Yum yum... Un thread davvero ricco di spunti e di considerazioni.

Per quel che vale, ecco i miei due cent sull'argomento...
Avete toccato tutti i temi per me più importanti. E tra questi, quelli che ritengo essere la sintesi di tutto il discorso (sempre dal mio punto di vista, ovviamente) sono stati riassunti in questi ultimi post...
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Comunicazione e tecnica, un binomio a mio avviso interdipendente.
Come non essere d'accordo?

Ma voglio far notare una cosa, che introduce il singolo parametro per me più importante. L'interdipendenza tra comunicazione e tecnica, o, come l'ha perfettamente sintetizzata Valerio,
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Quindi tecnica sempre al servizio della comunicazione, per renderla più efficace possibile; questo è ed è sempre stato il suo scopo primario.
IMPLICA un'
intenzione comunicativa a priori. Ovvero, ok, certamente da un "errore" può nascere una foto estremamente "comunicativa", ma... a monte, PRIMA dello scatto, c'era l'INTENZIONE di comunicare QUELLO, attraverso QUEL mezzo? Questa, per me, è "la differenza che fa la differenza". Il mosso, come tante altre, è una "tecnica" che può essere messa al servizio di una comunicazione in quanto è lo strumento "linguistico" adatto ad esprimere proprio quella comunicazione... ma senza l'intenzionalità, senza il controllo del mezzo comunicativo/espressivo, rimane una fortuità, un risultato "casuale".

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Purtroppo spesso (e non solo in fotografia) viene attribuita l’etichetta di artistico a messaggi che pur avvalendosi di tecnica raffinata non riescono a comunicare.
Quest'ultima citazione solo per ribadire che senza un messaggio, una comunicazione (e relativa intenzione)
a priori il risultato può essere misurato in termini "tecnici" ma certamente non "comunicativi"...
Per riassumere il processo così come lo vedo io:
- ho qualcosa da comunicare
- individuo "come" comunicarlo
- scelgo quindi le "tecniche" che ritengo più adatte, e previsualizzo il risultato
- trasferisco questo risultato nella situazione reale di scatto, e faccio i necessari aggiustamenti (regolazioni) del mezzo fotografico per ottenere proprio quel risultato
- inquadro, compongo e scatto
- eventualmente ripeto gli ultimi due punti fino ad ottenere il risultato voluto (o un risultato entro la tolleranza da me ammessa).
Nel caso del mosso, questo implica una serie di calcoli approssimativi che riguardano la velocità relativa del soggetto rispetto a noi e allo sfondo (o agli altri elementi della foto) e l'impressione che presumibilmente lascerà sul sensore a seconda del tempo di scatto selezionato... e altri parametri simili. Non dico che si arrivi alla "ripetizione identica" dello scatto, ma ad una buona approssimazione direi di sì...

Ah, il mosso è una tecnica che ho sperimentato abbastanza, molti anni fa, e ho poi abbandonato, per dedicarmi ad altri aspetti. Non ne sono mai stato un maestro, per l'amor di dio, ma me la cavavo con una certa decenza. E', come in molti altri casi, una questione di "studio ed applicazione"... Come fare certi passaggi sul pianoforte, o eseguire una certa figura sui pattini.