Qui, invece, voglio rappresentare quello che mi ha colpito di pi�: due ore passate in una fabbrica di mattoni; due ore intense, sotto l�aspetto umano e nella percezione di una vita locale, normalmente non estesa al comune turista. Una scelta quasi causale - perch� le guide e gli accompagnatori non ti portano in questi posti -, dovuta alla mia determinazione di inseguire il fumo di una ciminiera vista da lontano, nonostante le perplessit� di un�autista che vedeva questa scelta quantomeno come molto originale.


Come le bandiere e le ruote di preghiera, nel Nepal i mattoni, specie quelli rossi, cotti in fornace, sono ovunque. Tutti gli edifici delle citt� e dei villaggi sono costruite con questi mattoni, e anche con quelli grigi, ottenuti per essicatura; l�estrazione dell�argilla � facile e ampia, in larga parte della valle; piane e colline vengono erose per supportare lo sviluppo edilizio di Kathmandu, una delle attivit� pi� redditizie, ma anche pi� dure dell�economia nepalese.


Al di fuori della citt�, il paesaggio � riempito dalle alte ciminiere fumose delle fornaci, in particolare intorno a Bakthpur, come quella visitata; qui cuociono i mattoni fatti d�argilla rossa e si fanno essiccare quelli di terra grigia, entrambi molto simili ai nostri per dimensione e tipologia. Le fabbriche lavorano a pieno ritmo nella stagione secca. Dalle colline, quando non c�� lavoro nei campi, scendono a Bakthapur intere famiglie per scavare l�argilla, riempire le forme, cuocere i mattoni e trasportarli, tornando talvolta nei loro villaggi al momento di preparare i nuovi raccolti. Il reddito agricolo infatti non basta a mantenere una famiglia per tutto l�anno e la manovalanza nelle fornaci, anche se pagata molto poco, aiuta la sopravvivenza.


Le fabbriche sono cresciute rapidamente; intorno ad ognuna di esse � sorto il piccolo villaggio dove dormono, vivono, mangiano coloro che ci lavorano e le loro famiglie; un�industria che occupa sopratutto donne e bambini, talvolta, anche di sette/otto anni; quando sono troppo piccoli per lavorare, spesso accompagnano comunque le madri sul luogo di lavoro, in ogni caso attaccato alla loro �abitazione�, e i mattoni sono anche il loro gioco. Nell�insieme, l�atmosfera ricorda quella di un girone dell�Inferno dantesco.


Il lavoro consiste, oltre che nello scavare l�argilla e nel cuocere/essicare i mattoni, anche nel trasportarli e conservarli; proprio per questo grossi e vecchi camion salgono e scendono di continuo nelle piccole strade della valle e una moltitudine di persone li carica e scarica, ammassando i mattoni in pile di dimensioni enormi.


Si tratta di un�attivit� dura, le cui condizioni stanno migliorando, ma troppo lentamente; consola, in parte, per�, pensare che sia un�attivit� finalizzata alla costruzione delle case dove gli stessi nepalesi vanno ad abitare, e non di giocattoli e borse destinati a gente pi� ricca, pi� fortunata e molto pi� lontana. Un�attivit�, ovviamente, molto interessante anche per l�aspetto fotografico; purtroppo, non � stato possibile scegliere n� l�ora, n� la luce migliore per scattare; essendo l�ultimo giorno, non � stato possibile neanche tornare. Una sottile polvere rossa era poi fittamente presente nell�aria; la conseguente dominante nelle foto � stata volutamente corretta solo parzialmente con un filtro verde in pp. La qualit� delle immagini ne risente, ma non, spero, la testimonianza di un vissuto tanto lontano dal nostro. Testimonianza di un duro lavoro ma anche di una grande gentilezza: il permesso di fotografare � stato dato senza alcuna difficolt� e il fotografo accolto con cortesia, e curiosit� quantomeno reciproca, da tutti.










