Niepce e Daguerre ricercavano, come altri protofotografi prima di loro, un metodo per fissare le immagini della camera oscura. Il primo ottenne qualche risultato con il cloruro d'argento ma, visto che le immagini avevano i toni invertiti, abbandon� quella strada per prendere quella - senza uscita - del bitume di Giudea. Strada che gli permise di ottenere delle immagini direttamente positive, ma poco definite e dopo otto ore circa di esposizione. Daguerre ci riusc� con le sue lastre argentate sottoposte, dopo l'esposizione, ai vapori di mercurio.
In Inghilterra Talbot mostr� di avere una mentalit� pi� aperta e invent� il processo negativo/positivo. Ma quello che � notevole, � che Talbot non guard� al negativo come ad un semplice passo intermedio per giungere al positivo. Egli ne not� il valore estetico e ne apprezz� la visione "diversa" e particolare che dava del mondo.
Il fascino dell'immagine negativa � ben noto a coloro che, provenienti dalla pellicola, hanno vissuto le emozioni della camera oscura. Le generazioni che conosceranno solo il digitale, probabilmente penseranno al negativo come ad un qualcosa di obsoleto e primitivo. Penseranno alla fotografia con la stessa mentalit� di Niepce e Daguerre.
Ho voluto fare qualche esperimento per mostrare a me stesso il valore estetico di una immagine negativa. Il mondo visto in maniera nuova. Le cose di tutti i giorni acquistano cos� nuovi e diversi significati ed un fascino che non avrebbero in positivo. Anche alcuni cromatismi possono vibrare di vita nuova.
Un saluto
Enrico








