Buongiorno a tutti!
Sono un analogista da oltre 30 anni e mi permetto questa ... piccola incursione in un 3D digitale perch� molto, ma moooolto incuriosito da come la teoria del SZ possa trovare applicazione anche in questo campo.
Innanzitutto una piccola premessa: la "misurazione zonale" (che pu� farsi indubbiamente utilizzando anche l'espposimetro della macchina in lettura spot, puntandolo sulle diverse aree della scena, come giustamente diceva Attilio PB - lo Staff � sempre lo Staff

- e non solo con un esposimetro esterno) � solo una parte del tutto. Tale misurazione, infatti, � finalizzata ad individuare:
- la parte da riprodurre quale grigio medio al 18%
- lo scarto di luminosit� tra le altre aree della scena,
il tutto secondo la "pre-visualizzazione", sulla base dell'esperienza e del risultato che si intende raggiungere, fatta dal fotografo sul prodotto finale, cio� sulla stampa.
La fasi successive, cio� sviluppo e stampa del negativo, vengono quindi "pilotate" secondo le valutazioni fatte al momento dello scatto.
Ora, il procedimento analogico in B&W � caratterizzato da presupposti totalmente diversi rispetto al digitale, basti solo penasare al concetto di grigio medio al 18% (che non � il 18% di grigio, ma la trasparenza al 18% sul negativo, cio� una densit� di 0,75), che viene di volta in volta "spostato" dal procedimento di sviluppo e stampa proprio sulla base della valutazione fatta in sede di ripresa.
Premesso che gi� in pellicola sorgono enormi difficolt� ad utilizzare il SZ su negativi che non siano in GF, poich� tale sistema offre risultati interessanti solo se ogni negativo viene "lavorato" singolarmente in CO, come possono queste regole essere utilizzate in campo digitale?
Cosa � per il sensore un grigio medio al 18%?
Cosa avviene in fase di conversione in Camera Chiara su questo 18%?
Forse il SZ dei digitalisti � l'HDR?
Vincenzo
P.S.: se ho ecceduto nelle domande bastonatemi pure ... o rispondetemi a dispense