QUOTE(zalacchia @ May 12 2005, 11:26 PM)
QUOTE(pi.ferr @ May 12 2005, 08:20 AM)
...Fotografia digitale vuole dire per il fotografo potere finalmente controllare tutto il processo di realizzazione di una propria immagine, anche a colori.
Quando stampavo in B&W, potevo passare anche 3 o 4 ore in camera oscura per stampare la fotografia che desideravo vedere, che avevo immaginato e visualizzato al momento dello scatto.
Oggi con l’avvento del digitale posso controllare personalmente anche il colore, nel mio precedente post ho spiegato sinteticamente ma nel dettaglio come questo avviene.
In particolare per la fase di stampa io non devo utilizzare il profilo del laboratorio, ma VOGLIO utilizzarlo, perché questo è l’unico metodo che mi permette preventivamente di sapere come quella determinata macchina stamperà la mia fotografia....
Ciao,ciao. Piero.
Con quel "VOGLIO", viene evidenziata una scelta, consapevole e intelligente.
Vediamo se riesco a sintetizzare alcuni metodi di stampa, in base a differenti esigenze, facendo riferimento a tre tipi di "figure": DILETTANTE - FOTOAMATORE - PROFESSIONISTA.
Dilettante.
Con la sua compatta o reflex che sia scatta in Jpeg, usa uno dei profili sRGB che più preferisce, usa il computer per scartare le immagini mosse, e masterizzate le rimanenti le invia al laboratorio che, nella maggior parte dei casi, gli restituisce delle discrete stampe.
(Per queste caratteristiche di utilizzo è sufficiente un monitor da €60, con taratura standard).
Fotoamatore.
Scatta in Raw o Jpeg e usa un profilo Abobe RGB, corregge la foto con Photshop o Capture, converte solo alla fine in Jpeg sRGB o nel profilo fornito dal lab.
Ottiene dei risultati ottimi, molto vicini alla perfezione.
(Per ottenere questi risultati occorre però un monitor da €600..? ben calibrato con utility tipo Adobe Gamma o sonde di calibrazione di tipo consumer.)
Professionista. (vale anche per il fotoamatore..."malato")
Poco si scosta dal fotoamatore evoluto, scatta in Raw o Jpeg, usa un profilo Abobe RGB, corregge la foto con Photshop o Capture ed usa diversi profili di stampa.
Se è solito stampare sulla stessa macchina, profila il proprio monitor in modo che corrisponda il più possibile ad una stampa campione, spesso usa dei profili forniti dal laboratorio che differenziano tra loro a secondo del tipo di carta usata.
I risultati sono sorprendenti.
(In questo caso il monitor è fondamentale, si può spendere 6.000 euro, la calibrazione può essere eseguita anche da ditte specializzate).
Nel mondo professionale non c'è uno standard, il fotografo-giornalista dedica molto meno tempo a Photoshop, un matrimonialista deve accontentare la propria clientela e, in genere, dedica il giusto tempo a sistemare le foto.
Il pubblicitario con clientela esigente spesso lavora con uno staff di persone, nessuna di loro sa cos'è un PC.
..ma che ho scritto a fare sta roba?
Ciao
Stefano Z.
Quanta buona volontà, e quanta confusione, contraddizioni ed esagerazioni.
E’ così difficile da capire che un monitor ( uno buonissimo costa meno di 500 euro ) deve restituire i colori corretti indipendentemente dall’utilizzo finale dell’immagine?
Che senso ha (anche per un professionista) castrare ad un’unica finalità uno strumento come il computer che è per definizione flessibile?
“…Se è solito stampare sulla stessa macchina, profila il proprio monitor in modo che corrisponda il più possibile ad una stampa campione, spesso usa dei profili forniti dal laboratorio che differenziano tra loro a secondo del tipo di carta usata…”
Questa frase non significa niente.
Ti faccio un esempio banale ma spero efficace.
Pierino è italiano scrive e legge perfettamente in italiano, però è miope e per questo utilizza un paio d’occhiali che correggono il suo difetto.
Pierino deve scrivere una lettera in francese ad un amico, francese, ma non conosce il francese.
Secondo te cosa fa Pierino si compera un paio d’occhiali che leggano in francese, direi di no, tutta al più si procura un dizionario di francese e fa una traduzione.
Ed ora segui:
Pierino è il tuo computer.
Gli occhi di Pierino sono il tuo monitor.
La miopia rappresenta le caratteristiche del tuo monitor.
Gli occhiali sono il profilo del monitor.
L’italiano è lo spazio colore d’origine.
L’amico francese è il laboratorio di stampa.
Il francese è lo spazio colore del laboratorio ( di destinazione ).
Il dizionario di francese è il profilo di stampa.
La lettera, ovviamente, è la tua fotografia.
Ora tu puoi cambiare le nazionalità di Pierino, dell’amico e le rispettive lingue scritte/lette, ma la conseguenza sarà solo quella di dovere cambiare il dizionario scegliendo quello più idoneo.
Di sicuro non devi cambiare gli occhiali di Pierino, mai per uno di questi motivi.
Gli occhiali si cambiano solo quando le caratteristiche degli occhi cambiano e questo succede frequentemente se gli occhi sono usati molto spesso. Proprio come i monitor.
Questo per chiarire solo la questione “Profilo monitor”, poi ci sarebbe tutto il resto.
Ciao,ciao. Piero.