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b.veneri
Ciao a tutti, sono Benedetto e questo e' il mio primo messaggio sul forum.
Ho da poco una D70 e vorrei fare stampare da un laboratorio qualche immagine scattata in questi giorni.
Il formato originale e' in RAW, e vorrei convertirla in TIF con Nikon Capture 4.1.
Per il formato TIF il software mi da due possibilita', TIF RGB o TIF CMYK; quale e' il formato da scegliere?
Grazie a tutti.
Gennaro64
ciao

il formato TIF CMYK e adatto alle stampanti a quadricomia quindi quelle da casa ad inkjet per intenderci
e siccome i laboratori hanno stampanti chimiche ti consiglio di convertirle in TIF RGB

saluti
b.veneri
Grazie per l'aiuto, faccio fare qualche stampa di prova.
Ciao.
Daniele R.
QUOTE (genman @ Jun 23 2004, 08:49 PM)
ciao

il formato TIF CMYK e adatto alle stampanti a quadricomia quindi quelle da casa ad inkjet per intenderci
e siccome i laboratori hanno stampanti chimiche ti consiglio di convertirle in TIF RGB

saluti

blink.gif blink.gif

non farti troppe paranoie mentali, l'rgb è la scomposizione dei colori in digitale.

Come giustamente è stato fatto notare qualche giorno fa, allora anche i tipografi dovrebbero convertire i loro file in cmyk invece non è così
Andrea Lapi
Se non ho capito male, secondo me il tiff CMYK è adatto per stampare in quadicromia in tipografia. Il Tiff rgb va bene sia per le stampanti di casa che per i laboratori di stampa.

Attendiamo il parere definitivo del "Guru" del settore: l'amico "Zalacchia"!!!
Daniele R.
tutto dipende da cosa si deve ottenere in definitiva:

file da stampare in tipografia

file da stampare su carta chimica

per le stampanti ink jet, il discorso è uguale alla carta chimica, perchè è si vero che stampano chi in quadricromia e chi a più colori fino all'eptacromia, ma è anche vero che le stampanto hanno un tipo di stampa scomposto dall'rgb.

Riporto questo pensiero che forse può aiutare:

QUOTE
il metodo utilizzato NON mi trova d'accordo per seri problemi di base.
Lo spazio colore di stampa è molto lontano e "peggiore" ma soprattutto diverso di quello di un monitor RGB calibrato. A parte ciò non tiene in considerazione tutte le variabili di stampa!
Il profilo di stampa "caricato" con quale carta è stato eseguito, con quale calibrazione, a quale temperatura, con quali condizioni chimiche dei bagni con quale intensità laser o led... Le condizioni di stampa ritrovate dopo giorni o mesi sono poi paragonabili al profilo che resta matematicamente fisso nel computer ?

Non mi stupisce dunque leggere che i problemi non sono finiti perchè il modo di operare semmai riuscisse a dare determinati risultati in certe situazioni, in altre cambierebbero in forma "inspiegabile" oltre che inaccettabile.

Non stravolgiamo le severe regole di gestione colore nate per fortuna in aiuto ma se pensiamo di fare meglio dei luminari di gestione colore allora forse qualcosa non torna.

Il laboratorio dovrebbe utilizzare un sistema di gestione colore in grado di adeguare gli spazi colore noti (quelli descritti matematicamente in forma oggettiva e differenti proprio per le diverse finalità e tecnologie di stampa) alle caratteristiche della macchina da stampa. Il laboratorio dovrebbe in pratica consegnare una stampa di una scala colori accettabile sia da uno spazio colore sRGB, sia da un Adobe RGB 1998. I colori creati matematicamente da Photoshop sono oggettivi e non soggettivi.

Chi lavora professionalmente per la stampa tipografica mica imposta il profilo di stampa CMYK sul monitor. Gestisce la separazione calibrata da una visione RGB aiutandosi con l'esperienza e quando non alta, con gli strumenti di avvertimento gamma.

Il fotografo quindi dovrebbe decidere in quale spazio colore di lavoro operare (valutandone le caratteristiche, potenzialità e limiti) ed utilizzare il profilo monitor per correggere le differenze fisiche di quel monitor e non per aggiungere le differenze di stampa. Le differenze di stampa vanno gestite dal motore di gestione colore della macchina da stampa analogamente a quelle monitor.

Senza rispettare quanto sopra esposto ci si trova in vicolo cieco senza uscita.

Con quanto esposto, non intendo entrare in "polemica" con i laboratori ma solamente dissociarmi da una gestione colore "provinciale" e non standardizzata.
Con i metodi di gestione colore ufficiali potrà mandare una stampa a diversi laboratori e trovare accettabile coerenza se gli stessi gesticono il colore come da me descritto (ma soprattutto se la macchina da stampa è tarata per le innumerevoli variazioni fisiche, climatiche, specifiche carta e legate anche ai chimici).
Se prova a mandare a diversi laboratori i file trattati come da Lei descritto ci si troverà di fronte ad improponibili ed incontrollabili livelli qualitivi.

Giuseppe Maio
www.nital.it
fabriziogruppini
Stampe chimiche in LABORATORI:

File TIFF o JPEG formato RGB a 150/300 Dpi (anche a 150 vengono perfette)



Stampe PLOTTER o STAMPANTI FOTOGRAFICHE professionali:

File TIFF i JPEG formato CMYK a 150 Dpi ( es. per plotter HP ) ma consigliabile 300 Dpi


Stampe "fai da te"

File TIFF o JPEG formato CMYK a 300 Dpi



La stampa InkJet su carta fotografica non e con inchiostri "normali" ha il difetto di durare meno nel tempo .. perde tono e vivacità molto in fretta se esposta al sole.


Queste sono le mie esperienze.
Daniele R.
scusatemi, dimenticavo di citare per intero la discussione, eccola:

gestione del colore

è un pò lunga e difficile da comprendere per qualche inesperto, ma è un'ottima discussione in merito alla taratura del colore
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