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Marvel
Apro questo post ..per discutere ,se a voi va , di una domanda che mi pongo da quando ho la D70.

Prima quando usavo la F80 le foto che scattavo rispecchiavano ( la maggior parte delle volte) ci� che vedevo con i miei occhi, ora da quando ho la D70 accade lo stesso ma spesso vado, anche se per me non sempre con grossi successi, "ritoccare" la foto con strumenti tipo photoshop o similari che rendono la fotografia magari piu interessante o piu "bella" ma avvolte e sottolineo avvolte completamente differente da come l'abbiamo vista quando l'abbiamo scattata ..

Questa mia riflessione � solo uno spunto per capire come viene vista la "modifica" da voi tutti ...

un saluto

Marco
matteoganora
Il fine giustifica i mezzi... se preferisci una foto pesantemente manipolata alla mera rappresentazione della realt�... non farti scrupoli e usa tutti gli elementi che hai a disposizione.

Personalmente lascio intatta la maggior parte degli scatti che faccio, ma quando c'� da montare, manipolare e ritoccare pesantemente lo faccio sempre volentieri... passo magari un ora in PS ma il risultato a quel punto deve essere scenico al massimo! wink.gif
zalacchia
QUOTE (Marvel @ Jun 24 2004, 12:39 PM)
.....ma avvolte e sottolineo avvolte completamente differente da come l'abbiamo vista quando l'abbiamo scattata ..

Questa mia riflessione � solo uno spunto per capire come viene vista la "modifica" da voi tutti ...

un saluto

Marco

Probabilmente la prima correzione che viene eseguita via software � giusto un nuovo taglio, una nuova inquadratura.

Non � da intendersi come uno stravolgimento di ci� che avevi visto nel mirino, consideralo anche come un provare nuove inquadrature, con pi� tempo per vedere e pensare il risultato finale.

Considera che cos� si impara, � una buona scuola per imparare a vedere meglio.
Vedrai che dopo un p� sarai in grado di inquadrare meglio in fase di ripresa.

Un buon maestro mi insegnava a coprire parzialmente una stampa con un foglio bianco per verificare se tagliata in un certo modo l'equilibrio della foto ne guadagnava, ora � lo stesso.

Ciao
Stefano Z.
l.ceva@libero.it
La questione dell'alterazione della realt� attraverso il digitale (perch� di questo stiamo parlando) � una questione molto complessa entrano in gioco questioni tecniche, filosofiche e psicologiche.

Bisogna distinguere tra interventi volti al totale stravolgimento della realt� ed interventi comunque manipolativi dell'immagine ma volti a rendere l'immagine finita pi� aderente a ci� che abbiamo visto nel momento dello scatto.

Con questa distinzione non voglio assolutamente giudicare illegittimi i primi ma credo che una distinzione sia necessaria.

Come tutti sanno la vista umana ha fondamentalmente 2 caratteristiche che nessuna macchina (digitale o analogica) potr� mai avere: da una parte fisicamente la capacit� di compensare contrasti e bilanciamenti cromatici e dall'altra c'� tutto l'aspetto legato all' intervento pesante della nostra psiche che � in grado di farci vedere alcune cose e di "nascondercene" altre.

Recentemente, ad esempio, ho dovuto fotografare una specie di conferenza stampa tenuta in un affollato teatro milanese, gli oratori erano fortemente illuminati da lampade al tungsteno mentre il pubblico era nella penombra. Ad occhio nudo era possibile vedere senza problemi tutte e due le situazioni, in macchina ovviamente no; se esponevo correttamente gli oratori il pubblico era immerso nel nero pi� fondo mentre all�opposto con un�esposizione corretta per la platea produceva una macchia bianca indistinta nella zona degli oratori.

Nessuna delle due possibilit� precedenti avrebbe prodotto un�immagine aderente alla realt� che chiunque dei presenti poteva sperimentare.

Per risolvere il problema ho fatto 2 scatti uno esposto corretto per la platea ed uno per gli oratori, poi in post-produzione ho unito i due scatti ottenendo una fotografia decisamente pi� aderente alla realt� che avevo visto.

Ora in questo caso l�immagine finale � un falso o � realt�?

In conclusione credo che la vera difficolt� sia quella di capire cosa intendiamo per realt� se quella che vediamo o se quella registrata meccanicamente dalla macchina senza nessuna manipolazione.

Questo esempio verte solo sulle capacit� fisico-meccaniche dell�occhio ma se qualcuno � interessato vi sono anche altri esempi che vertono pi� sull�intervento della psiche sulla vista.

Ciao

Lorenzo

www.lorenzocevavalla.it





gu.ru
Bellissima riflessione.

Secondo me la faccenda � soprattutto filosofica, non tanto tecnica n� fisiologica. A mio avviso non si tratta di "correzioni" o di "adattamenti alla percezione", occorre riflettere prima su COSA ci si prefigge quando si fotografa.

Si cerca di dare una rappresentazione della realt�, pi� o meno fedele, ma comunque contestualizzata (e quindi si usa la foto con finalit� sostanzialmente rappresentative), oppure si utilizza lo satto come mezzo per trasferire nell' osservatore delle emozioni, delle sensazioni, delle riflessioni?

Nel primo caso, come ho detto, la rappresentazione � contestualizzata (ovvero ho effettuato il ritratto di QUELLA persona, ho fotografato QUEL luogo o QUELL' evento); in questo caso le modifiche allo scatto a mio avviso sono ammissibili ma solo nella misura strettamente limitata alla correzione di alcuni parametri non ottimali "sfuggiti" in fase di ripresa. Correzioni alla percezione incluse.

Nel secondo caso la foto � esclusivamente un mezzo per trasferire una sensazione, decontestualizzata, e quindi suscettibile di qualsiasi tipo di modifica (io non ho effettuato il ritratto di QUELLA persona, ma ho utilizzato un volto, un' espressione, un gioco di luci per trasferire un' emozione. Non importa CHI sia il soggetto fotografato, il QUANDO, il DOVE). Non sto utilizzando la fotografia in una azione rappresentativa.

Onestamente io mi riconosco pi� nel secondo caso. Mi piace effettuare ritratti, paesaggi non tanto per rappresentare il soggetto stesso, quanto per utilizzare il soggetto come veicolo emozionale. E quando questo mi riesce, per inciso, la foto stessa risulta anche esseere un bel ritratto od un bel paesaggio. E di solito anche il soggetto apprezza il fatto di riuscire (tramite la bravura del fotografo, ovviamente...... eh eh me lo dico da solo) ad essere mezzo per tale tipo di comunicazione. Ovviamente non mi piace eccedere, ma in questo campo � ben arduo (e le opinioni sono svariate) decidere dove finisce la fotografia comunemente intesa e dove inizia la computer grafica (o la grafica in genere).

Vi allego tanto per condividere un p� la mia visione uno scatto fatto a mia figlia, novella arciera, durante un raduno di tiro di campagna (non allego ritratti per un ovvio rispetto alla privacy dei soggetti fotografati).

Salutoni
sergiobutta
Il quesito posto, gi� dibattuto nel passato, non pu� rigidamente esser inquadrato, al punto da dare una definizione tra quella che � la "vera" fotografia, e quella che diventa altra cosa, magari "digital art". Io pongo il mio limite mentale, allo svolgimento in postproduzione di interventi di puro miglioramento di risultati gi� migliorabili in ripresa con un migliore uso della tecnologia posseduta. Mi spiego meglio : se ho sbagliato l'esposizione, pur avendo un buon esposimetro che mi segnalava le impostazioni corrette, mi sembra giusto intervenire. Dare un taglio particolare, altra cosa fattibile in ripresa, ed � giusto pensarlo e farlo dopo. Potremmo portare tanti altri esempi, di semplici correzioni . Del resto, anche con la pellicola, in fase di sviluppo e stampa, si modificavano inquadrature, si correggevano esposizioni, magari con la mascheratura ecc..
Altra cosa sarebbe il far sparire sfondi, cambiare i colori (non migliorarli che mi sembra legittimo), aggiungere elementi non presenti in origine.
Quanto dice Lorenzo, poi � di estremo interesse. Egli, in un caso difficile, ha tenuto conto in fase di scatto di un altro mezzo a sua disposizione, il computer, gi� prevedendo che avrebbe avuto necessit� di fondere due scatti per ottenerne uno solo corretto di esposizione. Ha quindi sopperito con altro mezzo ai limiti, in quel momento rappresentati dalla fotocamera. E' arte digitale, oppure � fotografia ? Mah !
domenico marciano
l.ceva@libero.it Inviato il Jun 24 2004, 01:25 PM
CODE
Per risolvere il problema ho fatto 2 scatti uno esposto corretto per la platea ed uno per gli oratori, poi in post-produzione ho unito i due scatti ottenendo una fotografia decisamente pi� aderente alla realt� che avevo visto.

Non per contraddire wink.gif ma mi spieghi combaciando le due foto come hai fatto con le persone che parlavano e non stavano ferme' sad.gif
l.ceva@libero.it
QUOTE (domenico marcian� @ Jun 24 2004, 04:09 PM)
l.ceva@libero.it  Inviato il Jun 24 2004, 01:25 PM
CODE
Per risolvere il problema ho fatto 2 scatti uno esposto corretto per la platea ed uno per gli oratori, poi in post-produzione ho unito i due scatti ottenendo una fotografia decisamente pi� aderente alla realt� che avevo visto.

Non per contraddire wink.gif ma mi spieghi combaciando le due foto come hai fatto con le persone che parlavano e non stavano ferme' sad.gif

Molto semplice!

prima ho sovrapposto i due scatti usando quello con gli oratori correttamente esposti come sfondo e quello della platea come livello 1.
poi ho realizzato una maschera di livello sul livello 1 � l'ho "bucata" in corrispondenza dell'area dove c'erano gli oratori.
cos� operando ho sovrapposto all'area sovraesposta dello sfondo l'immagine correttamente esposta degli oratori proveniente dal livello 1.
Essendo l'opacit� del livello 1 a 100% non c'� nessun problema di sovrapposizione d'immagine.

Bisogna operare con delicatezza sulla maschera di livello per rendere il pi� naturale possibile l'effetto di transizione tra le zone di passaggio tra i due livelli.

La foto dedicata agli oratori � stata scattata con un tempo d'otturazione di 1/60 quindi senza nessun problema di mosso.

Tutto chiaro?

ciao

Lorenzo

www.lorenzocevavalla.it


domenico marciano
Pollice.gif Pollice.gif Pollice.gif
gu.ru
Io mi chiedo: quale � la discriminante fra "cambiare" e "migliorare" i colori? L' immagine fotografica � comunque concettualizzata, e dare dei parametri che ne determinino il grado di fedelt� al "reale" potrebbe portare in direzioni pericolose.

Una foto in bianco e nero � forse pi� distante dalla ralt� di una a colori? Il lavoro di correlazione delle immagini � sempre mentale, nessuna foto � di fatto realmente rappresentativa della realt�. La realt� viene ricostruita nel cervello.

Fare due foto con diverse esposizioni e poi unirle con un effetto di correzione percettiva � un' alterazione oppure una avvicinamento al reale? E' quindi pi� "corretto" manipolare le immagini per ottenere un effetto pi� "naturale" oppure rispettare una presunta oggettivit� della ripresa? E quali sono i parametri su cui prendere la decisione?

Forse inconsciamente ci piace credere che quello che vediamo sia "oggettivo", sia rappresentativo, altrimenti si insinua un fastidiosa sensazione di inganno, un disagio. Ma a mio parere cos� non potr� mai essere.

Allego un altro scatto fatto ad un albero in una giornata di pioggia e nebbia. Il colore, come potrete facilmente desumere, � stato modificato (forse "alterato"? Ma alterato rispetto a quale? Quale sarebbe quello vero?). E' un' immagine; pu� piacere o no, pu� dire qualcosa o no. E' vera, � falsa? E' pi� vera o pi� falsa di quella che la fotocamera ha prodotto?

Non lo sarebbero state nessuna delle due.

Ciao a tutti
l.ceva@libero.it
Chiedo scusa ma ho fatto confusione! questo dimostra che � molto pi� semplice farlo che spiegarlo.

prima ho sovrapposto i due scatti usando quello con gli oratori correttamente esposti come sfondo e quello della platea come livello 1.
poi ho realizzato una maschera di livello sul livello 1 � l'ho "bucata" in corrispondenza dell'area dove c'erano gli oratori.
COSI OPERANDO HO LASCIATO PASSARE LA PARTE DELL IMMAGINE CON GLI ORATORI CORRETTAMENTE ESPOSTI PROVENEIENTE DALLO SFONDO
ESSENDO LA MASCHERA NELLA ZONA DEGLI ORATORI BUCATA COMPLETAMENTE non c'� nessun problema di sovrapposizione d'immagine.

Cos� dovrebbe andare meglio!

ciao

Lorenzo

www.lorenzocevavlla.it
sergiobutta
E' molto giusto quanto dici. In effetti, non si potr� mai definire l'esatto confine tra realt� ed immaginazione. Per tal motivo ho descritto il criterio che uso per me stesso, nella definizione "a posteriori" di fotografia artefatta o meno. Il tutto, partendo dal presupposto che un mio scatto non � mai perfetto sotto l'aspetto tecnico. Insomma, esposizione, colore come "io" lo vedo, taglio, sono modifiche che fatte in postproduzione non cambiano quella che era la immagine vista prima. Ma, ripeto, � una discriminazione abbastanza soggettiva, ed io ne tengo conto anche nell'archiviazione. Un foto non manipolata, conserva il nome dell'originale con l'aggiunta di un suffisso, una ritenuta manipolata, cambia nome.
l.ceva@libero.it
QUOTE (gu.ru @ Jun 24 2004, 04:35 PM)

Una foto in bianco e nero � forse pi� distante dalla ralt� di una a colori? Il lavoro di correlazione delle immagini � sempre mentale, nessuna foto � di fatto realmente rappresentativa della realt�. La realt� viene ricostruita nel cervello.


Sono molto d'accordo sulla maggioranza dei tuoi dubbi ma non con l'affermazione che ho quotato.

Una foto in BN � sicuramente pi� distante dalla realt� di una a colori, il BN � comunque un'astrazione dato che la realt� � a colori (o per lo meno la maggioranza delle persone lo percepisce come tale).
Questa � una delle ragioni per la quale pu� essere cos� affascinante!

In che senso la realt� viene ricostruita nel cervello? e quale realt�? cos� come l'hai messa � un po' vaga come affermazione.

ciao

Lorenzo

www.lorenzocevavlla.it
gu.ru
Assolutamente vero. Io infatti come prima cosa provvedo a masterizzare quello che esce dalla fotocamera "as is".

Per quanto riguarda gli errori anche nel mio caso ce ne sono, eccome!!! In un certo senso l' evoluzione tecnologica mi ha un p� impigrito, oramai � raro che io scatti direttamente in manuale. Un p� mi dispiace. E pensare che in altri tempi mi sono venduto un corpo macchina perch� era "reo" di avere l' automatismo a priorit� dei diaframmi e l' otturatore elettronico, il tutto a favore di un corpo rigorosamente tutto meccanico e manuale.

Sono solamente contento di aver ritrovato nel postprocessing digitale un p� di quella soddisfazione che prima ricavavo dallo sviluppo e stampa B&W in camera oscura, e che ora per motivi logistici non posso pi� fare.

Solarizzazioni, pellicole pancromatiche, ortocromatiche, mascherature sotto l' ingranditore, pacchi di carta lucida, semilucida di tutte le gradazioni (a me piaceva la 3 lucida, formato 18x24, il mio preferito) bacinelle e acidi che andavano da tutte le parti; che tempi !!!

Un saluto a tutti
gu.ru
Per "ricostruzione nel cervello" intendo dire che in realt� tutto quello che vediamo, sentiamo, percepiamo, � una proiezione del mondo esterno che prende forma nella nostra testa.

Quello che i miei occhi captano (uso apposta questo verbo e non "vedono") viene trasmesso al cervello che li elabora, poi li concettualizza..... ed io allora vedo !!! Ma sono sicuro che un altro "veda" quello che vedo io? Secondo me posso essere ragionevolmente sicuro solo che i suoi occhi "captino" pi� o meno le stesse cose, ma cosa veda � un altro paio di maniche.............

Cosa vede un daltonico? Quello che cerca di comunicarci a parole, per saperlo con certezza bisognerebbe stare nella sua testa, occorrerebbe "vederlo" al suo posto. Allora, � pi� "reale" quello che vede lui o quello che vedo io? Oppure le due visioni sono solo rappresentazioni di una terza cosa (la cosiddetta realt�), e quindi sostanzialmente equivalenti? Per questo dico che, a mio avviso, quello che tu dici del bianco e nero in sostanza vale anche per il colore.

C' � chi porta all' estremo tale ragionamento teorizzando una effettiva "incomunicabilit�" sia verso il mondo che verso gli altri (io dico una cosa intendendo in un certo modo, come posso essere certo che il mio interlocutore, pur udendo esattamente tutte le parole, la recepisca ricostruendo esattamente il significato che io ho voluto trasmettere?), ma francamente a questo livello mi sembra una forzatura. Per� in una certa misura a mio parere il ragionamento si pu� trasporre anche alle immagini.

Salutoni.

l.ceva@libero.it
cos� chiarito � perfetto!

Io avevo il dubbio che tu intendessi che il cervello, osservando una foto, ricava la realt� dalla foto, quindi non mi tornava se infatti la foto � manipolata � logico che il cervello di chi l'osserva potr� essere sviato.

Il tuo esempio del daltonico calza perfettamente.

Come fare a capire se la realt� � quella che vediamo o quella che riporta la macchina (che comunque osserviamo con la nostra vista) o magari un'altra ancora.... hai presente il film MATRIX?

Questo era il senso del mio primo intervento.

ciao

Lorenzo

www.lorenzocevavalla.it
gu.ru
QUOTE
Come fare a capire se la realt� � quella che vediamo o quella che riporta la macchina


Gi�, e prendendo atto appunto di questo, io penso che per un fotografo sia fondamentale aver chiaro a priori cosa si vuole ottenere fotografando, ovvero se si vuole usare la fotografia

- come mezzo per "raccontare" il mondo
- come mezzo per trasferire emozioni

Nel primo caso in effetti chiedersi cosa sia corretto fare in postproduzione e cosa no � un dilemma ben lecito (che rischia di diventare veramente amletico). Nel secondo non assume poi tutta questa importanza.

Debbo dire che a me piacciono quelle foto che cercano di colpire interiormente, e che per questa caratteristica sono senza spazio e senza tempo; potrebbero essere state scattate ovunque e in qualsiasi epoca, e continuerebbero sempre a farti muovere qualcosa dentro.

Mi sono piaciuti molto alcuni scatti pubblicati da Gabriele Lopez (NPU) in "Fotografia di strada": anche se in apparenza estremamente "realistiche", molte di quelle foto trasmettono situazioni di cos� forte umanit� da farle trascendere con forza il contesto in cui sono state scattate. Sarebbero le stesse dovunque. Un bon sistema per prendere tutti e due i "piccioni" con una fava.

Saluti.
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