere e schernito. Che poi c'� chi continua a creare, ti credo sulla parola.

vorrei averti come presidente della Fnsi

mi accontento di scrivere un articolo corredato dalle tue foto biggrin.gif poi qualche foto la far� anche io, ma le mie rimaranno ricordi.Per il momento invece non scrivo neanche sul giornale della parrocchia laugh.gif

Attento, che potresti vedermi approdare famelico alla porta di casa...
allora comincio a comprare il tappetino con scritto benvenuto, aprola data non si rimangia wink.gif

grazie.gif della bella discussione e del bel clima che crei.
Cris
_Nico_
QUOTE(tembokidogo @ Mar 20 2005, 10:16 PM)
La fotografia aveva allora legami molto stretti con la pittura, e in parte, a mio avviso - ma qui servirebbe il giudizio di Nico - dalla pittura mutuava anche l'esigenza di "compendiare" in un'immagine il senso complessivo dell'evento descritto. Il paragone che mi viene pi� immediato sono i quadri di Giovanni Fattori dedicati alle battaglie risorgimentali.
Effettivamente il reportage nasce nel mondo della pittura, con David: giuramento della pallacorda, morte di Marat, (auto)incoronazione di Napoleone. Per la prima volta la cronaca viene consapevolmente elevata a momento storico e trattata come pittura di storia. Ma il riferimento forte per Capa era certamente Los fusilamientos di Goya, con Gericault un altro grande �pittogiornalista�. Forse furono i Repubblicani stessi a suggerirglielo, ma non solo l'idea del braccio levato trova riscontro nel quadro quanto, soprattutto, l'evento.

Nel quadro di Goya gli Spagnoli vengono fucilati dalle truppe senza volto dei Francesi. E, se si pensa che le milizie di Franco erano robustamente appoggiate dai fascisti e soprattutto dai nazisti, ci si rende conto che l'immagine doveva evocare anzitutto, forse, i drammi della storia patria ed evocarli nel corso della guerra civile in atto.

La foto comunque � stata scatta nel '36, ed effettivamente bisognerebbe vedere foto e pitture dell'epoca per rendersi conto che forse, sin dall'inizio, essa fu studiata come opera di propaganda. Vera o no, doveva sollecitare gl'interventi nazionali e internazionali a favore del governo repubblicano. Lo stesso anno Picasso dipinge il famoso Guernica... Il quadro � molto celebre, e francamente anche quest'altro �simpatico furfante� smile.gif -per usare un termine di Claudio- ci ha campato parecchio. Era in declino da un bel po', e con Guernica si rilanci�...

Poniamo che la foto sia stata effettivamente 'costruita', con l'obiettivo di sollecitare aiuti per il governo repubblicano -il che � francamente molto probabile. V'immaginate che Capa, per seguire Cristiano laugh.gif dichiari: �figliuoli miei, abbiam fatto tutto una mattina, e il miliziano sta ancora bene e sta bevendo un bicchiere di vino con me, per� arruolatevi lo stesso e, se siete membri d'una nazione democratica, premete affinch� si aiuti la Spagna repubblicana�.

Siamo certi che il messaggio avrebbe avuto lo stesso risultato? Credo che a ben pensare la definizione di Capa formulata da Henri Cartier Bresson -che ci rigiriamo da un po'- sia quanto mai azzeccata e probabilmente alluda proprio a questo episodio: l'�avventuriero con un'etica� ha costruito un manifesto di propaganda a favore dei Repubblicani.

Se guardiamo i documentari dell'epoca -italiani, tedeschi, inglesi, americani- ci rendiamo conto che la propaganda prevale sul giornalismo asciutto e 'anglosassone' a cui pensa Cristiano. E di molto.

� questo il punto, secondo me. Sia il giornalismo che il foto giornalismo non possono essere immuni dalla propaganda, e qualche volta ci affogano proprio. Soprattutto quando le vite di milioni di persone sono legate a un s� o un no.

Ma il fotogiornalismo rischia d'esser coinvolto ancor pi� pesantemente nella propaganda, per la semplice ragione che nella nostra cultura l'immagine fotografica � associata alla 'realt�'. E comunque l'immagine la consideriamo pi� veritiera della parola... Inevitabile che l'immagine venga costruita per convincere. Han cominciato a studiarci ai tempi della Controriforma, cinquecento anni fa, e gli studi hanno avuto successo per diversi secoli. Tuttora, direi, continuano a funzionare... rolleyes.gif

Comunque, nel libro 150 years of Photo Journalism (ed. K�nemann, 39 �), la guerra civile spagnola, concentrata in poche pagine, � priva delle foto di Capa... Libro che vi consiglio vivamente. Per quella cifra avrete a casa quasi 900 pagine di fotografie d'estremo interesse.
tembokidogo
Ma siamo davvero sicuri che il fotogiornalismo contemporaneo sia migliore?beh almeno filosoficamente credo di s�, o comunque ha una filosofia diversa, chi crea un immagine accatastando finti cadaveri in posa 8ed � successo) viene visto dalle telecamere e schernito. Che poi c'� chi continua a creare, ti credo sulla parola.

Beh, allora ti racconto che cosa succede praticamente ogni giorno, probabilmente pi� volte al giorno, in una qualsiasi citt� italiana, piccola o grande, da Vipiteno a Lampedusa.

Nella redazione cronaca di un giornale (piccolo o grande, non importa) il crinista di turno ha appena finito il "giro di cronaca", ossia la lunga sequela di telefonata a polizia, carabinieri, finanza, pronto soccorso, vigili del fuoco e via elencando. "Tutto tranquillo", � la risposta di tutti. Di l� a mezz'ora c'�, dall'altro capo della citt�, che so, la presentazione del nuovo terzino della squadra di calcio locale. Ci manda il fotografo. Cinque minuti dopo, quattro balordi fanno irruzione nell'ufficio postale del paese vicino, chiudono impiegati e clienti nella toilette e se ne vanno col bottino. Prima del prossimo "giro" di telefonate passeranno due ore, quindi il fotoreporter arriver� sul posto a cose fatte e concluse. Si trover� da fotografare una casa con un'insegna gialla. Che fare? Che cavolo di foto sar�?
Allora, se il fotoreporter e sveglio e ha un buon rapporto, telefona al comandante del "radiomobile": "Tenente, sono sul posto della rapina, ma non c'� un accidenti da fotografare. Avete mica una macchina nelle vicinanze? Le � possibile chiedere ai ragazzi se pososno passare magari di qui, parcheggiare davanti all'ufficio, stare un secondo davanti all'ingresso...Grazie tenente, arrivederci. Gentilissimo".

Non ho rivelato nessun segreto professionale, ragazzi: molte delle foto di cronaca che "consumate" ogni giorno nascono (e muoiono) cos�.

Ma questo succede nei giornali di provincia, direte...

Qualche mese fa Bill Allen, ormai ex direttore del National Geographic, utilizz� lo spazio solitamente editoriale per chiedere scusa ai lettori. Sul numero precedente aveva pubblicato un servizio nel quale si vedevano i membri di una trib� della Tanzania centrale cacciare - cosa proibitissima ma, spiegava l'articolo, richiesta dai complessi rituali della trib� - l'elefante coi metodi tradizionali, frecce e lance. Si scopr� poi che le zanne erano marchiate, essendo state concesse in uso al fotografo (che non aveva dichiarato ovviamente le sue intenzioni) dal Kenya wildlife service; che le immagini erano state scattate in Kenya e non in Tanzania;
che i guerrieri non erano di quella tribu�, e che le scene cruente della caccia risalivano a pi� di una decina di anni prima, scattate in Congo. Annotazione non di poco conto: in Congo si trova l'elefante di foresta, in Tanzania quello di savana. Le differenze morfologiche sono evidenti anche per un non specialista che appena conosca la fauna africana.

Sempre NGM: Nelle fote di fine servizio su un reportage in Cina l'autove vantava d'aver fatto tutto con M6 e 35 F/1.4 Summilux. Poi, scorrendo le pagine, si vedeva una famiglia in un cubicolo da due metri per due, presa dall'alto, con tutte e quattro le pareti visibili. Il 35 mm era diventato almeno 21...

Diego
filippogalluzzi
Veramente un bel topic!
Me lo sto gustando!
_Nico_
Vedo oggi il venerd� di Repubblica della scorsa settimana, e sembrerebbe che l'articolo della Bignardi che ci ha consentito di sviluppare questa discussione sia stato discusso anche in redazione. O forse � solo un caso, ma che strano caso.

L'articolo titola La bandiera che liber� Berlino? Era una tovaglia. L'articolo, di Michele Smargiassi, racconta come costru� alcune sue celebri foto Ananievich Khaldei, �il Bob Capa sovietico�, lo definisce letteralmente... rolleyes.gif

Per� c'� una differenza: Khaldei �non fece nulla per nascondere che la sua fotografia pi� celebre, una delle pi� potenti immagini-simbolo della seconda guera mondiale, era stata interamente costruita, posata, recitata�.

Non subito, intendiamoci... �Quasi ottantenne, raggiunto da una troupe televisiva di Gorbaciov poco prima di morire, raccont� candidamente come ... fabbric� l'immagine che aveva in mente fin da quando aveva ammirato su un rotocalco la foto di un altro alzabandiera trionfale: quello dei marines americani a Iwo Jima...�

E qui viene fuori quanto dicevo a proposito della pittura di propaganda dell'epoca: �figlio del realismo socialista, notoriamente la forma d'arte pi� surreale e inventata che sia mai esistita, era abituato a comporre le sue fotografie con ritocchi e fotomontaggi, trasformandole in "visioni"�.

Come fa? �...si precipita nella sede dell'agenzia Tass, per la quale lavora, e strappa alla sconcertata segretaria tre tovaglie rosse usate per le cerimonie. poi corre dallo zio sarto e lo obbliga in piena notte a cucirvi sopra tre falci-e-martello di cartone. Altro volo ed eccolo a Berlino, a cercare una location giusta. Prova su un'aquila di granto... Ritenta alla porta di brandeburgo, ma non c'� lo sfondo drammaticamente giusto... Finalmente avvista la cupola diroccata del Reichstag da cui suppone, giustamente, che si goda un terribile panorama sulla citt� in fiamme, e vi si precipita...�

Se v'interessa il seguito proseguo... laugh.gif
__Claudio__
Prosegui Nico, sapevo che anche quella foto era un tarocco...ma non ne conosco i retroscena.
Marco Negri
QUOTE(_Nico_ @ Mar 21 2005, 06:16 PM)
Se v'interessa il seguito proseguo...  laugh.gif
*



Perch� no!

Un altro commento storico di grande interesse.

Grazie Nico... wink.gif
_Nico_
S�, si sapeva dei due orologi, uno dei quali venne cancellato. Ma sostanzialmente � come accusare Attila di eccesso di velocit�... laugh.gif

Dunque il nostro Khaldei arriva al Reichstag con le sue tovaglie istoriate di falci di cartone... blink.gif

�Nell'atrio incontra tre soldati russi che bevono vodka. Li scrittura su due piedi. Li fa arrampicare sul tetto reso scivoloso dall'umidit� e dal sangue dei cecchini uccisi. Scatta un intero rullino: una follia vista la scarsit� di materiale fotografico di allora, ma sa quel che fa. Finalmente capisce di avere nel carniere la preda giusta: uno dei sldati in equilibrio precario sul pinnacolo, le statue che ne replicano la silhouette, la bandiera ben dispiegata su un panorama di macerie. Il cielo troppo bianco sar� corretto pi� tardi con l'aggiunta di colonne di fumo�.

Ecco la questione degli orologi: �se ne accorge il redattore capo Palgunov: il soldato che sorregge il portabandiera ha un orologio su ciascun polso, almeno uno l'ha rubato a un morto. Comportamento poco eroico, ma rimediabile: Khaldei gli spennella di nero le braccia. Ed � fatta: l'icona del trionfo sovietico sul nazismo � nata�.

Dunque il trionfo? Macch�! �Mentre la sua fotografia viaggiava per il mondo esaltando l'eroismo sovietico, senza fruttargli un solo rublo, Khaldei ripiombava nell'oblio. Peggio: nel terrore staliniano�. Perch�? �...aveva un peccato originale: la sua nascita ebraica (era ebreo anche Rosenthal, quello dei marines a Iwo Jima; si conobbero a Parigi e si scambiarono le foto...)�, cos� �nel 1948, col primo vergognoso rigurgito antisemita sovietico fu licenziato dalla Tass assieme a tutti reporter ebrei. Si guadagn� da vivere, lui degno collega delle Bourke-White, dei Cartier Bresson, collaborando a rivistine di propaganda, per le quali fotografava delegazioni in visita ai colchoz e balletti folcloristici�.

Torna alla Pravda con Krusciov, ma lo licenziano nuovamente nel 1972, sempre per ragioni razziste, �e quando finalmente, con la Perestrojka, riottenne il diritto alla parola, le bendiere rosse non erano pi� di moda. Ma lui mor� serenamente nel '97, preferendo ricordare una Storia pi� importante delle infamie che gli tocc� sopportare. Dietro una fotografia falsa, a volte, c'� un uomo vero�.

Fine dell'articolo, che mi sembra alludere anche al nostro Capa...
_Nico_
Ecco la versione fumigante/fumigata:

user posted image

E quella 'originale':

user posted image
__Claudio__
Grazie Nico per queste preziose informazioni. A me danno da pensare... non dico cosa. biggrin.gif

Eitica...onest� intellettuale...tutto il modo � paese. Tutto va oltre lo scatto. Meglio una buona "ricostruzione" con un messaggio nobile che una nobile "foto" con un messaggio meno potente? hmmm.gif Ognuno apprezzer� ci� che crede sia meglio secondo lui.

_Nico_
Ed ecco una brutta scansione dalla doppia pagina del Venerd� di Repubblica, per necessit� ritagliata, col dettaglio dei due orologi, unico dettaglio non preventivato... smile.gif

user posted image
_Nico_
QUOTE(__Claudio__ @ Mar 21 2005, 06:50 PM)
Meglio una buona "ricostruzione" con un messaggio nobile che una nobile "foto" con un messaggio meno potente?


Per me la risposta � scontata. Ma in fondo vediamo solo la quinta pi� esterna del macchinario della propaganda, che ha imperversato per un secolo in Europa, lasciandola in macerie...

D'altronde non � bastata la caduta del muro di Berlino, che ha moltiplicato semmai le muraglie, e noi Italiani continuiamo a esser vittime di quel che chiamo guelfo-ghibellinismo. E fossimo solo noi le vittime. Va be', mi fermo qui, o comincio a cassandreggiare (giuro che non � una parolaccia....).
__Claudio__
E grazie anche per questa scansione. Scusami se ho risposto prima di questa.
tembokidogo
Gi�, Nico ha ragione, non c'� da stare allegri...
Contraffazioni e ricostruzioni propagandistiche continuano a proliferare anche oggi, con una aggravante: un tempo - non tanto tempo fa, diciamo un paio di decenni - un'informazione foto-giornalistica aveva una "vita" molto pi� lunga, l'impatto emotivo (parlo ovviamente di paesi ove non vigeva il pensiero unico) poteva essere mitigato, analizzato, contraddetto nello spazio di "esistenza" di quella immagine. Insomma, il sistema dell'informazione aveva in s�, potenzialmente, gli anticorpi per contrastare l'intossicazione. Ora un'immagine arriva al fruitore praticamente in tempo reale, e il giorno dopo � gi� archiviata, dimenticata, pu� essere con disinvoltura negata, contraddetta, "interpretata" da chi l'ha spacciata...e non parlo solo dell'informazione per immagini. A quei tempi, pi� che di falsificazione, si poteva parlare di enfatizzazione retorica: oggi l'obiettivo � portare a casa l'emozione "riscuotendone" la reazione in tempi brevissimi. Immagine sempre pi� al servizio della propaganda.
In questo contesto. mi piace ricordare un aneddoto narrato da Alberto Korda (l'autore della pi� famosa foto del "Che"), riguardante proprio Ernesto Guevara de la Serna. La scena si svolge negli studi della tv cubana: il "Che" viene intervistato da Jean Paul Sartre e da Simone de Beauvoir. La conversazione scorre via rilassata, Korda (che doveva ancora scattare l'immagine del Guerrillero eroico) afferra la sua Leica e comincia a scattare. Corre in camera oscura, sviluppa e stampa. Poi si presenta al Che con il mazzo di foto ancora umide. Il Che le guarda, annuisce. Poi alza lo sguardo e "fulmina" il giovane Korda. "Questa pellicola � un bene prezioso, ti � stato affidato per fare il tuo lavoro, non per sprecarla fotografando me".
Korda, per la verit�, era tutt'altro che un "lecchino di regime". Sempre pronto a cogliere l'attimo, ci regal� immagini indimenticabili come quella famosissima del "Che" in basco e giacca a vento, o del campesino fra la folla dell'Avana arrampicato su un palo della luce, ma anche l'irresistibile e comica sequenza di un imbranatissimo Castro che, ospite in Urss, inforca gli sci e si produce in epici capitomboli.
Diego
Halberman
Questo � un thread veramente eccezionale, da guardare e da leggere con tutta l'attenzione di cui uno � capace e con il sano gusto della curiosit� fotografica, storica e di costume. Alcuni interventi, in particolare quelli di Nico e di Tembokidogo, sono degni, per quantit� e qualit� di informazioni, di comparire in una rivista qualificata di storia del foto-giornalismo (che non esiste da nessuna parte, almeno per quello che mi risulta).

Sfido qualunque altro forum di fotografia ad offrire ai suoi user qualcosa che possa soltanto avvicinarsi a questo tipo e a questo livello di discussione.

Vi ringrazio moltissimo.

Saluti
Alberto
toad
QUOTE
Halberman Inviato il Ieri, 10:30 PM
  Questo � un thread veramente eccezionale, da guardare e da leggere con tutta l'attenzione di cui uno � capace e con il sano gusto della curiosit� fotografica, storica e di costume. Alcuni interventi, in particolare quelli di Nico e di Tembokidogo, sono degni, per quantit� e qualit� di informazioni, di comparire in una rivista qualificata di storia del foto-giornalismo 


Condivido. Si parla di fotografia! E in sesnso ampio.
Se trover� il tempo interverr� nuovamente.
Intanto, grazie.gif a tutti. Se ce ne fosse stato bisogno, un motivo in pi� di soddisfazione per me per essermi iscritto al forum (il primo e finora l'unico)

Un saluto

Toad
matteoganora
Complimenti a tutti, gran bel 3D... che lascia il velo di mistero su quello che � senza dubbio il pi� grande reporter di guerra della storia della fotografia.

Capa � e rimarra un mito anche per questo... per quel che mi riguarda � pi� imporatnte il messaggio di come questo messaggio � stato generato.

Finzione o no, molte foto di guerra, la maggioranza delle quali proprio di Capa, hanno sensibilizzato l'opinione pubblica in modo massiccio, e se creare la foto era il mezzo per ottenere un certo effetto, ben venga.

Mi godo le immagini di Salgado ben sapendo che molte di esse sono frutto di costruzione bilanciata e soppesata piuttosto che istantanee, sono toccato dalle sue foto come da quelle di Robert Capa... quel miliziano impersona la tragicit� della guerra e della morte... lui ha saputo comunicare questo... come l'abbia fatto fa parte della sua bravura di fotografo!
tembokidogo
QUOTE(matteoganora @ Mar 22 2005, 10:05 AM)
Complimenti a tutti, gran bel 3D... che lascia il velo di mistero su quello che � senza dubbio il pi� grande reporter di guerra della storia della fotografia.

Capa � e rimarra un mito anche per questo... per quel che mi riguarda � pi� imporatnte il messaggio di come questo messaggio � stato generato.

Finzione o no, molte foto di guerra, la maggioranza delle quali proprio di Capa, hanno sensibilizzato l'opinione pubblica in modo massiccio, e se creare la foto era il mezzo per ottenere un certo effetto, ben venga.

Mi godo le immagini di Salgado ben sapendo che molte di esse sono frutto di costruzione bilanciata e soppesata piuttosto che istantanee, sono toccato dalle sue foto come da quelle di Robert Capa... quel miliziano impersona la tragicit� della guerra e della morte... lui ha saputo comunicare questo... come l'abbia fatto fa parte della sua bravura di fotografo!
*



Infatti: l'"immortalit�" di questa e di altre immagini penso sia la testimonianza del valore intrinseco dell'opera di Capa. Di "taroccamenti" la storia di qualsiasi strumento di comunicazione e/o di espressione artistica � piena, ma a sopravvivere nel tempo � solo ci� che vale.
X Matteo: chiss� che cosa sarebbe riuscito a combinare con una Dslr... wink.gif
Diegfo
nuvolarossa
Questo � "nikon life"!
Thread come questo che stiamo leggendo fanno Cultura fotografica e sottolineano l'importanza di questo settore del Forum. Era da tempo che non si leggevano post di tale spessore, per questo ringrazio Nico, Diego, Claudio e tutti quelli che sono intervenuti e interverranno in questa discussione.

Secondo me la fotografia deve comunicare, non importa come viene realizzata, per� non deve neanche alterare la verit�. Berlino l'hanno liberata i sovietici, e questa foto testimonia tutta la drammaticit� di quell'evento, comunica quello che � avvenuto, cos� come la foto di Ivo Jima dove a sventolare � la bandiera americana. Sarebbe stato gravissimo se la bandiera a stelle e striscie l'avessero fatta sventolare sopra a una Berlino liberata.
Ben altro effetto mi ha fatto infatti il film "la vita � bella", dove con eccesso di ruffianeria in odore di oscar, il buon Benigni ha mostrato l'esercito americano che "libera" un lager che somiglia in tutto e per tutto ad Auschwitz o a uno dei vari campi esistenti in Polonia o in Austria, dove per verit� storica e di cronaca gli americani non sono mai arrivati hmmm.gif ...
Un conto � fare un "intervento" che non modifica la realt� ma serve solo a rafforzare il messaggio (certo bisognerebbe dirlo per onest�), un altro � stravolgere la verit�.... Ed oggi, in era digitale, tutto � possibile!
__Claudio__
QUOTE(nuvolarossa @ Mar 22 2005, 11:25 AM)

(certo bisognerebbe dirlo per onest�), ....
*



Era l'unica cosa che avevamo sommessamente chiesto smile.gif
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