QUOTE(em@ @ Nov 16 2013, 12:05 AM)

E chi sei, frate indovino?

Io posso stimarla meglio di voi, visto che ho mezzi per salire di frequenza al massimo possibile oggi e mi sono occupato di trend sui circuiti integrati. A lungo andare, come si intravede dagli smartphone Nokia e come è stato ed è per il film, potrebbe prevalere una filosofia in cui la sensibilità bassa produce come contropartita una risoluzione superiore al limite di diffrazione, quindi superiore a qualsiasi ottica possibile. Questo è certamente possibile, in quanto il limite di diffrazione dipende dalla lunghezza d'onda della luce, che non cambia mai, per quel che si sa, mente sull'incisione dei chip potremmo già oggi scendere a 0.1 micron di lato per i pixel, la dimensione circa di un singolo grano di film ortopancromatico a 12 ISO. All'inizio i soliti forum si ribellerebbero, sono lenti, tradizionalisti quando dovrebbero innovare, spendaccioni sui vicoli ciechi dello sviluppo quando dovrebbero pensare e aspettare.
Poi però per motivi di marketing i sensori fitti vincerebbero pure (i sensori grandi e radi interessano, pare, solo alla ricerca e sono necessari solo per la documentazione legale inattaccabile). In ogni caso, ripeto, sono pochissimi gli obiettivi nella storia da 150-160 lp/mm globali a f/4-5.6 e non è pensabile aprire, causa pdc, o chiudere, causa diffrazione. Quindi continueremo ad orbitare sulle classiche 100 lp/mm come confine di eccellenza, che significa 40 x 60 cm di stampa alla distanza di 30-35 cm. Questo anche se il sensore POTREBBE fare di più.
Già oggi (o meglio, negli anni '80) lo ZF (C/Y) 50/1.4 o il Micro 55/2.8 AIS attingono il limite di diffrazione a f/5.6, salgono ancora verso f/4 e quindi possiamo giocare come vogliamo, ma la restiamo lì come ottiche.
Se io riapro una rivista degli anni '80, trovo le stesse scale di qualità obiettiva di oggi (solo non trovo più vere ciofeche ottiche), almeno su normali, mezzi tele, macro e grandangolari medi, è curioso, ma fisico, abbiamo solo l'illusione che il nuovo arrivo ci faccia vedere più dettagli.
Poi c'è il problema gravissimo delle tolleranze meccaniche, decadute da AIS a AFD (con picco negativo sugli AF) e ancora ad AFS: un motorino non può girare alla velocità della mano un anello di MAF smorzato a bassa tolleranza, le potenze sono molto diverse. Quindi devo introdurre tolleranze maggiori. Poi ancora zoom, VR, CRC (meno importante), policarbonato ci si mettono di buzzo buono ad allargare le tolleranze. Ora il rapporto tolleranza/lunghezza d'onda stabilisce il limite pratico di definizione e la stabilità tra scatti diversi. Punto. Posso giocare alle frequenze medio-basse, ma le alte (risolvenza) crollano. Anzi, se ci sono in un obiettivo nuovo, certamente le perdiamo in una lente di dieci-vent'anni o anche di due.
Ho visto caterve di 17-35 e 80-200 invendibili con camme lasche e altro.
Quindi ai diaframmi ottimali non miglioreremo sui buoni AFD. E' vero, Zeiss fa dei 25/2.8 da 400 lp/mm, ma per Leica M; per Nikon ci vuole il retrofous (per lo specchietto, non per il sensore buono) e quindi passeremo dai 70-80 lp/mm di AFD/AFS a 100, 20%, poca roba. Sul 20 ancora meno, già il 21 Zeiss per fare FORSE qualcosa in più delle 100+ lp/mm del 20 AFD deve pesare un chilo. L'Otus stesso va forte a f/1.4 (ma lì lì con il più difficile Summilux-50, peraltro più leggero e costoso), ma da f/4 andrà per ragioni fisiche non meglio (quasi sicuramente peggio) dei migliori di oggi. E potrei continuare. La strada si stringe a imbuto per la fotografia un'altra volta.
A presto
Elio