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sergiopivetta
Ohibò! unsure.gif
è stato chiuso il thread di Falcon "Anna nei suoi pensieri", proprio ora che,
d i l i g e n t e m e n t e,
mi sono premurato di esaudire la sua richiesta di saperne di più sulla campagna pubblicitaria relativa al mio intervento.

Falcon aveva affermato che :
"...forse sbagliando, ma vedo lo still come esaltazione del rigore e della perfezione tecnica... del tutto ammirevole ed invidiabile
grazie
ma, PER ME, priva di aspetti emotivi salienti
..."

Il fatto che non si vedano o si ignorino alcune cose non significa che non ci siano, ed io gli avevo fatto notare che non è come lui afferma perchè, per esempio, una nota ditta italiana aveva basato (e tuttora lo fa) il suo messaggio pubblicitario proprio sulla carica di aspetti emotivi inerenti la casa, la famiglia, la nostalgia, i sentimenti.
Oppure, altre volte, l'apparente invisibilità del messaggio è intenzionalmente voluta.

Che ditta?
La Barilla.

E, gli still life e gli spot video erano di questo tipo:

IPB Immagine

IPB Immagine

La stessa agenzia, ma non solo questa ovviamente, anche in altre occasioni fa leva su questi temi, eccone alcuni esempi:

Versace
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Simmenthal
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Libarna
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Ariston
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Surgela
IPB Immagine

(sono scansioni che ho fatto da vecchie riviste, scusate la scarsa qualità)

Come si vede, sono proprio i sentimenti della famiglia, dei figli, dei nonni, i ricordi dell'antico (still life ricalcante le nature morte dipinte secoli fa), la tenerezza, il vivere quotidiano, le esperienze personali, a farla da padrone nei vari messaggi degli spot o delle pagine pubblicitarie.
...vi ricordate del "Mulino Bianco"...?
Ed ecco scattare l'emozione.

E, allora, come mia abitudine, si ritorna a parlare di messaggio.
Messaggio.
Ovviamente tecnicamente impeccabile, ci mancherebbe, ma senza il quale sarebbero solo immagini sterili ed inutili.

sergio
ludofox
Interessante Sergio.

Che ricordi...
cuomonat
QUOTE(sergiopivetta @ Jun 22 2007, 04:19 PM) *

Ohibò! unsure.gif
...
Il fatto che non si vedano o si ignorino alcune cose non significa che non ci siano...

...
sergio

Interessante spunto Sergio.
Provo a dare il mio contributo segnalando una serie televisiva:
Histry Channel- Il potere del genio.

Qualche puntata (da Caravaggio a Bernini piuttosto che Picasso) per capire cosa nell'arte tutta ci sia ma non appaia, se non la si vede o ignora.
PAS
Mmmm…. hmmm.gif
Dico la mia, senza ovviamente pretesa di avere la verità in tasca.
La dico anche perché in altro thread ho sostenuto come l’aspetto emotivo non sia valenza primaria di uno still, bensì lo sia il rigore tecnico. Distinguendosi, a parti invertite (p. es) da un reportage di guerra.
Antonio mi fece capire di aver peccato di lesa maestà nei confronti dello still life.
Peccato che sconterò postando prossimamente un mio still sul Forum e sottoponendomi al conseguente ineluttabile massacro da parte dello stesso Antonio e di Ludo.
smile.gif

Vengo al sodo:
EMOZIONE Lemma molto utilizzato e spesso abusato.
Che significa? Etimologicamente: sentimento accompagnato da attività motorie e/o ghiandolari.
Non è una pedanteria, bensì un appiglio per dire che mentre il rigore tecnico può essere codificato, la cosiddetta “emozione” no! In quanto costituita da importante componente soggettiva.
Il rigore tecnico potrà generare emozione, ma spesso occorre un catalizzatore culturale.
La splendida macchina del caffè di Ludovico, genererà tanta più emozione quanta maggiore sarà la consapevolezza, nel fruitore, del progetto e del rigore tecnico dai quali è scaturita l’immagine.
La strafamosa immagine di Robert Capa genererà emozione indipendentemente dal livello di cultura fotografica del fruitore.

Poi ci sono le immagini postate da Sergio, ma queste non sono still life e fanno parte della psicologia del messaggio pubblicitario. Altro tema ghiotto da discutere.
cuomonat
QUOTE(PAS @ Jun 23 2007, 10:17 PM) *

Mmmm…. hmmm.gif
...
Il rigore tecnico potrà generare emozione, ma spesso occorre un catalizzatore culturale.

La splendida macchina del caffè di Ludovico, genererà tanta più emozione quanta maggiore sarà la consapevolezza, nel fruitore, del progetto e del rigore tecnico dai quali è scaturita l’immagine.

La strafamosa immagine di Robert Capa genererà emozione indipendentemente dal livello di cultura fotografica del fruitore.
...

Mi sono chiesto: qual è il catalizzatore culturale per provare emozione davanti ad uno steel life?

Il genere mi rimanda con la mente alle opere di Carrà, De chirico, Sironi ed in particolare Morandi, non voglio azzardare riferimenti a Modigliani e Picasso per non dilungarmi.
Sto parlando dell'inizio del caro secolo scorso, periodo in cui questi signori hanno dato vita ai movimenti pittorici (ma direi culturali) definiti "Novecento", Futurismo ecc.
La componente essenziale che mi porta alla similitudine è la luce: i soggetti sono "idealizzati" a volte, come certe nature morte di Morandi, come sospesi nel vuoto.
Direi che se potessi assistere alla preparazione di un set allestito da Morandi potrebbe venirmi voglia di scattare una foto in puro steel life.

Se ripenso ad un life di Ludofox sul padre, formatosi come artista proprio sulla scia di quei movimenti culturali a cavallo delle due Guerre, non mi meraviglio che il grande Ludo abbia subito a sua volta l'influenza.

Che poi certe forme di comunicazione siano più efficaci nell'immediatezza non giustifica rinnegare o sminuire altre forme di "sensibilità", che se indagate ed approfondite senza pregiudizio possono anche dare qualche contributo a mantenere in vita i fatti e personaggi della storia recente, oltre che arricchirci culturalmente.

La mia opinione.
PAS
QUOTE(cuomonat @ Jun 24 2007, 06:11 PM) *


....
Che poi certe forme di comunicazione siano più efficaci nell'immediatezza non giustifica rinnegare o sminuire altre forme di "sensibilità", che se indagate ed approfondite senza pregiudizio possono anche dare qualche contributo a mantenere in vita i fatti e personaggi della storia recente, oltre che arricchirci culturalmente.

La mia opinione.



Francamente non so dove siano state sminuite, sicuramente non in ciò che ho scritto.
Affermare l’importanza di un media culturale per apprezzare (o apprezzare compiutamente) il rigore tecnico, l'espressività, e l’importanza del progetto a monte non significa certo sminuire alcunché, anzi!
smile.gif
cuomonat
QUOTE(PAS @ Jun 23 2007, 10:17 PM) *

Mmmm…. hmmm.gif
Dico la mia, senza ovviamente pretesa di avere la verità in tasca.
La dico anche perché in altro thread ho sostenuto come l’aspetto emotivo non sia valenza primaria di uno still, bensì lo sia il rigore tecnico. Distinguendosi, a parti invertite (p. es) da un reportage di guerra.
Antonio mi fece capire di aver peccato di lesa maestà nei confronti dello still life.
...

L'arte non fa altro che citare se stessa.
Ogni epoca con il rigore tecnico che gli è proprio: unica discriminante.

Parafrasando il detto "prima l'uovo o la gallina" non saprei dire se nasce prima il "messaggio" (cito Sergio) o la tecnica.

Cosa racconta un'immagine di fotogiornalismo se non si è aggiornati sulla cronaca?
Una foto di Capa cosa racconta se non si sa: chi è Capa e in quale epoca si colloca?
PAS
QUOTE(cuomonat @ Jun 24 2007, 07:35 PM) *

....
Cosa racconta un'immagine di fotogiornalismo se non si è aggiornati sulla cronaca?
Una foto di Capa cosa racconta se non si sa: chi è Capa e in quale epoca si colloca?


Beh sulla maggiore immediatezza di un’immagine di fotoreportage penso sia difficile discutere.
Per metabolizzarla ad un primo livello non è indispensabile conoscere l’autore.
La foto di Capa racconta comunque.

Maggiore conoscenze dell’autore, del suo excursus personale e fotografico, unitamente a basi di conoscenza della fotografia, consentono un’analisi di “secondo livello” che può completare e dare consapevolezza ad un messaggio emotivo già precedentemente giunto a destinazione.
cuomonat
QUOTE(PAS @ Jun 24 2007, 07:56 PM) *

...
Per metabolizzarla ad un primo livello non è indispensabile conoscere l’autore.
La foto di Capa racconta comunque.

...

Non so cosa possa raccontare oggi più di quanto racconta la cronaca di guerra ogni sera.
Non so a quale immagine di Capa ti riferisci: dò per scontato il miliziano.
Chissà quanta gente sa chi erano i miliziani hmmm.gif .

Comunque certe immagini sono impresse nell'immaginario collettivo a livello subliminale e chi non approfondisce finisce per mescolare tutto in un back flash di deja vu.
PAS
Temo si faccia un po’ di confusione tra due aspetti del rapporto immagine-fruitore.

Chi erano i miliziani?
Assolutamente ininfluente sull’impatto emotivo dell’immagine.

Di una certa importanza per una successiva analisi razionale
smile.gif
cuomonat
QUOTE(PAS @ Jun 24 2007, 08:10 PM) *

Temo si faccia un po’ di confusione tra due aspetti del rapporto immagine-fruitore.

Chi erano i miliziani?
Assolutamente ininfluente sull’impatto emotivo dell’immagine.

Di una certa importanza per una successiva analisi razionale
smile.gif

Ok Valerio, ho detto la mia, senza intento polemico ma con spirito costruttivo, come spero sia stato colto.
Ti saluto con simpatia e lascio il campo a chi vorrà intervenire Pollice.gif .
PAS
QUOTE(cuomonat @ Jun 24 2007, 08:17 PM) *

Ok Valerio, ho detto la mia, senza intento polemico ma con spirito costruttivo, come spero sia stato colto.
Ti saluto con simpatia e lascio il campo a chi vorrà intervenire Pollice.gif .


Pollice.gif
Certo Natale
pensa che noia sarebbe il mondo, se la pensassimo tutti allo stesso modo!
biggrin.gif
Un caro saluto aspettando gli altri
smile.gif
sergiopivetta
QUOTE(PAS @ Jun 23 2007, 10:17 PM) *

Poi ci sono le immagini postate da Sergio, ma queste non sono still life e fanno parte della psicologia del messaggio pubblicitario. Altro tema ghiotto da discutere.

Ciao Valerio,

Vorrei prendere spunto da quanto detto da te per spiegare il perchè delle immagini scelte per questo thread.

Sapevo, nel metterle, che molte di queste non hanno, prese in assoluto, a che vedere con lo still life.
So benissimo distinguere tra uno still life ed il fotogramma tratto dalla sequenza dove bambina riporta a casa (...dove c'è Barilla c'è casa...) il gattino persosi sotto la pioggia dello spot della Barilla.

Mi sono servite però per dare "forza" e sottolineare il concetto e, abbinando la natura morta e le mani del papà-figlio con frame tratti dagli spot, volevo rendere chiaro quanto volevo dire anche a chi non ha dimestichezza per niente con l'uso delle imagini come messaggio come magari può invece avere uno come te.
Quando scrivo cerco di mettermi nei panni di chi legge e di scrivere in modo da rendere il più chiaro possibile quello che ho da dire.
E qui volevo dire che anche lo still life può comunicare con le emozioni ed i sentimenti. A volte, è proprio l'artdirector che, nel darti l'immagine da realizzare, te lo chiede esplicitamente. E non ti viene a chiedere che sia a fuoco, che sia esposta correttamente, che non includa nell'inquadratura per sbaglio un esposimetro dimenticato sul set, non te lo chiede perchè queste sono cose che fanno obbligatoriamente parte del bagaglio del professionista.
Ti chiede: "...voglio comunicare questo concetto, questo sentimento, questa emozione".

Ma scrivere sul forum però è come sparare al buio, le tue parole possono esser lette sia da un esperto professionista come pure da un fotoamatore neofita.
E cerco di farlo pur con le mille difficoltà di dovermi esprimere senza scrivere l'intera Divina Comedia o l'Odissea, reperendo immagini scartabellando in soffitta fra scatoloni di vecchie riviste e libri senza doverci passare l'intero week end.
...le immagini postate erano immagini degli anni '80, per la precisione di 24-26 anni fa.

sergio
cuomonat
QUOTE(PAS @ Jun 24 2007, 07:56 PM) *

Beh sulla maggiore immediatezza di un’immagine di fotoreportage penso sia difficile discutere.
Per metabolizzarla ad un primo livello non è indispensabile conoscere l’autore.
La foto di Capa racconta comunque.

Maggiore conoscenze dell’autore, del suo excursus personale e fotografico, unitamente a basi di conoscenza della fotografia, consentono un’analisi di “secondo livello” che può completare e dare consapevolezza ad un messaggio emotivo già precedentemente giunto a destinazione.

Sergio mi perdonerà, ma spero di non andare troppo OT rispetto alla chiave di lettura che vuole proporre.

Ho ripensato alla questione dibattuta con Valerio ed ho riletto la "frase incriminata": "... in un reportage di guerra l’aspetto tecnico potrà passare in secondo piano" nell'altro trhead.


Il miliziano colpito a morte, non mi ci soffermavo da trent'anni, quando leggevo Photo italiana.
Quante informazioni oggi (wikipedia) a disposizione per indagare su Capa ed il suo miliziano.

L'icona del fotogiornalismo di guerra all'epoca dei fatti fece scalpore e molti detrattori evidenziarono il mosso/sfocato della piccola foto accendendo una diatriba che finì per consacrare Capa come innovatore e rivoluzionario (anch'egli).
Gli anni dell'attentato al museo Del Prado e il bombardamento di Guernica che spinse Picasso, dopo aver visto una confusa, sfocata foto in bw pubblicata su di un giornale, a "dichiarasi" politicamente.
A latere di questo ragionamento ricordo che le prime apparizioni dell'opera di Picasso furono accolte alquanto freddamente.
Alcuni eventi della guerra civile Spagnola scossero talmente il pubblico e le coscienze degli americani che influenzarono non poco il modo in cui si delineò lo scacchiere politico internazionale.

Se non avesse avuto la risonanza intelletuale che ebbe, compreso le indiscrezioni sulla presunta autenticità dello scatto (il miliziano - sindacalista - anarchico - Borrel... qualcosa pare sia stato visto e perfino intervistato mesi dopo il suo martirio) quanti se ne ricorderebbero.
Se Capa non si fosse distinto successivamente in altre opere (D day) e con la frase che lo ha reso ancora più famoso in seguito ( se la foto non ti sembra abbastanza bella non ti sei avvicinato abbastanza ) quanti proverebbero ancora emozione di fronte alla foto del miliziano?

Il catalizzatore culturale gioca un ruolo perché certe immagini sono "la memoria". Finchè fa comodo.
cuomonat
QUOTE(cuomonat @ Jun 26 2007, 08:18 PM) *

Sergio mi perdonerà...

Rileggo (meditando e facendo ammenda per la sintassi confusa) quanto ho scritto ieri sera al termine di una estenuante e afosa giornata.

Aggiungo solo, come postilla, un'idea che si è materializzata leggendo a macchia di leopardo notizie e concetti contenuti nello sconfinato scibile ipertestuale di wikipedia, sempre a proposito e stimolato dalla felicissima espressione "catalizzatore culturale".

Capa, in diaspora per le funeste vicende che preludevano ai venti nazi-fascisti, rifugiatosi in America dovette rimboccarsi le maniche e sgomitare non poco per farsi strada nel nuovo mondo.
Paradossalmente la tragedia che l'aveva spinto all'esilio era materia prima di prim'ordine per le testate americane e la novità dello stile che proponeva ebbe ad affermarsi in quella che era sempre stata considerata la provincia lontana d'oltreoceano dell'Europa, conservatrice e tradizionalista.

Sin dall'inizio del secolo si respirava aria nuova, sulla scia dell'espressionismo Picasso aveva dato vita al cubismo che frammentava e sfocava le figure in cotrapposizione al "rigore" della tradizione figurativa.
Movimenti nascevano e prendevano piede anche in Italia dove si affermò il Futurismo.

Capa era portavoce di questo nuovo corso ed il miliziano mosso e sfocato mentre cadeva colpito a morte ne è la citazione.

Spero vivamente di aver concluso con questa ossessione.

cuomonat
QUOTE(cuomonat @ Jun 27 2007, 01:49 PM) *

...
... sulla scia dell'espressionismo Picasso aveva dato vita al cubismo ...

E' un lapsus, volevo dire impressionismo.
Ma l'errore involontario che spinge all'ulteriore e, spero, ultimo approfondimento, ha partorito questo copia incolla, che dovrebbe essere comunque attinente:

Il movimento (l'espressionismo) assunse una sua fisionomia precisa tra il 1910 ed il 1924. Gli artisti che vi aderivano cercavano di sostituire alla descrizione oggettiva della realtà la comunicazione di sentimenti soggettivi; questo tentativo era attuato mediante l'utilizzo di modalità stilistiche esasperate, deformate per suscitare nel pubblico sensazioni forti ed effetti emotivi.

sergiopivetta
Natale, ti rigrazio di tale livello qualitativo degli argomenti da te portati.
Ti confesso di essere rimasto col fiatone nel leggerti.
Le tue righe confermano che per leggere un quadro di un pittore o anche una foto apparentemente scattata nell'isteria del campo di battaglia, vi sia bisogno di spaziare in ampi orrizzonti e che la cultura aiuta parecchio nell'orientarsi e trovare le giuste strade.

sergio

OT
OT
OT
...Ho iniziato con la pasta,
dopo questa faticata di Natale, che ne dite di...
un buon piatto di spaghetti???
biggrin.gif
cuomonat
QUOTE(sergiopivetta @ Jun 27 2007, 04:45 PM) *

Natale, ti rigrazio...

sergio

OT
OT
OT
...Ho iniziato con la pasta,
dopo questa faticata di Natale, che ne dite di...
un buon piatto di spaghetti???
biggrin.gif

Caro Sergio... non sai come ti sono grato io per avermi tolto dall'empasse con il tuo aprezzamento.
Quasi temevo di aver inquinato la discussione con i miei raffazzonati e deliranti argomenti. Ammetto però di essermi divertito parecchio ad impiegare un pò di tempo nella "ricerca" (come chiamvo il compito a casa ai tempi delle medie).

A valerio tutta la mia ammirazione per la colta coerenza con cui affronta questo aspetto (mi son letto tutto il 3d sul mosso fotografico) e a te la mia rinnovata gratitudine per aver spezzato la tensione che mi andava attanagliando.

Vai con lo spaghetto guru.gif .
gciraso
Sempre più mi convinco che la fotografia è espressione di un potentissimo messaggio non verbale, anche quando non è meditata e pensata. E questo è assolutamente tipico del linguaggio (come ad esempio il gestire, l'espressione facciale, ecc.) che non passa attraverso la mediazione corticale e quindi è più vera, più rivelatrice, di quanto possa essere il linguaggio verbale. D'altro canto, da un commento, per quanto articolato, di Sergio, si è passati ad una dotta discussione sull'impatto emozionale di una immagine (complimenti!), che in realtà non può essere spiegata se non razionalizzando e ricoprendo l'aspetto emotivo con un linguaggio tipicamente verbale che, se da un lato spiega e giustifica, dall'altro lascia sempre qualcosa di inspiegato ... ed è questo il bello.

Saluti

Giovanni
cuomonat
QUOTE(gciraso @ Jun 27 2007, 06:45 PM) *

Sempre più mi convinco che la fotografia è espressione di un potentissimo messaggio non verbale...
Saluti

Giovanni

Condivido totalmente, con dedica wink.gif :
..."fotografia impegnata" - la fotografia che, secondo le parole di Steichen, ha la missione di "spiegare l'uomo all'uomo e ogni uomo a se stesso". Questo è lo scopo cui è dedicata questa Fondazione."

Dall'introduzione di Cornell Capa
a "The Concerned Photograph 2" - 1972
PAS
Ragazzi vi leggo con estremo interesse ma purtroppo il tempo tiranno non mi consente ora di intevenire come vorrei
A presto, e nel frattempo:
Grazie
cuomonat
Il particolare che mi colpì subito quando vidi per la prima volta la foto del miliziano fu quello strano cappellino. Pensai subito ad un simbolo di appartenenza, forse in uso tra i rivoluzionari, forse un simbolo legato alla matrice etnica? Forse no, un simbolo religioso.

Ecco mi viene in mente quella strana quanto affascinante bardatura che usano gli ebrei nel corso di alcune preghiere rituali, quelle scatolette che contengono dei fogliettini, ma cosa sono.. ah si "tefillin": la scatola in cuoio contenente quattro dei 613 comandamenti (che strano numero, perché mi ricorda il numero aureo?) "mitzvot" tra i quali azioni caritatevoli, come la sepoltura del corpo di una persona sconosciuta. Il monumento al milite ignoto?

Forse Borrell faceva parte di quel gruppo etnico degli ebrei castigliani, ed il piccolo copricapo simboleggia l'accettazione del martirio consacrato ad una giusta causa e Robert Capa vuole mettere in scena la visione profetica dell'olocausto.

Ma che vado farneticando? Scopro che quello che avevo individuato come un copricapo altro non è che un pezzo di teca cranica con annesso brandello di scalpo sollevatosi all'impatto con il proiettile.
_Nico_
Breve OT. S'è discusso abbastanza di Capa in questa discussione... wink.gif
cuomonat
QUOTE(_Nico_ @ Jun 30 2007, 11:30 AM) *

Breve OT. S'è discusso abbastanza di Capa in questa discussione... wink.gif


Grazie della segnalazione Nico. Ho letto con attenzione tutta la discussione che mi hai linkato, dopo averla stampata.
In effetti non era mia intenzione entrare nel merito della questione etica, anche se nella citazione di un mio precedente messaggio avevo segnalato l'introduzione di Cornell, fratello di Robert Capa, tenutasi proprio per dibattere su questi temi ed indicare delle linee guida, se non un vero e proprio codice deontologico.

QUOTE(cuomonat @ Jun 28 2007, 11:55 AM) *

Condivido totalmente, con dedica wink.gif :
..."fotografia impegnata" - la fotografia che, secondo le parole di Steichen, ha la missione di "spiegare l'uomo all'uomo e ogni uomo a se stesso". Questo è lo scopo cui è dedicata questa Fondazione."

Dall'introduzione di Cornell Capa
a "The Concerned Photograph 2" - 1972

gciraso
No foto?

Giovanni
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