
QUOTE
Mark Seliger, fotografo del vano scala
"Chiudo i miei soggetti per trasformarli"
di CRISTINA NADOTTI
ROMA - Bianco e nero classico, sviluppo fatto a mano, con processi lontanissimi dalla velocit� della stampa digitale. E soprattutto uno sfondo scarno, uno spazio angusto stretto tra mattoncini, che mette a nudo l'anima. Le immagini di Mark Seliger restituiscono speranza a quanti temono che la fotografia di una volta sia perduta, spazzata via dalla tecnologia digitale. Lui sublima questa aspirazione all'immagine d'arte e fa del suo studio sui generis, il pozzo dell'ascensore, il tempio della fotografia newyorchese. Tutto parte da un vano scala, in quella che era un'ex prigione femminile del 1850 (un edificio antichissimo per New York) tra Charles Street e West Side Highway.
Seliger � uno conosciuto, pubblica su Gq e Vanity Fair, � stato capo fotografo dei Rolling Stones e ha gi� ritratto i pi� grandi. Poi li ha portati nel cubicolo che sovrasta il pozzo dell'ascensare del suo studio e ha scoperto qualcosa di nuovo. Come ha detto in una videointervista al New York Times, � stato come se in quello spazio angusto sia venuto fuori qualcosa a met� tra il teatro e l'espressione pi� genuina di se stessi. Le fotografie che ha raccolto in "Mark Seliger: in my stairwell", uscito nel 2005, mostrano volti che sembrava di conoscere, ma appaiono, con intorno quei mattoncini, tutt'altra cosa.
Prendete David Bowie: mai aveva avuto un'espressione cos� ieratica e dimessa insieme. Prendete il regista e attore Tim Robbins: quel bavero alzato e quegli occhi accusatori e indagatori dicono tutto del suo impegno politico. Prendete Mohammad Al� che scherza con Michael J.Fox, la sua malattia non � nascosta, ma la foto rende tutta la dignit� e l'ironia con cui la affronta. Poi ci sono attori che scherzano con il loro ruolo, "decostruiscono e recitano", come dice Seliger, soprattutto "trasformano se stessi attraverso la creazione di una diversa relazione con lo spazio".
E fin qui potrebbe essere solo una nuova mostra a New York, un nuovo libro elegante. Ma Seliger ha in mente di pi�. Vicino al pozzo dell'ascensore � gi� nata una galleria, dove al momento sono esposte le foto del suo libro. Ma visto che l'autore ha soldi a sufficienza per non dipendere dalla vendita delle immagini in mostra, vuole aprire ad altri. "Non mi interessa una galleria commerciale - ha detto Seliger - mi interessa ci� che potrei vedere qui dentro. Voglio che la galleria diventi una comunit�, un posto dove far incontrare scrittori, artisti, attori". Ma sempre con la fotografia in mente: "Questo progetto � stato ispirato dalla voglia di stimolare la fotografia tradizionale. Vorrei ricreare l'idea di una comunit�, in una citt� che � solo piena di fotografi, pur se grandi fotografi".
"Chiudo i miei soggetti per trasformarli"
di CRISTINA NADOTTI
ROMA - Bianco e nero classico, sviluppo fatto a mano, con processi lontanissimi dalla velocit� della stampa digitale. E soprattutto uno sfondo scarno, uno spazio angusto stretto tra mattoncini, che mette a nudo l'anima. Le immagini di Mark Seliger restituiscono speranza a quanti temono che la fotografia di una volta sia perduta, spazzata via dalla tecnologia digitale. Lui sublima questa aspirazione all'immagine d'arte e fa del suo studio sui generis, il pozzo dell'ascensore, il tempio della fotografia newyorchese. Tutto parte da un vano scala, in quella che era un'ex prigione femminile del 1850 (un edificio antichissimo per New York) tra Charles Street e West Side Highway.
Seliger � uno conosciuto, pubblica su Gq e Vanity Fair, � stato capo fotografo dei Rolling Stones e ha gi� ritratto i pi� grandi. Poi li ha portati nel cubicolo che sovrasta il pozzo dell'ascensare del suo studio e ha scoperto qualcosa di nuovo. Come ha detto in una videointervista al New York Times, � stato come se in quello spazio angusto sia venuto fuori qualcosa a met� tra il teatro e l'espressione pi� genuina di se stessi. Le fotografie che ha raccolto in "Mark Seliger: in my stairwell", uscito nel 2005, mostrano volti che sembrava di conoscere, ma appaiono, con intorno quei mattoncini, tutt'altra cosa.
Prendete David Bowie: mai aveva avuto un'espressione cos� ieratica e dimessa insieme. Prendete il regista e attore Tim Robbins: quel bavero alzato e quegli occhi accusatori e indagatori dicono tutto del suo impegno politico. Prendete Mohammad Al� che scherza con Michael J.Fox, la sua malattia non � nascosta, ma la foto rende tutta la dignit� e l'ironia con cui la affronta. Poi ci sono attori che scherzano con il loro ruolo, "decostruiscono e recitano", come dice Seliger, soprattutto "trasformano se stessi attraverso la creazione di una diversa relazione con lo spazio".
E fin qui potrebbe essere solo una nuova mostra a New York, un nuovo libro elegante. Ma Seliger ha in mente di pi�. Vicino al pozzo dell'ascensore � gi� nata una galleria, dove al momento sono esposte le foto del suo libro. Ma visto che l'autore ha soldi a sufficienza per non dipendere dalla vendita delle immagini in mostra, vuole aprire ad altri. "Non mi interessa una galleria commerciale - ha detto Seliger - mi interessa ci� che potrei vedere qui dentro. Voglio che la galleria diventi una comunit�, un posto dove far incontrare scrittori, artisti, attori". Ma sempre con la fotografia in mente: "Questo progetto � stato ispirato dalla voglia di stimolare la fotografia tradizionale. Vorrei ricreare l'idea di una comunit�, in una citt� che � solo piena di fotografi, pur se grandi fotografi".
E un link (ma come non posso pi� sopportare 'sti siti tutto Flash e gallerie!

Mark Seliger