Secondo me questa è una delle migliori discussioni che abbia visto su questo forum. Complimenti a chi l'ha lanciata!
Provo, con molta modestia, a dare un piccolo contributo, partendo da questa affermazione
QUOTE(Claudio Orlando @ Dec 5 2009, 08:03 PM)

... non è che certe foto, in qualche caso davvero scarsine, se non sapessimo che le ha fatte Bresson, Newton, Capa etc. etc. le definiremmo per quel che sono: scarsine?

e utilizzandola per ampliare e ribaltare un po' il quesito.
Non è che talvolta (spesso) tendiamo ad utilizzare i nostri parametri, la nostra cultura, i nostri "pre"giudizi per "oggettivare" i nostri gusti e le nostre opinioni così nell'esperienza estetica come in qualsiasi altro campo dell'esperienza umana (politica, religione, sesso, cibo, ecc.)?
E se è così, non è anche possibile che alcune forme d'arte non ci piacciono perchè non ci interessano (io non sopporto il balletto, anche se mi rendo conto che c'è dell'arte), perché non le capiamo (io faccio molta più fatica a fruire di un bassorilievo che tratta del Mahabarata che di un vaso che tratta del duello di Achille e Ettore), perché veicolano messaggi che non condividiamo (preferisco Il trattato sulla tolleranza al Main kampf) e così via?
Proseguendo con il ragionamento potremmo quindi dedurre che anche all'interno di una stessa arte (nel nostro caso la fotografia) ci possono essere autori e/o opere che non ci interessano, non ci piacciono, non condividiamo, non capiamo. Secondo me il rischio è quindi duplice: da un lato è vero che si può essere tentati di "aprezzare" qualcosa solo perché è di Tizio piuttosto che di Caio, ma dall'altro è anche vero che se Tizio e Caio sono diventati Tizio e Caio, mentre tutti gli altri no, questo è dovuto anche a un consenso ampio, informato e consolidato. Naturalmente non sto dicendo che il principio dell'auctoritas giustifichi qualsiasi obbrobrio ("aliquando dormitat homerus", dicevano gli antichi), ma certo che prima di stroncare dei capisaldi occorrerebbe chiedersi se si è in possesso di tutti gli strumenti di conoscenza e di giudizio, se si ha avuto la voglia e il tempo di applicarli, se il nostro gusto sia qualcosa di più di un fatto importantissimo e degno del massimo rispetto, ma strettamente personale.
Su tutto questo poi aleggia la questione del contesto. Prendo spunto da un altro post
QUOTE(Maicolaro @ Dec 5 2009, 09:47 PM)

Pienamente d'accordo, anche perchè molto dipende anche dal contesto in cui le foto sono giudicate.
Penso ad esempio a questa:

Vincitrice del world press photo 2006 descrive una situazione ben precisa (I giovani glamour di beirut in mezzo alle macerie di un bombardamento).
Decontestualizzata e magari tra 50 anni chi mai potrà giudicarla una bella foto?
Un saluto
m.
Secondo me, relativamente al contesto, è importante fare una riflessione sulla durabilità dell'arte (che tra l'altro potrebbe essere un buon princio per distinguere l'arte da altre forme espressive).
Un dipinto egizio (non tutti ovviamente, neanche in quel caso, ma ad esempio la tomba di Nefertari) è una foma d'arte che aveva un suo significato nel contesto e ce l'ha anche oggi, anche se manca delle più elementarti nozioni di prospettiva. Guernica racconta la guerra molto meglio di documentazioni iconograficamente più affidabili e così anche il miliziano di Capa (al punto che il dibattito sull'"autenticità" della foto in questione è ormai abbastanza marginale, a favore del ragionamento sulla capacità comunicativa di quella foto, diventata appunto icona prescindere dalla sua attendibilità cronachistica).
Nel caso della foto del world press cosa succederà tra 50 anni è ovviamente molto difficile da dire oggi. Personalmente credo però che oggi funzioni in quanto registra (o meglio racconta) un evento di cronaca con indubbia forza e che tra 50 anni, nel felice caso in cui il medio oriente abbia trovato pace, potrà raccontare con altrettanta forza la capacità di indifferenza dell'essere umano, in qualsiasi contesto. Non ci sarà bisogno di sapere (per quanto sarebbe molto auspicabile) che cosa fosse il Libano 50 anni prima per "leggere" una foto in cui è successo qualcosa di grave e drammatico (il crollo di una casa lo è sempre) che è successo molto recentemente (le macerie fumano ancora) e che in contemporanea passa un'auto di gente benestante che è tuta girata dall'altra parte, tutta concentrata su di sè ostentando la propria avvenenza, la propria tecnologia, il proprio distacco/ disgusto. Il problema di questa foto, casomai, è che è troppo perfetta nel suo messaggio, da poter diventare didascalica e retorica. Ma in fondo, di fronte alla barbarie dei tempi (di tutti i tempi) un po' di sdegno per quanto didascalico e retorico (lo era Guernica, lo era Capa) ci può (ci deve?) stare.
Grazie a tutti quelli che hanno avuto la pazienda di leggere fino a qui...
Ciao
Paolo Barrera