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giuliomagnifico
Ci sono dei momenti in cui pi� che fotografo ti senti uno sciacallo, come le persone che vanno a rubare dopo una catastrofe naturale...

� cos� che torno da un reportage per Der Spiegel con una giornalista tedesca, cinque giorni fotografando gli sbarchi degli immigrati o dentro i centri di prima assistenza... Dove smistano le persone come monetine da 1 o 2 euro!

Quando vedi le persone che sono dietro una porta di vetro ammassate come animali, con la maniglia solo all'esterno che tu puoi aprire e loro che ti battono sul vetro perch� tu gli apra... ma tu non puoi, puoi solo fotografarli.

O vedere dei bambini piangere davanti a te perch� hanno perso tutta la famiglia in guerra, hanno viaggiato in barca con a fianco dei cadaveri e ancora tremano e ti chiedono cosa devono fare e io so solo che devo fotografare...

E essere portati in delle baracche di sassi con metri e entri di immondizia, cacche, mucche morte, ed essere umani che vivono li in mezzo e ancora con la macchina fotografica in una mano e la compatta a girare video e interviste nell'altra...

E poi quando sei di fianco a giornalisti di Al Jazeera, NBC, ecc... che piangono quando una ragazzina siriana incinta, appena sbarcata, chiama per la prima volta da settimane sua madre col nostro cellulare e non riesce neanche a parlarle perch� scoppia in lacrime appena gli dice "siamo in Italia, siamo salvi..." Ma io non riesci a commuovermi e continuo a fotografare...


La cosa incredibilmente pensante emotivamente � il distacco che c'� tra e loro, non credevo fosse cos� difficile... Anche quando al confine e in Siria, si � insieme nelle stesse condizioni, se cade una bomba muori te come loro, dopo aver scattato una foto non torni in macchina con l'aria condizionata ma sei per strada come loro...non ti senti cos� tanto diverso o superiore, in certi posti e condizioni le situazioni umane si livellano! Ma quando c'� cos� distacco, fotografare � davvero difficile perch� ti guardano con questi volti, questi occhi che ti fanno capire come � elevato il distacco tra chi non ha niente (loro) e tra chi ha tutto (te).


Non posso fare vedere le foto e i video ancora, perch� deve prima uscire l'articolo su Der Spiegel (ero con una giornalista tedesca appunto), ho finito ieri di lavorare alle foto scattate e pi� le rivedo e pi� ci penso! Ho fatto anche dei video molto "forti".

Per� a met� settembre me ne vado in Iraq che � meno devastante psicologicamente, almeno non ti senti uno sciacallo fotografico ma un reporter che � li con loro nel loro mondo, (quasi) nelle loro condizioni!

Posso mostrare queste due foto perch� le ho fatte per conto mio fuori dal lavoro per Der Spiegel (almeno, non credo proprio vengano usate nell'articolo). E sono le due meno emozionanti...

Immagine ridimensionata: clicca sull'immagine per vederla con le dimensioni originali.



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kermit68
QUOTE(giuliomagnifico @ Aug 16 2014, 01:22 PM) *
Ci sono dei momenti in cui pi� che fotografo ti senti uno sciacallo, come le persone che vanno a rubare dopo una catastrofe naturale...

� cos� che torno da un reportage per Der Spiegel con una giornalista tedesca, cinque giorni fotografando gli sbarchi degli immigrati o dentro i centri di prima assistenza... Dove smistano le persone come monetine da 1 o 2 euro!

Quando vedi le persone che sono dietro una porta di vetro ammassate come animali, con la maniglia solo all'esterno che tu puoi aprire e loro che ti battono sul vetro perch� tu gli apra... ma tu non puoi, puoi solo fotografarli.

O vedere dei bambini piangere davanti a te perch� hanno perso tutta la famiglia in guerra, hanno viaggiato in barca con a fianco dei cadaveri e ancora tremano e ti chiedono cosa devono fare e io so solo che devo fotografare...

E essere portati in delle baracche di sassi con metri e entri di immondizia, cacche, mucche morte, ed essere umani che vivono li in mezzo e ancora con la macchina fotografica in una mano e la compatta a girare video e interviste nell'altra...

E poi quando sei di fianco a giornalisti di Al Jazeera, NBC, ecc... che piangono quando una ragazzina siriana incinta, appena sbarcata, chiama per la prima volta da settimane sua madre col nostro cellulare e non riesce neanche a parlarle perch� scoppia in lacrime appena gli dice "siamo in Italia, siamo salvi..." Ma io non riesci a commuovermi e continuo a fotografare...
La cosa incredibilmente pensante emotivamente � il distacco che c'� tra e loro, non credevo fosse cos� difficile... Anche quando al confine e in Siria, si � insieme nelle stesse condizioni, se cade una bomba muori te come loro, dopo aver scattato una foto non torni in macchina con l'aria condizionata ma sei per strada come loro...non ti senti cos� tanto diverso o superiore, in certi posti e condizioni le situazioni umane si livellano! Ma quando c'� cos� distacco, fotografare � davvero difficile perch� ti guardano con questi volti, questi occhi che ti fanno capire come � elevato il distacco tra chi non ha niente (loro) e tra chi ha tutto (te).
Non posso fare vedere le foto e i video ancora, perch� deve prima uscire l'articolo su Der Spiegel (ero con una giornalista tedesca appunto), ho finito ieri di lavorare alle foto scattate e pi� le rivedo e pi� ci penso! Ho fatto anche dei video molto "forti".

Per� a met� settembre me ne vado in Iraq che � meno devastante psicologicamente, almeno non ti senti uno sciacallo fotografico ma un reporter che � li con loro nel loro mondo, (quasi) nelle loro condizioni!

Posso mostrare queste due foto perch� le ho fatte per conto mio fuori dal lavoro per Der Spiegel (almeno, non credo proprio vengano usate nell'articolo). E sono le due meno emozionanti...


Quello che dici ti fa molto onore. Personalmente per� credo che gli "sciacalli" fotografici siano altri. E' solo grazie a te e ad altri giornalisti se si sa quello che succede. Credo che un minimo di distacco professionale sia giusto, non si pu� sopportare tutto il peso delle ingiustizie sulle proprie spalle. Un po' come un medico che non pu� essere empatico con tutti i sui pazienti, soprattutto chi fa cose particolari tipo oncologia.

Poi un conto � avere un minimo di distacco ed un altro � essere degli sciacalli ... IMHO ovviamente wink.gif
Francesco Martini
QUOTE(giuliomagnifico @ Aug 16 2014, 01:22 PM) *
Posso mostrare queste due foto perch� le ho fatte per conto mio fuori dal lavoro per Der Spiegel (almeno, non credo proprio vengano usate nell'articolo). E sono le due meno emozionanti...



Io vorrei tanto vedere le altre..... rolleyes.gif
Francesco Martini
vz77
QUOTE(giuliomagnifico @ Aug 16 2014, 01:22 PM) *
Ci sono dei momenti in cui pi� che fotografo ti senti uno sciacallo, come le persone che vanno a rubare dopo una catastrofe naturale...

� cos� che torno da un reportage per Der Spiegel con una giornalista tedesca, cinque giorni fotografando gli sbarchi degli immigrati o dentro i centri di prima assistenza... Dove smistano le persone come monetine da 1 o 2 euro!

Quando vedi le persone che sono dietro una porta di vetro ammassate come animali, con la maniglia solo all'esterno che tu puoi aprire e loro che ti battono sul vetro perch� tu gli apra... ma tu non puoi, puoi solo fotografarli.

O vedere dei bambini piangere davanti a te perch� hanno perso tutta la famiglia in guerra, hanno viaggiato in barca con a fianco dei cadaveri e ancora tremano e ti chiedono cosa devono fare e io so solo che devo fotografare...

E essere portati in delle baracche di sassi con metri e entri di immondizia, cacche, mucche morte, ed essere umani che vivono li in mezzo e ancora con la macchina fotografica in una mano e la compatta a girare video e interviste nell'altra...

E poi quando sei di fianco a giornalisti di Al Jazeera, NBC, ecc... che piangono quando una ragazzina siriana incinta, appena sbarcata, chiama per la prima volta da settimane sua madre col nostro cellulare e non riesce neanche a parlarle perch� scoppia in lacrime appena gli dice "siamo in Italia, siamo salvi..." Ma io non riesci a commuovermi e continuo a fotografare...
La cosa incredibilmente pensante emotivamente � il distacco che c'� tra e loro, non credevo fosse cos� difficile... Anche quando al confine e in Siria, si � insieme nelle stesse condizioni, se cade una bomba muori te come loro, dopo aver scattato una foto non torni in macchina con l'aria condizionata ma sei per strada come loro...non ti senti cos� tanto diverso o superiore, in certi posti e condizioni le situazioni umane si livellano! Ma quando c'� cos� distacco, fotografare � davvero difficile perch� ti guardano con questi volti, questi occhi che ti fanno capire come � elevato il distacco tra chi non ha niente (loro) e tra chi ha tutto (te).
Non posso fare vedere le foto e i video ancora, perch� deve prima uscire l'articolo su Der Spiegel (ero con una giornalista tedesca appunto), ho finito ieri di lavorare alle foto scattate e pi� le rivedo e pi� ci penso! Ho fatto anche dei video molto "forti".

Per� a met� settembre me ne vado in Iraq che � meno devastante psicologicamente, almeno non ti senti uno sciacallo fotografico ma un reporter che � li con loro nel loro mondo, (quasi) nelle loro condizioni!

Posso mostrare queste due foto perch� le ho fatte per conto mio fuori dal lavoro per Der Spiegel (almeno, non credo proprio vengano usate nell'articolo). E sono le due meno emozionanti...




se non sei sciacallo spietato non sei fotografo. la tua artemo professione � mostrare bambini che maneggiano mitraglie. corpi di disperati. persone che vivono in condizioni di adattamento in posti sperduti senza igiene in malattia e povert� e fame. i fotografi devono essere ipocriti. ne conosco tanti che vorrebbero salvare il mondo poi vanno con d4s a korogocho nelle discariche a fare foto ad orfani mutilati lasciandolo 5euro per una foto o qualche pasto caldo. io mi vergogno di questo. non ho coraggio nemmeno di fotografare i tossici che vomitano nel loro angolino o condividono un cartone di tavernello. � pure quella bellezza. ormai siamo abituati ad apprezzare volti segnati da malattie sofferenze disagi. basta anche parlare di stevemccurry non servono i fotoreporter di guerra. ormai sappiamo gi� cosa succede. ma se non guardiamo una foto non siamo contenti. di fronte ad un bambino senza genitori sporco di fango e denutrito non riuscirei ad alzare la fotocamera da 8000 euro e scattare. i fotografi non hanno questa morale. specie quelli che vanno nei posti pi� caldi o remoti o poveri. i paparazzi della povert� sono comunque ben visti. se fotografi briatore con il 600mm da un'altra barca ti ripudiano. molto meglio una 6x6 di un mutilato nei giacimenti di diamanti.
vz77
ps: due scenari e vi interrssate di ritratti/street.
1.villaggio sperduto in india. famiglia vestita di stracci. vi abbassate e fotografate.
2.stazione dei treni torino porta nuova. due tossici devastati condividono un tavernello.
scommetto che il 100% di noi riuscirebbe a scattare senza remore la scena 1, mentre nella condizione 2 nessuno. morale? si scatta meglio in altri paesi o meglio lontano...dalle regole del rispetto del disagio altrui.
giuliomagnifico
Il mio era un discorso un po' diverso. Fotografare in zone di guerra per me � stato pi� semplice emotivamente, proprio perch� non mi sentivo un sciacallo ma "uno di loro"... Era questo il succo del discorso smile.gif
vz77
QUOTE(giuliomagnifico @ Aug 16 2014, 04:03 PM) *
Il mio era un discorso un po' diverso. Fotografare in zone di guerra per me � stato pi� semplice emotivamente, proprio perch� non mi sentivo un sciacallo ma "uno di loro"... Era questo il succo del discorso smile.gif

in che senso, hai provato a sentire cosa si prova quando ti bombardano la casa o la tua citt�? non credo ci si possa sentire
uno di loro..sia stando dalla parte armata sia dalla parte colpita...
in ogni caso 'capisco' le difficolt� del mestiere...e son belle le due foto che hai postato
VOGLIO_IL_TREDICI


...Quando vedi le persone che sono dietro una porta di vetro ammassate come animali, con la maniglia solo all'esterno che tu puoi aprire e loro che ti battono sul vetro perch� tu gli apra... ma tu non puoi, puoi solo fotografarli.

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Ci sono cose che puoi anche decidere di non fare, se ho capito bene � il tuo lavoro (ho letto il tuo precedente post in Siria), ogni sorta di lavoro comporta un'etica; dipende se questa fa a pugni con la voglia o meno di consolidare ed affermare la propria professionalit�. Ogni tipo di lavoro � discutibile, pensa all'operaio che assembla parziali o sistemi d'arma per la difesa o per uso militare...lui lo fa per la pagnotta, ha moglie, figli, deve mantenere il suo benessere ma crea morte e distruzione...eppure � una brava persona, non farebbe male ad una mosca. Su un libro ho letto una frase illuminante : "non esiste un unico colpevole, ci sono gradi diversi di responsabilit�"
Non sono un moralista, non giudico quello che fai, immagino che molti fotografi invidiano l'esperienza sul campo, cerco solo di immaginarmi al tuo posto con una fotocamera in mano davanti a quelle persone in difficolt�...non necessariamente persone perfette, la sofferenza non rende perfetti o migliori, probabilmente molte persone che hai fotografato erano anche persone pessime, come esistono in tutti i paesi, la sofferenza tende ad umanizzare un po come la vecchiaia. Molti davanti alla foto di un bel vecchino sorridono e credono che dietro a quelle rughe ci sia solo saggezza o bont�, potessero parlare quelle rughe, chiss� quante ne direbbero!!! Sei uno sciacallo o sei un reporter? la domanda l'hai posta tu aspettando risposte diverse, immagino non solo da chi ti apprezza
Sciacallo � chi va a rubare nelle case dopo i terremoti, le alluvioni, chi specula sulle malattie chi scatta una foto ad una persona agonizzante senza prima pensare a dargli conforto o assistenza
Ho letto Terzani, noto reporter di guerra (e non) e scrittore per Der Spiegel, in Cambogia o in Vietnam durante la dittatura peseudocomunista si era caricato in spalla feriti agonizzanti senza speranza, buttati sul ciglio della strada, lasciati li a morire di stenti, lui aveva sempre una favolosa Leica M3 al collo con sopra un medio grandangolare credo, non ci sono foto di quella sua esperienza, questo � quello che intendo etica. Ma � solo una mia opinione
Buon lavoro
Amedeo - La Spezia
giuliomagnifico
Amedeo sono abbastanza d'accordo con te... Io comunque non sono uno sciacallo perch� so quello che faccio, per� le altre persone sicuramente possono pensare questo... Anche se non � vero! � questo che mi fa star male quando fotografavo certe scene! Forse la peggiore � stato quando una madre chiamava da oltre al vetro due bambine che erano sue figlie e mi chiedeva di aprirgli perch� le bambine erano con me, io non potevo e quando ci hanno provato le bambine � subito intervenuto un operatore! Lo fanno anche per il loro bene alla fine, per� � forte.

Quando sei uno di loro, nelle loro terre, � diverso, come scrivevo.

Poi ovviamente ho cercato di aiutare pi� persone possibili, c'erano tantissimi siriani che ormai sono le persone a cui sono pi� "legato", bastava che cercassi di dire due parole, delle poche che so, in arabo/dialetto siriano, che tutti ridevano, telefonavo al mio amico siriano a Udine per fargli spiegare la situazione, come poterli aiutare, ecc.. Con tanti sono ancora rimasto in contatto via Facebook, la ragazza incinta che piangeva al telefono con la madre, � arriva in Svezia, a Stoccolma, marted� e mi ha subito scritto ringraziandomi. Poi anche scene divertenti quando dicevo a loro che due mesi fa io ero in Siria e non ci credevo, allora gli facevo vedere le foto sull!iPhone e mi dicevano che sono pazzo, che loro scappano da li e io ci vado... Alla fine si instaura un ottimo rapporto con tutti, poi io ho qualcosa di speciale per attirare tutti, far ridere, dirmi cose che mai direbbero ad altri ecc.. Per� la prima impressione � quella, lo so, le capisco ormai queste cose, quando ti vedono con una macchina, il primo pensiero �: "Ecco un altro giornalista che viene a fotografarci neanche fossimo bestie allo zoo! Maledetto!"


@ Francesco Martini, purtroppo non posso, le hanno viste solo amici che conosco bene, anche per me � difficile "tenerle nascoste" per� � cos� che funziona :( anche perch� sono gi� online, video compresi (che alcuni sono pi� emozionanti delle foto) ma non posso condividere l'indirizzo della pagina :( spero solo che si muovano a far uscire l'articolo cos� posso pubblicare tutto laugh.gif ci sono molte, quasi tutte (laugh.gif ) le foto fatte in posti dove non potevo entrare, ho avuto discussioni con la polizia quando mi hanno trovato, denunce, nascoste le card, ecc... Meglio far calmate le acque, anche perch� io pubblico tutto (a differenza di Der Spiegel, che non credo possano pubblicare tutto).

Per adesso ho le foto dei personaggi siciliani che facevo quando giravo per strada per conto mio biggrin.gif non � per niente la stessa cosa ma... Se vuoi... son qui: http://www.giuliomagnifico.it/sicilys-life/

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milanto64
QUOTE(giuliomagnifico @ Aug 16 2014, 01:22 PM) *
Ci sono dei momenti in cui pi� che fotografo ti senti uno sciacallo, come le persone che vanno a rubare dopo una catastrofe naturale...

� cos� che torno da un reportage per Der Spiegel con una giornalista tedesca, cinque giorni fotografando gli sbarchi degli immigrati o dentro i centri di prima assistenza... Dove smistano le persone come monetine da 1 o 2 euro!

Quando vedi le persone che sono dietro una porta di vetro ammassate come animali, con la maniglia solo all'esterno che tu puoi aprire e loro che ti battono sul vetro perch� tu gli apra... ma tu non puoi, puoi solo fotografarli.

O vedere dei bambini piangere davanti a te perch� hanno perso tutta la famiglia in guerra, hanno viaggiato in barca con a fianco dei cadaveri e ancora tremano e ti chiedono cosa devono fare e io so solo che devo fotografare...

E essere portati in delle baracche di sassi con metri e entri di immondizia, cacche, mucche morte, ed essere umani che vivono li in mezzo e ancora con la macchina fotografica in una mano e la compatta a girare video e interviste nell'altra...

E poi quando sei di fianco a giornalisti di Al Jazeera, NBC, ecc... che piangono quando una ragazzina siriana incinta, appena sbarcata, chiama per la prima volta da settimane sua madre col nostro cellulare e non riesce neanche a parlarle perch� scoppia in lacrime appena gli dice "siamo in Italia, siamo salvi..." Ma io non riesci a commuovermi e continuo a fotografare...
La cosa incredibilmente pensante emotivamente � il distacco che c'� tra e loro, non credevo fosse cos� difficile... Anche quando al confine e in Siria, si � insieme nelle stesse condizioni, se cade una bomba muori te come loro, dopo aver scattato una foto non torni in macchina con l'aria condizionata ma sei per strada come loro...non ti senti cos� tanto diverso o superiore, in certi posti e condizioni le situazioni umane si livellano! Ma quando c'� cos� distacco, fotografare � davvero difficile perch� ti guardano con questi volti, questi occhi che ti fanno capire come � elevato il distacco tra chi non ha niente (loro) e tra chi ha tutto (te).
Non posso fare vedere le foto e i video ancora, perch� deve prima uscire l'articolo su Der Spiegel (ero con una giornalista tedesca appunto), ho finito ieri di lavorare alle foto scattate e pi� le rivedo e pi� ci penso! Ho fatto anche dei video molto "forti".

Per� a met� settembre me ne vado in Iraq che � meno devastante psicologicamente, almeno non ti senti uno sciacallo fotografico ma un reporter che � li con loro nel loro mondo, (quasi) nelle loro condizioni!

Posso mostrare queste due foto perch� le ho fatte per conto mio fuori dal lavoro per Der Spiegel (almeno, non credo proprio vengano usate nell'articolo). E sono le due meno emozionanti...



Se ti senti uno sciacallo significa che non lo sei.
francesco.z.
Non sei uno sciacallo, bens� un TESTIMONE...
e rendi partecipi gli altri di quanto di brutto pu� accadere tra gli uomini.
Per me � importante e te ne ringrazio.
Ciao, Francesco
Lapislapsovic
QUOTE(giuliomagnifico @ Aug 16 2014, 01:22 PM) *
...Ma io non riesci a commuovermi e continuo a fotografare......

Penso sia logica la cosa, se ti commuovi prima dello scatto rischi di perdere l'attimo e la concentrazione e quindi di sbagliare il "servizio", o meglio di sbagliare il messaggio che si vuol trasmettere wink.gif , a casa poi rivedendo le foto ti assale tutta l'emozione che hai tenuto sopita, fotografare in situazioni del genere a mio parere porta ad un logoramento psicologico, solo chi � realmente forte od altamente motivato o cinico ed insensibile pu� farlo per tantissimo tempo, immagino che la maggior parte dei fotografi dopo un p� di anni preferiscano cambiare genere fotografico, il problema � per� fare i conti poi coi propri ricordi delle tragedie vissute e riprese.

Massima solidariet� ed ammirazione per coloro che hanno un cuore e riprendono queste cose affinch� giunga il messaggio giusto atto a sensibilizzare i pi� affinch� certe cose non avvengano... guru.gif Pollice.gif

Ciao ciao
Dr Fafnir
Giulio sei un grande. Che si tratti di qualcuno con un bicchiere di vino a Udine, di un profugo siriano o di uno sbarco dai sempre in visione delle grandi foto, complimenti sia come persona perch� quello che scrivi ti fa onore che come fotografo. Sia per la qualit� delle immagini sia per la tua carriera
Paolo Rabini
QUOTE(milanto64 @ Aug 16 2014, 05:41 PM) *
Se ti senti uno sciacallo significa che non lo sei.


Ottima osservazione Milanto64!

Giulio, sono dieci parole da incorniciare: una frase che pu� valere un trattato di etica
giuliomagnifico
Proprio vero milanto64!

Grazie a tutti, sono tornato abbastanza demoralizzato da questo reportage... Mi avete dato una mano a tirarmi su biggrin.gif
milanto64
QUOTE(giuliomagnifico @ Aug 17 2014, 08:50 AM) *
Proprio vero milanto64!

Grazie a tutti, sono tornato abbastanza demoralizzato da questo reportage... Mi avete dato una mano a tirarmi su biggrin.gif

wink.gif
franlazz79
Credo che un buon metodo di affrontare questi problemi etici sia quello di consigliare a Giulio e a quanti non l'abbiano mai fatto la lettura di 1-2 libri del filosofo Hans Jonas. Lui approccia la questione etica non dal punto di vista del giusto o sbagliato ma dalla nostra capacit� di renderci "responsabili" di quello che facciamo, per l'oggi e per il domani. Credo sia un punto di vista interessante che esce da molti schemi. Ad esempio io credo che incaricare una persona di un ruolo e che questa lo accetti secondo me significa una presa di coscienza su cosa quel ruolo richiede in termini di capacit� di esserne responsabili: tutti ci aspettiamo che un medico capace sia disposto ad amputare per salvare una vita, o che un capo di stato ordini all'esercito di intervenire se si � sotto invasione....e che un reporter faccia il suo sporco lavoro...Ci� di cui non possiamo prenderci la responsabilit� piccola o grande che sia dovrebbe essere oggetto di obiezione di coscienza. Forse il fotoreporter � volente o nolente uno sciacallo come un soldato in guerra diventa gioco forza un assassino, tutto sta a capire se uno e l'altro sono disposti ad accollarsi questo peso consci del proprio ruolo e nel rispetto della propria coscienza; in parte entrano in gioco i valori per cui si fanno le cose che possono controbilanciare ma fino ad un certo punto il peso poggia sempre sulle nostre umane spalle e non sulla patria o sul dovere di informare idealizzati.
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