
Uomini, donne e bambini, ciascuno con la propria meta affollano strade urbane ed extraurbane. I pi� fortunati in bicicletta, i pi� addirittura scalzi. E�€™ un susseguirsi di emozioni, ad ogni attimo trascorso in quella terra corrisponde un solco, profondo, scavato nel mio animo. Immaginavo l�€™Africa sulla base di racconti di amici e documentari, qualche articolo su riviste, ma non avevo idea di cosa significasse vivere l�€™Africa. Appena sette giorni prima di partire ho partecipato ad un seminario organizzato dalla Nital presso la Sapienza di Roma. Argomento era L�€™evoluzione della fotografia nel tempo. Mi colp� particolarmente l�€™intervento del prof. Rebuzzini: �€œ nel 1839, data ufficiale della nascita della fotografia, un individuo nella propria vita poteva osservare non pi� di cinquanta immagini�€��€�. Oggi, noi occidentali, siamo affogati di immagini. Poi sono stato a Dabaso, un piccolissimo villaggio a circa 30 km da Malindi, che non � servito dall�€™energia elettrica. Al tramonto, dopo una giornata di lavoro ci si riunisce davanti al fuoco, si raccontano delle storie ai bambini e poi tutti a dormire perch� l�€™indomani si deve andare a lavorare ed a scuola, al sorgere del sole�€�
Niente Playstation o similari.
Niente storie per restare svegli un po�€™ in pi�.
Tornando chiedo alla guida di indicarmi la scuola. Dista oltre 5 km dal villaggio! Tutte le mattine i bambini vi si recano da soli ed a piedi ed una volta in classe fanno un�€™ora di pulizie prima di iniziare le lezioni. Come avrebbe detto il mio amico K.D.: �€œumbelieveble�€�!
Tornando al viaggio, dopo un giorno di ambientamento, inizio con le escursioni programmate: Robinson Island, Che Chale o spiaggia dorata, Tsavo est, Safari blu e Sardegna 2. Escursioni diametralmente opposte le une alle altre, ma che bene mi hanno illustrato le meraviglie naturalistiche del Kenya e dell�€™Oceano Indiano.

Sveglia all�€™alba per fotografare gli animali oppure luculliane grigliate di aragoste e granchi su un�€™incantevole atollo di candida sabbia che appare e scompare a seconda delle maree.

L�€™azzurro intenso del mare che diventa verde dove l�€™acqua � pi� bassa contrapposto al rosso della savana. Sono contrasti forti, per emozioni stridenti. Come stridente � la presenza di schermi pubblicitari lcd sui palazzi di Mombasa, e le persone che vi passeggiano sotto che non possono permettersi le scarpe! Ma questa � l�€™Africa e questo � il Kenya. Tutto quello che avevo visto aveva riempito i miei occhi, ma non la mia anima. Mi mancava ancora il vero spirito dell�€™Africa, avevo visto la parte commercial �€“ turistica, cercando di andare un po�€™ pi� in profondit� qua e l�, ma non mi bastava.

Nell'epoca in cui viviamo siamo costantemente bombardati da immagini televisive, ed i colori ed i paesaggi di luoghi lontanissimi sono ben chiari nell�€™immaginario collettivo. Non ha pi� senso raccontare un viaggio solo in termini di panorama. Ci� che conta � l'elemento umano, con cui devo interagire. Cos� decido di dedicare il giorno precedente alla mia partenza per girovagare liberamente, senza guide, per le vie di Malindi.

Inizio dal lungomare, e procedendo in direzione sud incontro un villaggio di pescatori che avevo adocchiato giorni prima in una escursione in barca. Il colpo d�€™occhio � strabiliante, il cielo � velato ma i contrasti cromatici sono netti: sabbia dorata lambita dal mare azzurro. Barche ormeggiate a pochi metri dalla battigia ed altre adagiate sulla spiaggia; improbabili cantieri navali in cui gli operai lavorano con attrezzi che nemmeno il pi� conservatore dei maestri d�€™ascia nostrano userebbe. Mi avvicino per scattare delle foto. Mi chiedono dei soldi. Questa � l�€™Africa. Indisposto dalla richiesta tiro diritto, provo a rubare qualche scatto, ma continuo per il mio tour. La giornata � calda ed umida, la polvere alzata dai tuc tuc (diffusissimo mezzo di trasporto locale, un�€™ape piaggio modificata per il trasporto di persone) mi si appiccica addosso. Nel mio girovagare per il lungomare vengo affiancato da diversi beach boys i quali mi accompagnano in giro per la citt� in cambio di una mancia. Provo a farli desistere ma non c�€™� verso. Non mi rimane che prendere un tuc tuc e farmi portare al mercato vecchio. Sembra un formicaio, brulicante di vita, di colori e di odori. Subito a destra c�€™� l�€™angolo dove lavorano il ferro e, naturalmente, vendono i manufatti. Direttamente sulla terra ci sono pentole, mestoli, bracieri ed oggetti vari. In Italia nessuno si sognerebbe mai di comperare un mestolo poggiato a terra.

Vengo immediatamente riconosciuto come turista, anche se qui i beach boys hanno ceduto il passo agli street boys. L�€™unica differenza � il numero. Sono contornato da una frotta di guardaspalle. Ne ho pi� del Primo Ministro!!! Ignorandoli (per quanto possibile�€�) procedo con la mia �€œpasseggiata�€� nel mercato vecchio, affascinato dal modo di vivere degli indigeni osservo le bancarelle e le contrattazioni e tutto quanto accade attorno. Un pescivendolo che pulisce il pesce sul ciglio della strada, su un sudicio banchetto di legno, coi gatti che cercano di arrampicarsi ed arraffare qualcosa e rimediare il pranzo�€� Sono in Africa.

Procedo fino ad un bivio in cui sulla destra si apre una sorta di corridoio con il mercato della frutta e della verdura. E�€™ angusto ed affollato, ed io sono ormai attorniato da oltre venti guardaspalle. Per fare una foto devo chiedere ai miei gorilla di spostarsi per liberarmi l�€™inquadratura. Provo a chiedere loro di lasciarmi in pace, ma questa frase, sebbene parlino italiano ed inglese fluentemente, non la comprendono. Avvilito, stravolto dalle condizioni meteo e dagli street boys escogito per la seconda volta nella mattinata di fuggire con un tuc tuc. Purtroppo non sar� l�€™ultima. Mi reco al Tourist Market, un mercato di souvenir a meno di un km dal mio hotel. Il posto � caratteristico, si accede dalla strada e si apre un dedalo di viuzze con baracche che fungono da negozietti. Anche qui avevo fatto i conti senza l�€™oste. Ero l�€™unico turista all�€™interno del mercato!!! Immediatamente assalito dai venditori sono obbligato a fare la voce grossa per ristabilire l�€™ordine, e far tornare tutti ai propri posti. Inizio un giro tra animaletti scolpiti nella pietra saponaria oppure intagliati nel legno. A questo punto conosco un�€™altra abitudine indigena, quella di contrattare il prezzo.

Armato di santa pazienza inizio a controbattere alle richieste folli che mi venivano fatte dai venditori, strappando un prezzo di poco superiore alla met� della richiesta iniziale, ma se avessi avuto l�€™energia per continuare sarebbe stato ancor pi� basso!!! Avvilito dall�€™insistenza dei venditori riesco a guadagnare l�€™uscita ed a rincamminarmi verso l�€™hotel, meno di un kilometro a piedi � una passeggiata piacevole anche con attrezzatura in spalla e busta di souvenir. Ma non con nuovi beach boys in cerca di fortuna a mie spese! Per la terza volta nella mattinata ricorro allo stratagemma del tuc tuc. Sono le 11.30 e mi sento stravolto�€�
Dopo il pranzo ed un rigenerante bagno in piscina, alle 15.30 mi incontro con il sig. Peppe, persona eccezionale che ho avuto la fortuna di conoscere in albergo. Lui � presidente di un�€™associazione di volontariato e si trova a Malindi per comperare un terreno e costruire un orfanotrofio. Decido di andare con lui, da casa avevo portato un po�€™ di colori, penne, matite e qualche medicinale da donare a dei bambini e ne approfitto. Non ci sono parole per descrivere le emozioni provate in quel pomeriggio, il sorriso di quei bambini riempie l�€™anima.


L�€™unica cosa che sento di descrivere � il momento in cui Elisabetta, mia compagna di viaggio, stava distribuendo delle caramelle ai bambini nell�€™orfanotrofio, e questi si sono disposti in una fila ordinata, coi piccoli avanti ed i grandi dietro e con una compostezza unica tutti hanno preso una sola caramella, senza provare ad avere il bis. Questa immagine io la rapporto alla nostra quotidianit�, in cui ognuno di noi prova ad �€œaccelerare�€� la coda in posta, in banca o al supermercato e cos� via a scapito della persona pi� educata o distratta. Beh, posso solo dire che il terzo mondo, come noi lo definiamo, mi ha insegnato, tra le altre cose, il rispetto e l�€™educazione!
Asante Sana Kenya!