Ciao Fabio, e benvenuto.
Il tuo reportage (che non � solo un tentativo) � gradevole.
Tralascerei ogni considerazione di ordine tecnico ed andrei direttamente a ci� che ci volevi raccontare, cio� (credo) uno spaccato di un certo tipo di lavoro.
A mio avviso la struttura narrativa sta in piedi, soprattutto se consideriamo che non era (almeno credo) nelle intenzioni dell'autore fare un REPORTAGE ENCICLOPEDICO su Uomini&Macchine nel mondo del lavoro.
Mi piace, per esempio, l'ultima immagine che � davvero intensa ed a suo modo molto indicativa.
Una considerazione credo che vada fatta sull'ottica usata che rende una visione non sempre immersiva del contento in cui ti trovavi. Alcune altre immagini, invece, mancano di intensit� e , a mio avviso, non riescono a coinvolgere lo spettatore pi� di tanto. In un piccolo (e difficile) reportage tutte le immagini dovrebbero essere all'altezza del compito.
@Simone: anche qua non comprendo bene la ratio di questo
accanimento terapeutico ...
Il lavoro in oggetto � un lavoro minimale, abbastanza timido, abbastanza carente sotto il profilo tecnico, eppur tuttavia non � del tutto privo di vita n� di forza.
Sul dove, quando e perch� ... anche qua ... sinceramente, non trovo il motivo di queste richieste cos� pressanti. Sul dove mi pare scontato, siamo in Italia, sul quando ... � altrettanto chiaro, siamo in piena contemporaneit� ... , sul perch� ... ne potremmo parlare.
Personalmente valuto il tentativo dell'autore come uno sforzo (parzialmente riuscito) di rappresentarci questo TIPO di lavoro in alcune sue sfaccettature, cio� il pericolo, lo stress, la fatica, e mi sovviene a tal proposito il ricordo di tante brutte notizie che ci arrivano quasi quotidianamente e che riguardano proprio lavoratori di questo tipo.
Aggiungo solo che l'oggetto di questo reportage NON � un fatto di cronaca, per il quale ben potrebbero valere le richieste in merito al quando al dove ecc. ecc. Fabio ha cercato di rappresentarci un altra cosa, che � molto molto pi� difficile.
Paolo