Ricominciamo tutto da capo e mettiamo un po' di ordine.
Un ottica (perfetta, quindi virtuale) mette a fuoco su un piano e su uno solo, quindi i punti che stanno su questo piano vengono riprodotti come punti sul piano della pellicola (sensore). Tutti gli altri punti, appartenenti a piani anteriori o posteriori al piano focale, vengono riprodotti come cerchietti. Fin tanto che i cerchietti sono di diametro inferiore al diametro del "
cerchio di confusione" vengono percepiti dall'occhio umano come punti; oltre questo valore vengono percepiti come cerchi (o pallette) e provocano la sensazione di sfocatura.
La profondità di campo, quindi, rappresenta la distanza lineare tra i piani anteriori e posteriori per i quali i punti vengono rappresentati con cerchietti aventi un diametro inferiore o uguale al diametro del cerchio di confusione.
Quindi il perno di tutto è questo benedetto cerchio di confusione.
Il cerchio di confusione (
c) viene determinato su base psicofisica percettiva ed è fissato per ciascuna dimensione di pellicola e/o sensore. Nel suo calcolo si tiene conto degli ingrandimenti, della visione normale media con acutezza visuale di 10/10, ma non sto qui a riportare il calcolo. E' vero che viene valutata su una stampa, ma con processo a ritroso viene determinata per ciascuna dimensione di pellicola/sensore.
Quindi per tutto il resto delle considerazioni occorre accettare il fatto che il cerchio di confusione è un
valore determinato dalle dimensioni del sensore (in fotografia digitale) o della pellicola e varia in modo
lineare, cioè direttamente proporzionale alle dimensioni del sensore/pellicola.
A questo punto entra in scena la distanza iperfocale (
H).
La distanza iperfocale è quella distanza del piano focale per la quale tutti i punti retrostanti il piano focale e quelli antistanti fino alla metà della distanza stessa di iperfocale vengono percepiti come a fuoco.
Ebbene, la distanza iperfocale si calcola così:
H = F*F/(f*c)Dove
F= lunghezza focale dell'obiettivo,
f= apertura relativa (diaframma),
c= diametro del circolo di confusione.
La conoscenza dell'iperfocale (H) ci consente di calcolare la profondità di campo anteriore (
PA) e posteriore (
PP) per una determinata distanza (
u) di piano focale, con le seguenti formule:
PA = (H*u)/(H+u)
PP = (H*u)/(H-u)Tutto questo per arrivare a dimostrare che in effetti la profondità di campo dipende da:
1) Lunghezza focale (
F)
2) Apertura relativa (diaframma -
f )
3) Diametro del cerchio di confusione (
c)
4) Distanza del piano focale (distanza di messa a fuoco -
u)
A questo punto si può finalmente rispondere al quesito di Fabrizio, cioè è vero o non è vero che, a parità di focale equivalente, la profondità di campo di una compatta è maggiore di una reflex con sensore più grande ?
Voi che ne dite ? E' vero o no ?
E' assolutamente vero !
Se osservate con attenzione le formule, vi accorgerete che
H è proporzionale al
quadrato della lunghezza focale diviso per il prodotto dell'apertura relativa e del diametro del circolo di confusione.
Se volete togliervi lo sfizio, continuando la trattazione analitica con pochi passaggi potrete verificare che la profondità di campo varia in proporzione inversa al quadrato della lunghezza focale. Ovvero se si dimezza
F la PdF aumenta di 4 volte.
Viceversa il diametro del cerchio di confusione è, almeno in prima approssimazione, funzione lineare delle dimensioni quindi con le compatte digitali aventi sensori piccolini la PdF aumenta e di molto, anche a parità di focale
equivalente con le sorelle aventi sensori più grandi.
I volenterosi hanno di che fare i calcoli
Saluti
Pietro