QUOTE(Giorgio Baruffi @ Apr 30 2010, 05:58 PM)

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A parità di diaframma e di rapporto di ingrandimento, tutte le lunghezze focali restituiscono la stessa profondità di campo.
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Ciao Giorgio...

Il concetto, nella sua semplicità, è giustissimo, altroché.
Almeno dal punto di vista geometrico/ottico.
Ed essendo una proprietà ottica, questa prescinde necessariamente dalle dimensioni del formato sensibile che accoglie passivamente la proiezione ottica.
Però non possiamo omettere di considerare le dimensioni del formato sensibile come una variabile influente quando dalla mera fisica ottica si passa alla fruizione dell'immagine, che poi è (o dovrebbe essere) il fine ultimo della fotografia.
Per questo, introducendo nella catena produzione->fruizione una grandezza variabile come quella delle dimensioni del supporto sensibile, non possiamo non tener conto dei differenti "trattamenti" che inevitabilmente le immagini, "uscendo" dal sensore, dovranno subire per permetterne la fruizione. Diviene quindi indispensabile introdurre il concetto di circolo di confusione e con esso il concetto di ingrandimento, funzionale alla fruizione stessa.
Mantenendo la medesima distanza di ripresa e diaframma di lavoro (e stesso obiettivo/lunghezza focale, ovvio..) il rapporto di riproduzione, come abbiamo visto, resta costante anche variando le dimensioni del supporto sensibile (FX, DX).
Tra i due formati cambia però il circolo di confusione (relativo) dato che l'immagine registrata dal sensore DX dovrà essere ingrandita maggiormente per "riempire" il formato di fruizione scelto (poniamo una stampa 30x45) rispetto all'immagine registrata dal sensore FX.
Al DX va quindi arbitrariamente attribuito un circolo di confusione più piccolo.
La conseguenza è che a parità di R:R, diaframma e formato di stampa, il sensore più piccolo presenta una PdC (relativa)
inferiore rispetto al sensore più grande.
Viceversa, volendo mantenere la stessa inquadratura e andando così a modificare la distanza di ripresa e quindi il R:R, il circolo di confusione più piccolo, proprio del formato più piccolo, sarà più che "compensato" dalla modificazione del rapporto di riproduzione con la conseguenza che la PdC (relativa) del DX risulterà
maggiore di quella del sensore FX. Sempre considerando una stampa di pari formato come supporto di fruizione per entrambi le riprese.
Questa seconda fattispecie, come già accennato del corso del topic, essendo la più comune (almeno quando il R:R di 1:1 è sufficiente alla definizione dell'inquadratura) può tradursi nella "convenzione" che vuole che il DX abbia una PdC maggiore dell'FX, quando invece a parità di R:R (e normalizzando le altre grandezze) è vero il contrario.
Un'altra verità incontestabile è che a certi rapporti di ingrandimento, DX o FX, la PdC è sempre...troppo poca!

Spero che quanto scritto sia chiaro e utile alla discussione...
