QUOTE(mirko1976 @ Jul 25 2006, 11:08 PM)
Concordo con Maurizio.
Un opera secondo me
� arte quando riesce a trasmettere a una massa un sentimento , e secondo me,
il primo critico deve essere l' artista stesso, in quanto sta cercando di trasmettere le emozioni o il messaggio che in quel momento passano attraverso il suo obiettivo, e indipendentemente dal lavoro eseguito per ricercare quello scatto, quello che conta � l' immagine finale
Quindi chi meglio di lui pu� sapere se su l' immagine ci sar� il sentimento che ha provato??Mirko, sono MOLTO curioso di una cosa...
Lasciami fare una premessa.
QUALSIASI opera d'arte
"trasmette a una massa un sentimento". Nel senso che almeno
UN sentimento,
uno qualsiasi, lo trasmette di sicuro, foss'anche l'indifferenza.

Ma era quello che "l'artista" VOLEVA trasmettere? Qui c'� uno dei problemi, ma ci arriviamo dopo.
Detto ci�, sono curioso di sapere questo. L'artista (chiamiamolo pure cos�), in questo caso il fotografo,
era presente al momento dello scatto (di solito, ma non sempre, come i fotonaturalisti insegnano). Ha, spesso, scattato quella foto
perch� emozionava LUI/LEI. E magari quello che lo/la emozionava era
una piccola cosa, che
in quel momento si collegava a una parte della SUA vita, dei SUOI valori, delle SUE idee personali, delle SUE esperienze passate... suscitando cos� l'emozione che ha "immortalato" nella sua foto. Come pu�, in questo caso, essere "il primo critico di se stesso"?
Ogni volta che guarder� quella foto,
vedr� di nuovo quella stessa piccola cosa, e ricorder� quel momento
cos� come l'ha vissuto, e
far� gli stessi collegamenti,
perch� sono i SUOI. Lui/lei "SA" cosa c'� dentro quella foto. Conosce tutto il
percorso evocativo che gli ha suscitato quella emozione. Ha tutto il
bagaglio esperienziale a cui quell'emozione � associata.
Per "essere il primo critico di se stesso" dovrebbe
DIMENTICARE tutto ci� per un momento, e
osservare la propria opera con occhio distaccato e, in un certo senso, "
innocente". Non che non si possa fare, ma � molto difficile, per la stragrande maggioranza di noi.
E cos� arriviamo a quell'altro problema, quello a cui accennavo prima...
QUOTE(davide raponi @ Jul 26 2006, 12:06 AM)
... si � artisti quando si riesce a trasmettere
a tutti, e dico tutti, ci� che si vuole esprimere.
Maggiore � il consenso pi� si � bravi artisti. Tranne alcuni casi di pubblico elitario.
e ci� rende lo stesso pi� refrattario di fronte ai giudizi.
...
Prima di ogni altra cosa,
"tutti" � una
"killer word". Semplicemente,
non � possiblle far arrivare a
TUTTI (
ma proprio TUTTI) lo
stesso messaggio. Utopia, come gi� notato almeno in parte da Maurizio. Ma soprattutto...
...nessun altro al mondo ha lo stesso identico bagaglio di esperienze, valori, idee, convinzioni e associazioni da cui l'artista � partito/a e che hanno suscitato in lui/lei quella specifica emozione o sentimento.
E quindi � semplicemente impossibile trasmetterlo tale e quale, anche a una sola altra persona, figuramoci a TUTTI...
Davide stesso lo sa, a qualche livello, e lo dimostra quando dice che
"Il problema dell'artista � anche la critica che comunque non sar� mai a conoscenza delle 'quinte' dierto il teatro di quell'opera". Ma il "problema dell'artista" non � quello. Il
vero problema dell'artista � che
vuole che tutti leggano la sua opera allo stesso modo, come l'ha pensata lui/lei, e soprattutto che la apprezzino tutti (allo stesso modo, magari).

E Davide lo dimostra dicendo
"Maggiore � il consenso, pi� si � bravi artisti", anche se credo che intendesse "consenso" nell'accezione di "accordo". Come si � detto, utopia. Perch� fosse possibile, dovremmo essere tutti uguali e avere le stesse esperienze e trarne le stesse conseguenze... E' piuttosto vero il contrario. Siamo tutti diversi, e non ci sono due persone al mondo che abbiano avuto esattamente le stesse esperienze allo stesso modo.
E allora lasciamo che chiunque "legga" quello che vuole o che pu� nelle nostre opere, e cerchiamo di imparare "i canoni" al meglio, per poterli poi violare consapevolmente al meglio, allo scopo di produrre intenzionalmente un certo
tipo di effetto in chi quell'opera osserva...
Poi mostriamo la nostra opera...
..e vediamo di nascosto l'effetto che fa.
Oh, tutte opinioni personali, beninteso!
Davide
PS: date le condizioni pietose dell'autore al momento di scrivere il post (ora antelucana e ancora niente caff�), � possibile che il senso dello stesso risulti incomprensibile o confuso. Non preoccupatevi, � cos� anche per lui!