Ma cos�� la Fotografia? Alla sua nascita nel 1839, e per quasi tutto l�Ottocento, la Fotografia era vista come uno �specchio della realt��. Era la natura che, �senza l�intervento della mano dell�artista�, come diceva Talbot, riproduceva se stessa. Quello che veniva notato di questo nuovo mezzo, era l�estrema verosimiglianza e la stupefacente ricchezza di particolari di cui nemmeno il fotografo si era potuto accorgere al momento dello scatto.
La fotografia era un fatto meccanico, automatico, in cui l�uomo altro non costituiva che un semplice operatore o, al pi�, un abile artigiano. In quest�ottica, la Fotografia non poteva essere considerata �Arte� ed il suo prodotto non poteva superare i limiti del documento. Anzi, la fede nella veridicit� della Fotografia era cieca ed assoluta: una fotografia non pu� mentire.
Ma ne siamo proprio sicuri? Gi� agli inizi del Novecento questa fede nella sua veridicit� comincia a venir meno. L�immagine fotografica ritrae la realt� a modo suo, secondo le leggi della prospettiva rinascimentale e, solo per questo, � un fatto culturale. Nell�immagine fotografica il reale ci appare in maniera molto parziale, da un unico punto di vista, ridotto a due dimensioni e privo di tutte quelle altre informazioni che i sensi di chi � sul posto possono percepire. In una immagine fotografica manca il fluire del tempo: un istante infinitesimo diviene eterno ed immutabile. La fotografia � quindi soltanto una �icona� della realt�, un qualcosa che le rassomiglia in parte.
Ma ci� che distingue in maniera netta la Fotografia dalla Pittura e dal Disegno � la necessit� di un �referente�. Mentre il pittore pu� dipingere qualsiasi cosa, ispirandosi ad una sua immagine mentale, perch� la macchina fotografica produca una immagine, � necessario che davanti all�obiettivo ci sia un oggetto reale. La Fotografia � quindi un �indice� della realt�. Come il fumo � indice del fuoco e le foglie che stormiscono sono indice del vento, una fotografia � indice del suo referente. Se osservo ad esempio un ritratto, non posso pensare solo al suo aspetto estetico o, se vogliamo, artistico. Il mio pensiero va per forza anche al referente, a colui che era l� in quel momento. �L� ed allora�. Qualcuno ha detto che la fotografia � una �rasoiata� spaziotemporale.
Ed ecco di nuovo che torna il fatto meccanico: essendo l�indice di qualcosa, ne � anche l�impronta. I fotogrammi ne sono l�esempio pi� calzante, essendo prodotti senza macchina fotografica, ma per azione della luce su di un foglio sensibile su cui si pongono degli oggetti. Quelle impronte sono l�indice degli oggetti che le hanno prodotte. Stiamo forse tornando indietro, alle idee ottocentesche? Non proprio.
La fotografia non � una fedele riproduzione della realt�, ma un fatto culturale, espressivo, artistico, che utilizza dei codici. E� quindi espressione del pensiero di chi la produce il quale, prima dello scatto, sceglie il soggetto, il punto di vista, l�angolazione, la luce, l�inquadratura, la messa a fuoco selettiva o no.
Dopo lo scatto, decide il tipo di carta, la sua gradazione, l�esposizione, il taglio, la cornice o, se si tratta del digitale, i vari interventi in postproduzione. In poche parole utilizza gli elementi del linguaggio fotografico, essendo la fotografia un mezzo di comunicazione.
Ma nell�istante brevissimo dello scatto, si realizza la peculiare essenza della fotografia: l�indice. All�aprirsi dell�otturatore la realt� esterna lascia una impronta sul materiale sensibile. Solo che la forma di questa impronta non � stata determinata esclusivamente dalla natura�
Enrico Maddalena