QUOTE(archi71 @ Nov 4 2007, 04:34 PM)

Secondo me si tende a complicare troppo la questione, infatti una cosa � la risolvenza in fase di stampa, e un'altra � la risolvenza del sensore.
Se faccio un a stampa pi� piccola (a parit� di densit�) non stampero tutti i punti (cio� tutta l'informazione) a mia disposizione, se ne faccio una pi� grande il computer dovr� inventarsi dei punti l� dove non ce ne sono.
Tutto questo in teoria, in pratica entrano ancora in gioco il filtro anti alias e la risolvenza dell'obiettivo. Su questo per� dobbiamo considerare che il filtro anti alias serve proprio per eliminare i problemi che potrebbe creare un obiettivo eccessivamente risolvente e che questo filtro � progettato espressamente per quel sensore, possiamo pensare che in una reflex ben progettata e che utilizza un buon obiettivo la risolvenza dipenda in massima parte dalla risoluzione del sensore.
Ciao.
C'� un po' di verit� in tutti i post, ma il problema � molto pi� complesso. Quando si usano camere digitali occorre tener conto di una serie di fatti e fattori. In particolare:
1) Il numero di pixel disponibili limita a priori superiormente il numero complessivo di dettagli registrabili e, quindi, l'ingrandimento finale di una immagine NATURALE (senza interpolazioni/estrapolazioni). Osservando una stampa a 40 cm, il mio occhio riesce a vedere dettagli a 5 lp/mm (10 pixel/mm o 254 dpi o circa 30 cicli/grado). Quindi se voglio osservare una stampa da 40 x 60 cm a 40 cm di distanza senza perdere dettagli, debbo avere a disposizione ALMENO 6000 x 4000 pixel (24 Mp!!!!). Con il 20 x 30 cm bastano 6 Mp (3000 x 2000 pixel), con il 30 x 45 cm ho bisogno di 13.5 Mp (4500 x 3000). Qualcuno ha gi� fatto un salto dalla sedia, scommetto....
Se l'immagine viene osservata a 80 cm (monitor PC), chiaramente mi basteranno 125 dpi e un quarto del numero di pixel, a pariit� di dimensione. Uno schermo TV a 2 m necessiter� di poco pi� di 50 dpi.
2) Interpolando i pixel nativi, non si crea maggiore dettaglio, e quindi non si incrementa veramente l'ingrandimento possibile. A volte con tecniche di predizione statistica (Genuine Fractals) si pu� estendere la nitidezza apparente "predicendo" componenti ad alta frequenza di bordi e linee, ma io mi accorgo immediatamente che la tessitura � rimasta quella originale. Ma non basta...i pixel devono essere nitidi e non ambigui (no aliasing).
3) La densit� dei pixel sul sensore ne limita a priori la risolvenza, ovvero il numero di informazioni registrabili per unit� di area senza incorrere in aliasing (pressoch� incurabile nelle immagini naturali). Per esempio, un sensore da 4500 pixel su 22.5 mm di base ha una densit� di 200 pixel/mm o 100 lp/mm in frequenza spaziale. Qualsiasi dettaglio oltre tale limite non solo non sar� registrato correttamente, ma dannegger� anche dettagli a frequenza minore di 100 lp/mm. In pi�, gli schemi Bayer RGB del CCD/CMOS hanno una frequenza critica pari a circa il 70% della massima (70 lp/mm nel nostro caso), oltre la quale dettagli con certe angolazioni e colori, sempre presenti per la legge di Murphy, causano comunque aliasing o fringing di colore, spesso scambiato per aberrazione cromatica laterale degli obiettivi dai meno esperti.
4) Pertanto, l'obiettivo+il filtro antialiasing devono impedire il passaggio di frequenze capaci di provocare l'aliasing. Un grande obiettivo con 80-100 lp/mm di risolvenza su pellicola, nel nostro caso deve essere ammorbidito e tagliato prima di 70 lp/mm, buttando via un po' di dettagli. Ovviamente, poich� non � possibile bloccare esattamente le frequenze a questo valore con un filtro fisico, anche le basse frequenze vengono danneggiate. Se anche fosse tecnicamente possibile, un taglio brusco in frequenza produrrebbe effetti bruttissimi sull'immagine registrata (anelli di interferenza, aloni e simili amenit�).
5) Purtroppo non con tutti gli obiettivi si arriva a 70 lp/mm, gli zoom difficilmente passano da soli i 60 lp/mm. Cos�, con il nostro obiettivo+filtro capace di risolvere 60 lp/mm, il nostro sensore non potr� registrare correttamente pi� di 60 x 22.5 = 1350 coppie di linee, riproducibili su un'immagine ridimensionata a (pi� di) 2700 pixel di base. E' una stima ottimistica!
6) Il sensore aggiunge rumore, il cui livello alle alte frequenze rappresenta il limite minimo di leggibilit� (e ricostruibilit�) del dettaglio fine, che, ricordiamolo, � stato brutalmente attenuato dalla catena ottica+filtro+sensore. Probabilmente, specie se abbiamo pompato gli ASA con uno zoom, ci restano 2000 pixel validi da stampare. Nelle combinazioni migliori, arriveremo a circa 3200 pixel "sicuri". Possiamo rendere pi� lasco il filtro e migliore l'obiettivo, arrivando a circa 4000 pixel utili, con occasionale insorgenza di aliasing.
7) A questo punto entra in gioco la dimensione del frame: un sensore pi� grande, ancora da 4500 pixel di base e poniamo 37.5 mm di base, con pixel pi� radi (66 lp/mm teorici, 50 lp/mm pratici) e un forte filtraggio a soli 40-50 lp/mm, potr� riprodurre la stessa quantit� complessiva dei dettagli del precedente, ma l'obiettivo, di focale allungata di 1.5 volte per il medesimo campo di vista, lavorer� a frequenze spaziali ridotte a 2/3 di quelle precedenti, alle quali esso offrir� 10-20% di risposta MTF (segnale utile) in pi�, mentre il rumore del sensore a parit� di tecnologia sar� ridotto al 70% circa in livello rispetto al caso precedente per i pixel pi� grandi. L'influenza della qualit� ottica diventa quasi trascurabile entro i limiti dettati dall'aliasing.
In conclusione, la stampa ottenuta dal sensore piccolo mostrer� i suoi limiti al mio occhio posto a 40 cm, quando ingrandita a circa 32 cm di base (3200/100), mentre la stampa del secondo potr� arrivare appena di pi� in pratica, 34-35 cm, per effetti di second'ordine, ma con un microcontrasto e un impatto superiori, anche usando ottiche scadenti o a diaframma/distanza non ottimale. Pertanto, i 30 x 45 cm sono stampabili da una DSLR a 12 Mp solo con interpolazione, cancellazione delle tessiture fini e ammorbidimento forte dei dettagli fini. Le immagini possono essere ingrandite di pi�, se accettiamo di allontanare l'occhio dalla stampa in maniera proporzionale o... a patto di di accettare visibili degradazioni. Con sensori "radi" possiamo anche evitare di disquisire sulla nitidezza degli obiettivi.
Nei progetti professionali, si parte dalla risoluzione richiesta sul terreno di certi dettagli, dalla distanza di ripresa e dall'angolo di campo, per calcolare il numero di pixel minimo complessivo dell'immagine. Fissate poi le caratteristiche tipiche delle lenti, si procede a calcolare la dimensione del sensore (e/o) il numero di riprese panoramiche necessarie da incollare. Nelle DSRL il sensore � fissato e per ottenere una certa risolvenza a terra devo limitare l'angolo di vista e quindi la focale minima da usare. Sotto sotto, � questo uno dei motivi perch� c'� poca ricerca nei grandangolari DX...
A presto
Elio