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enrico
Cari amici,

Niepce e Daguerre ricercavano, come altri protofotografi prima di loro, un metodo per fissare le immagini della camera oscura. Il primo ottenne qualche risultato con il cloruro d'argento ma, visto che le immagini avevano i toni invertiti, abbandon� quella strada per prendere quella - senza uscita - del bitume di Giudea. Strada che gli permise di ottenere delle immagini direttamente positive, ma poco definite e dopo otto ore circa di esposizione. Daguerre ci riusc� con le sue lastre argentate sottoposte, dopo l'esposizione, ai vapori di mercurio.

In Inghilterra Talbot mostr� di avere una mentalit� pi� aperta e invent� il processo negativo/positivo. Ma quello che � notevole, � che Talbot non guard� al negativo come ad un semplice passo intermedio per giungere al positivo. Egli ne not� il valore estetico e ne apprezz� la visione "diversa" e particolare che dava del mondo.

Il fascino dell'immagine negativa � ben noto a coloro che, provenienti dalla pellicola, hanno vissuto le emozioni della camera oscura. Le generazioni che conosceranno solo il digitale, probabilmente penseranno al negativo come ad un qualcosa di obsoleto e primitivo. Penseranno alla fotografia con la stessa mentalit� di Niepce e Daguerre.

Ho voluto fare qualche esperimento per mostrare a me stesso il valore estetico di una immagine negativa. Il mondo visto in maniera nuova. Le cose di tutti i giorni acquistano cos� nuovi e diversi significati ed un fascino che non avrebbero in positivo. Anche alcuni cromatismi possono vibrare di vita nuova.

Un saluto
Enrico

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roberto depratti
Ciao Enrico, molto interessante ci� che hai proposto. Effetti profondi, su immagini molto curate.

Concordo pienamente con quanto esponi. Il fascino della fotografia sta in quelle che sono delle intuizioni che ognuno di noi riesce ad avere, avendole ben chiare ancora priam di scattarle.
L'esperienza con la pellicola, secondo me, supporta sempre; almeno personalmente continua ad accompagnarmi anche quando scatto attraverso l'uso del sensore. A volte non vado neanche a guardare il piccolo monitor sul dorso della reflex, riservandomi il piacere di scorrere le immagini a fine giornata ..... un po quando si rientrava la sera, dopo aver ritirato le diapo o le stampe dal fotografo.

Grazie per quanto visto e .... letto!

Roberto Pollice.gif
maurizioricceri
Enrico sempre interessantissimi i tuoi lavori.Credo che il fascino del negativo non scadr� mai.
enrico
Ciao Roberto e ciao Maurizio,
in effetti, il discorso che faceva Talbot (lo cerco e ve lo riporto), era un discorso di tipo estetico.
E la fotografia � anche aspetto estetico, comunicativo. La fotografia giornalistica e documentaria naturalmente non si avvarrebbero dell'immagine negativa, essendo quella positiva l'immagine pi� aderente alla realt�.
Ai fini estetico-espressivi, quello del negativo mi sembra un cammino poco sfruttato. Quello che ho notato � che alcune immagini acquistano molto se convertite in negativo, altre perdono. Quindi occorrerebbe scattare avendo bene in mente la futura conversione.
Inoltre, per ottenere una immagine negativa esteticamente efficace, occorre che questa sia semplice, direi quasi povera, e con delle linee precise e decise. Infatti siamo abituati ad interpretare le immagini con i toni normali, mentre quando vengono invertiti, questi cambiano significato e l'immagine viene percepita in maniera diversa. Le tinte poi, banali in positivo, possono acquistare dei toni delicati e fortemente suggestivi.
E quello della semplificazione � un esercizio che fa bene a tutti e che fa crescere fotograficamente. Una foto � bella ed efficace quando contiene l'essenziale. Condivido il pensiero di Nervi, il grande ingegnere architetto. Egli progettava la struttura, senza aggiungervi alcun fronzolo. Ed � proprio per questa semplicit�, per questa essenzialit� che le sue opere sono splendide. Lo stesso credo, avviene per le immagini.
Si ottengono poi degli effetti di luminosit� tutti particolari: � l'ombra che si accende!
Per quanto riguarda il colore poi, in fin dei conti le tinte che percepiamo altro non sono che un codice attraverso il quale la nostra mente traduce le diverse frequenze della radiazione elettromagnetica. Non sono "oggettivi". I colori nascono dentro di noi, fuori non esistono, fuori c'� solo la realt� fisica della radiazione di diversa lunghezza d'onda. Gli insetti hanno una percezione del mondo e dei colori diversa dalla nostra. Fra l'altro, percepiscono l'ultravioletto.
Mi � sembrato interessante cogliere anche questo aspetto della Fotografia e conoscere il pensiero in proposito di voi tutti.
Enrico
roberto depratti
QUOTE(enrico @ Mar 7 2008, 02:06 PM) *
Ciao Roberto e ciao Maurizio,
in effetti, il discorso che faceva Talbot (lo cerco e ve lo riporto), era un discorso di tipo estetico.
E la fotografia � anche aspetto estetico, comunicativo. La fotografia giornalistica e documentaria naturalmente non si avvarrebbero dell'immagine negativa, essendo quella positiva l'immagine pi� aderente alla realt�.
Ai fini estetico-espressivi, quello del negativo mi sembra un cammino poco sfruttato. Quello che ho notato � che alcune immagini acquistano molto se convertite in negativo, altre perdono. Quindi occorrerebbe scattare avendo bene in mente la futura conversione.
Inoltre, per ottenere una immagine negativa esteticamente efficace, occorre che questa sia semplice, direi quasi povera, e con delle linee precise e decise. Infatti siamo abituati ad interpretare le immagini con i toni normali, mentre quando vengono invertiti, questi cambiano significato e l'immagine viene percepita in maniera diversa. Le tinte poi, banali in positivo, possono acquistare dei toni delicati e fortemente suggestivi.
E quello della semplificazione � un esercizio che fa bene a tutti e che fa crescere fotograficamente. Una foto � bella ed efficace quando contiene l'essenziale. Condivido il pensiero di Nervi, il grande ingegnere architetto. Egli progettava la struttura, senza aggiungervi alcun fronzolo. Ed � proprio per questa semplicit�, per questa essenzialit� che le sue opere sono splendide. Lo stesso credo, avviene per le immagini.
Si ottengono poi degli effetti di luminosit� tutti particolari: � l'ombra che si accende!
Per quanto riguarda il colore poi, in fin dei conti le tinte che percepiamo altro non sono che un codice attraverso il quale la nostra mente traduce le diverse frequenze della radiazione elettromagnetica. Non sono "oggettivi". I colori nascono dentro di noi, fuori non esistono, fuori c'� solo la realt� fisica della radiazione di diversa lunghezza d'onda. Gli insetti hanno una percezione del mondo e dei colori diversa dalla nostra. Fra l'altro, percepiscono l'ultravioletto.
Mi � sembrato interessante cogliere anche questo aspetto della Fotografia e conoscere il pensiero in proposito di voi tutti.
Enrico


Certo Enrico, l'argomento � vasto proprio nelle particolarit� in cui ognuno di noi avrebbe la possibilit� di sviluppare le proprie idee, percezioni, il proprio estro. Direi che da questo punto di vista tutti noi partiamo alla pari. Da questo punto di vista ognuno ha a disposizioen una "compattina" con la quale creare un qualcosa di geniale, poich� diverso. Non so se rendo l'idea ...

Mi piace molto la Tua considerazione su: ".. l'ombra che si accende..."

Attendiamo anche le considerazioni da parte degli altri amici. Grazie comunque per l'argomento che mi sembra tra i pi� significativi tra quelli letti sinora. Spero che si arricchisca di altri contenuti su cui potersi confrontare.

Roberto smile.gif









enrico
Ecco qui, ho trovato alcuni passi di Talbot. E non dimentichiamoci che stiamo parlando di chi, assieme a Daguerre (assieme solo da un punto di vista temporale), ha determinato la nascita della Fotografia ottenendo finalmente dei risultati concreti. Le sue osservazioni sono quindi le prime osservazioni sulla fotografia, alle origini del fotografico.

Dalla relazione Some Account of the Art of Photogenic Drawing: " L'effetto della copia [negativa], bench� certamente diverso dall'originale, dato che sostituisce le ombre con luci e viceversa, � per� spesso piacevole, e penso che potrebbe suggerire agli artisti idee utili riguardo a luce e ombra".
E siamo nel 1839.

Lo storico Schaaf scriveva: "Talbot continu� a vedere questi negativi come propri oggetti in s�. Un modo di pensare che riflette il senso di meraviglia di Talbot per un estendersi della visione al di l� del consueto, al di l� della raffigurazione usata come sostituto di un oggetto fisico."
Ed ancora, sempre Schaaf: "Talbot riconosceva e rispettava l'intrinseca bellezza dei suoi negativi originari, e spesso li vedeva come prodotti finali a pieno diritto: un punto di vista che egli tenne fermo finch� non fu costretto dalle reazioni pubbliche a presentare delle pi� convenzionali stampe positive".

Talbot, accanto al termine di disegni fotogenici (nel senso di generati dalla luce), chiamava le sue prove anche sciadografie (dal greco letteralmente scritture d'ombra). D'altra parte, consider� all'inizio le sue immagini delle "impressioni" delle cose, prodotte direttamente dalla natura. Non a caso chiam� il suo libro (il primo libro fotografico della storia) The pencil of nature (La matita della natura).
"Impressione", un termine che usiamo ancora oggi, quando parliamo di "Impressionare" una fotografia. Un termine preso in prestito dall'arte della stampa, da imprimere, cio� premere in, con allusione alla pressa con la quale le lettere in rilievo lasciano la loro "impronta" sulla carta.
Ora, la vera "impressione" della realt� � il negativo. Il positivo � solo una "impressione" di una "impressione".
Col digitale, tutto ci� in un certo senso viene sconvolto e la fotografia assume diversi significati.
Enrico
enrico
Un'altra immagine, scattata questa mattina:

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E la stessa modificata. La visione "in negativo" ci spinge ad osservare il mondo in maniera diversa.
Su questo concetto, ho voluto estendere il concetto di "negativo", dando consistenza di figura allo sfondo. Rami e cielo fra essi, stimolano allo stesso modo la retina, eppure il cervello d� forma ai rami e percepisce lo spazio fra di essi "senza forma".
In questa immagine, ho cercato di far diventare "figura" il cielo (positivo il negativo, anche se in altro senso), facendo comparire la forma degli spazi.
Buona domenica
Enrico

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enrico
Altre prove. Il confine fra fotografia e pittura si fa sempre pi� sottile...
Enrico

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enrico
Frammenti di cielo

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marcofranceschini
Attento Enrico...
qualche benpensante potrebbe affermare che le immagini che ci hai proposto non sono fotografie, ma "altro". smile.gif
Alcune sono veramente interessanti, mi ricordano la fotografia off-camera.
Non sono d'accordo quando parli di "confine sempre pi� sottile" con la pittura che � costituita da segni mimetici, mentre una fotografia si pu� considerare come una traccia del soggetto che � realmente stato.
Pittura e fotografia si sono scambiati dei prestiti, ma restano due forme di rappresentazione essenzialmente separate, la prima � sicuramente una forma d'arte, la seconda... hmmm.gif non saprei...dipende!

Marco
marcofranceschini
QUOTE(PAS @ Mar 13 2008, 02:51 PM) *
Ecco arrivato il �benpensante�.
biggrin.gif

A parte gli scherzi, l�interessante tema proposto da Enrico ritengo tocchi anche l�aspetto della nostra percezione dell�immagine e di ci� che tale percezione stimola.

Cerco di affrontare il tema non dal lato del processo fotografico, ma da quello della valenza espressiva/comunicativa.

L�intento espressivo dell�autore probabilmente non cambia nei due casi.
Pu� invece essere meno prevedibile e meno omogeneo, nel secondo caso ci� che l�immagine stimola nel fruitore.
Ed in questo ci sono sicuramente pi� affinit� con la pittura.

Per questo processo sono importanti le nostre basi culturali.

Banalmente: se mostriamo ad una persona estranea ai mondi della fotografia e della pittura un bel tramonto, probabilmente non esiter� ad apprezzarlo. Se glielo mostriamo in negativo rester� quantomeno perplessa.

Possiamo tranquillamente definire fotografia tutto ci� che ha origine da una fotocamera tramite impressione di un supporto sensibile.

Benvenuto..benpensante... wink.gif
non c'� dubbio che spesso per comprendere sono importanti le basi culturali che ognuno di noi possiede, ma credo che la fotografia rimanga un mondo a s� stante ed anche per questo lontano da tutte le altre "arti" visive (mi resta anche il dubbio che la fotografia possa essere considerata...arte...ma questo � un altro tema)
Troppe sono le variabili che possono condizionare la lettura di una fotografia, in molti hanno cercato di codificare il messaggio fotografico , altri hanno negato l'esistenza di qualsiasi codice.
In passato mi � capitato di parlare linguaggio fotografico , dando per scontato che una fotografia potesse, se ben fatta, se ben composta comunicare un messaggio oggettivo...oggi non sono pi� tanto sicuro di ci�..anzi.
Un segno pu� essere codificato e quindi interpretato , ma come faccio a codificare l'emanazione del mio soggetto fotografato, come posso definire l'immagine fotografica un segno. Eco colloca la fotografia al confine tra campo semiotico e extra semiotico, a met� tra segno e non-segno...non vado oltre perch� mi perdo...
Per questo ritengo che l'intento fotografico si possa considerare relativo e che sempre, con qualsiasi tipo di fotografia, sia poco prevedibile la reazione del fruitore dell'immagine.

In ultimo ho evidenziato una tua affermazione che simpaticamente non mi trova affatto d'accordo, soprattutto ripensando alle...Rayografie di Man Ray , ma anche a Luigi Veronesi, e quindi alle loro fotografie senza macchina fotografica
IPB Immagine

Marco
PAS
QUOTE(mmfr @ Mar 13 2008, 10:40 PM) *
..
In ultimo ho evidenziato una tua affermazione che simpaticamente non mi trova affatto d'accordo, soprattutto ripensando alle...Rayografie di Man Ray , ma anche a Luigi Veronesi, e quindi alle loro fotografie senza macchina fotografica

Marco


Beh qui allora tornano in campo le definizioni e l'aspetto diventa squisitamente semantico.
Cosa possiamo definire come fotografia? E soprattutto ha senso definirla?

PS. � stato cancellato erroneamente il mio precedente post, ma c'� comunque il tuo quote
enrico
Ciao Marco, ciao PAS.
Pas ha compreso appieno il senso del mio post: usare la fotografia per vedere il mondo in maniera diversa e quindi per scoprirlo pi� a fondo.
Il discorso sull'arte Marco, � un vecchio discorso che ogni tanto ritorna. La pittura � "arte", la fotografia lo � o non lo �? Per poterne parlare (ma non � questo il senso del post), occorrerebbe chiarire cosa gli interlocutori intendono per arte e si entra in un campo scivoloso.
La foto � una impronta? E' uno specchio della realt� (come si diceva a proposito dei dagherrotipi, sia per la loro superficie argentata e lucida, sia perch� in grado di trattenere una immagine come farebbe uno specchio miracoloso)?. E quindi, il fotografo � un artista o un artigiano?
Io preferisco parlare , anzich� di arte, di comunicazione.
Il pittore usa il pennello per comunicare qualcosa, il fotografo fa la stessa cosa utilizzano uno strumento pi� complesso. Per me, pennello e fotocamera sono strumenti attraverso i quali esprimere idee e sensazioni. Se il prodotto � "arte", dipende dall'uomo e non dal tipo di strumento usato. E' la mia opinione.
Per carattere, cerco di andare oltre gli schemi e percorrere strade poco battute. Mi appassiona la Storia della fotografia e, tornando alle origini, mi sembra di coglierne meglio il senso.
Tornare indietro nella storia (della fotografia) collettiva � bello, ma � bello tornare anche indietro nella storia (della fotografia) personale. A volte riprovo di fronte ad un soggetto, le sensazioni che provavo tanti anni fa, quando scoprivo con la macchina che mio padre mi pass�, un nuovo modo di vedere ed assaporare ci� che avevo davanti agli occhi.
Per me, fotografare � scoprire e rivivere.
Un saluto
Enrico
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