QUOTE(_Nico_ @ Jun 2 2006, 01:47 PM)
.....................................................
La prima � che le riviste di fotogiornalismo -con tutto quel che dice giustamente Claudio- sono state ammazzate dalla tv. � vero che in altri paesi le riviste di fotogiornalismo sono ancora floride, ma � anche vero che sono pi� "di nicchia" (natura, viaggi, ecc.). D'altronde anche riviste non di reportage ma di tutto rispetto come
L'illustrazione italiana sono morte e sepolte.
In Italia il giornalismo d'inchiesta piace poco, che scriva o fotografi... Ma piacciono poco le inchieste in genere. ................................................................................
......... essi tendono a chiedere la foto della domenica o del luned� ai propri lettori anzitutto per aumentare l'accesso alle pagine e dunque per motivi anzitutto commerciali...

Vorrei davvero che la morte delle riviste che si occupavano di fotogiornalismo fosse stata decretata dall'immediatezza e della completezza dei reportage televisivi, Nico.
Purtroppo credo non sia cos� e per due motivi principali, oltre ad altri secondari, che vado ad esporre:
1�. La televisione, soprattutto per quanto riguarda il fotogiornalismo d'inchiesta, � sicuramente, a parer mio, quanto di pi� asservito ci sia al potere dominante o a quello dell' opposizione istituzionale , salvo alcune sporadiche eccezioni che vanno comunque, in fatto di share, desolatamente deserte. Tanto per fare nomi e cognomi come giusto, basta prendere i dati d'ascolto di una trasmissione del valore di
"Report". I suoi dati d'ascolto non superano mai il 10% a favore dello sceneggiato di turno.
Tutto il resto, anche quello formalmente "contro", � di fatto incluso in un gioco di parti preordinate e precostituite a tal punto da far sorgere il sospetto che siano addirittura concordate.
Mi confermi che anche all'estero l'andazzo non � diverso e questo conferma a me che la cultura dominante ha teso alla perfezione la sua tela. Le priorit� date per ordine d'importanza, dal comune cittadino, sono altre. Tutt'al pi� ci si sofferma su rari scoop in cui ci si imbatte quasi per caso stando seduti in una sala d'aspetto, per dimenticarcene subito dopo, quando arriva il nostro turno.
2�. La commercializzazione dell'immagine affidata ai lettori non fa leva sulla coscenza civile e personale del reporter ma, anche in questo caso, alla civilt� della celluloide che premia. Non si spedisce la foto, fatta da compatta o da telefonino non � importante, per denunciare ma per
apparire. Poter dire, questa foto � mia, � molto pi� importante del suo contenuto, ammesso che ne abbia. D'altro canto non si pu� chiedere al comune mortale di fare del reportage d'inchiesta! Non � suo compito e soprattutto non � preparato per questo compito che, come sai, impone preparazione mentale e pianificazione, oltre che spostamenti e tempo.
Per dirla tutta: reporter non ci si improvvisa. E' un mestiere duro, pericoloso e di poche soddisfazioni economiche:
una missione che si deve avvertire dentro, come impegno civile e personale.
Con buona pace di chi si bea dei suoi prodotti di scarso o nullo interesse sociale e civile.
E mi si parla di ricerca....
P.S. felice di poter di nuovo incrociare qualche argomento con te.