QUOTE(IlCatalano @ Oct 7 2010, 02:26 PM)

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Questo NON per merito DIRETTO della diversa dimensione del sensore, ma perch� tale diversa dimensione mi costringe, per avere la stessa inquadratura, ad avvicinare maggiormente l'obiettivo al soggetto, ottenendo cos� uno sfocato pi� intenso.
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QUOTE(cuomonat @ Oct 7 2010, 04:18 PM)

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La matematica NON � un'opinione: osservare i termini della
formula per verificare che
una delle variabili � il
cdc.
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Infatti...tutto giusto quanto scrive IlCatalano se consideriamo la sola componente OTTICA della questione. Otticamente � solo l'obiettivo che influisce, ovviamente, e questo a parit� di distanza si comporter� sempre nello stesso modo a prescindere dalla dimensione del sensore che ne cattura la proiezione ottica.
Quello che manca nella spiegazione e che non consente di eliminare la variabile della dimensione del sensore dal calcolo (comunque aleatorio, in quanto dipendente da altre variabili ancora..) della Profondit� di Campo (che nella realt� dei fatti "non esiste" e non modifica il fatto certo che il piano di nitidezza � sempre uno ed uno solo) � il concetto di Circolo di Confusione.
Il Circolo di Confusione entra in gioco nel momento in cui della mera proiezione ottica dell'obiettivo si voglia fare una fruizione fotografica tangibile, ossia lo scopo ultimo della fotografia. Auspicabilmente, una stampa.
Il CoC viene attribuito arbitrariamente ad un dato formato fotografico, supponendone un certo grado di ingrandimento per permetterne una fruizione e normalmente si fa riferimento ad una stampa "tot" e ad una distanza di osservazione pari alla diagonale del formato finale. A parit� di ingrandimento finale il circolo di confusione attribuito ad un formato pi� grande sar� sempre maggiore del circolo di confusione di un formato pi� piccolo. Questo comporta un diverso "sviluppo" della PdC al cambiare del formato sensibile di partenza, che quindi diventa un fattore diretto, non pi� indiretto.
Introducendo il concetto di CoC nella definizione di PdC finale, osserviamo come a parit� di Rapporto di Riproduzione
ottico (che generalmente si traduce in: stessa focale e stessa distanza di ripresa) il formato pi� grande presenter� una PdC pi� estesa rispetto ad un formato pi� piccolo.
Esemplificando, una D3 ed una D300, entrambe equipaggiate con un 300mm che riprendono un soggetto alla stessa distanza di ripresa avranno diversa PdC in una stampa dello stesso formato. E sar� maggiore nella ripresa effettuata con la D3, proprio per via del CoC pi� grande (minore ingrandimento lineare).
Viceversa, pareggiando le inquadrature con i due formati, ovvero modificando il Rapporto di Riproduzione, nonostante il CoC maggiore del formato pi� grande, la modificazione della distanza di ripresa (o l'uso di una lunghezza focale pi� corta a parit� di distanza) comporter� una maggiore PdC nella stampa effettuata partendo dall'elemento sensibile pi� piccolo.
Ricordo anche che a parit� di formato sensibile e di Rapporto di Riproduzione, la lunghezza focale non sar� pi� un fattore nell'estensione della PdC che risulter� uguale (con minima approssimazione) con un 20mm e con un 200mm.
L'esempio pi� semplice da fare � a R:R elevati in macrofotgrafia. La PdC di un 60mm � la medesima di un 200mm quando entrambi "sviluppano" un R:R uguale (1:1, 2:1, 1:2, etc.).
Appare chiaro (?) come tutte queste formule e questo tipo di grandezze siano condizionate da numerose variabili e soggette a modificazione in funzione delle dimensioni di fruizione, della distanza di visione e se vogliamo pure dell'acutezza visiva dell'osservatore....quindi tutta la questione � abbastanza aleatoria e necessita di un'attribuzione a priori di alcuni valori per
convenzionalizzare standardizzare un calcolo affinch� sia ragionevole. L'unica realt�, come detto, � che il piano di nitidezza � sempre uno e solo uno. Il resto � solo una "illusione ottica", ma alla fine la fotografia cos'�..?

Non so se sono stato chiaro...per� ci ho provato
