Ancora un ringraziamento agli ultimi che sono intervenuti. Grazie
QUOTE(effebi @ Dec 15 2006, 11:13 AM)

ciao felix, ho visto solo ora questo tuo 3d giunto alla sua terza pagina. Per motivi di tempo - bisogna pur fare delle scelte - di solito snobbo tutti i 3d che non si trovano in still-life, quelli che non contengono nel titolo la citazione di un film (e/o di un brano di Coltrane) o quelli che non raggiungono almeno tre pagine di estensione.
Quando un 3d si intitola qualcosa come "Mucchio selvaggio" oppure raggiunge tre o più pagine di repliche mi dico: "Cavolo qui bolle qualcosa di grosso in pentola!" e allora vado a vedere, curioso come un gibbone.
Con molto ritardo quindi mi unisco al coro dei complimenti, felix, non senza conservare quello spirito critico e (come dicono dalle mie parti) "scassamarroni" che mi è proprio.
Sono foto, le tue, molto belle se devo essere sincero, suggestive e descrittive al contempo. Ti fototrasportano sul posto, e ti lasciano lì, solo, in mezzo a quelle steppe, a quelle brughiere (e se poi sono taighe che figura ci faccio?, in mezzo a quelle lande sconfinate e sempre velate da un alone di desolazione.
E' la desolazione degli ampi spazi, delle grandi distese, del rarefatto pure, quella di cui parlo, non la desolazione dell'abbandono o della fatiscenza...
Curioso è il fatto che nei tuoi scatti, che pur così bene ritraggono queste naturali estensioni, ci sia sempre (o quasi) l'elemento artificiale, umano... C'è il relitto, il ponte, ci sono i generatori, la macchina nella neve (coi suoi fari gialli), la rete, il ristorante... tutti elementi per così dire "artificiali", "umani", che - sembra un paradosso - non fanno che accentuare ed enfatizzare quelle sterminate estensioni della natura... E' come se per sottolineare e rafforzare l'idea del vuoto io mostrassi qualcosa di molto rarefatto. Allora quel ristorantino sul mare (al momento graziato dalla bassa merea), quel ponte a perdita d'occhio che a un certo punto si confonde con l'orizzonte, o quella fila di generatori eolici allineati sulla sinistra non sono che una misura di quegli spazi, della loro ampiezza, del loro respiro.
Poi c'è il freddo.
E il freddo arriva a noi "indirettamente" (come è ovvio in fotografia) attraverso la rappresentazione dai suoi media, dei veicoli di cui si serve per manifestarsi: fredde le distese d'acqua, freddi i nembostrati che oscurano il cielo, fredda la luce crepuscolare, freddi i ghiacci e la neve sulle strade, freddi infine i venti che si abbattono, come orde barbariche nel tardo impero romano, su fili d'erba inermi e incapaci di opporre la pur minima resistenza e su rarefatti generatori che tentano di catturare qualche briciola di quella sovraumana forza propulsiva.
La cosa buffa è che questo mondo, felix, così sterminato e a tratti glaciale spaventa e attrae lo spettatore nello stesso tempo, un po' come tutte le scene in cui la natura fra da padrona (terremoti, eruzioni vulcaniche, deserti).
L'osservatore si trova così dilaniato dalla tensione che si viene a creare fra due opposte istanze: l'esigenza di sicurezza, di ristoro, di calore (il calduccino di casa propria per intendersi), da una parte, e la curiosità, l'attrazione istintiva verso i grandi e ignoti spettacoli della natura, dall'altra. Chi vincerà?
..., forse vado alle seychelles. Guarda che scherzo, eh?
ciao filippo
Le foto sono fatte tutte durante la stagione invernale, una stagione da queste parti molto ma molto lunga…quindi il freddo e’ quello che ti rimane dopo un’intensa giornata lavorativa, il freddo e’ il vento che sferza continuamente queste terre, il freddo e’ il gelo dell’inverno, il freddo sono soprattutto le mie percezioni…a me non rimane, con il mio modo di fare fotografia, che esaltare queste sensazioni.
In realta’ descrivere le sensazioni che si provano vivendo qui sono ben piu’ complesse di quello che ho appena sintetizzato ma se ho scelto di fare fotografia e’ forse (quasi sicuramente) perche’ lo preferisco allo scritto quindi spero che mi scuserai se non saro’ prolisso.
Ma un’analisi attenta come la tua trova solo conferme e apprezzamento ed e’ forse il complimento piu’ alto in grado che abbia mai ricevuto alle mie foto.
Il ristorantino sul mare, i generatori, i relitti… sono, si, elementi che amplificano la sensazione di desolazione e stanno li appositamente ma stanno anche a dimostrazione che l’uomo e’ presente ed e' presente con un ordine ben preciso, rispettando quell’ordine che e’ una prerogativa della natura, non per domarla ma solo per non essere sopraffatto…qui sara’ sempre cosi, una corsa incessante alla sicurezza. Quindi questa sensazione di sicurezza e di calore che non ti avvira direttamente dalle mie foto qui e’ un dato di fatto, direi scontato.
Sono diverse le due foto, diciamo un po’ piu’ introspettive, dove sono in auto sulla neve. In tanti sono certo che quelle foto non hanno detto nulla forse per via del mosso, forse per via di un WB sballato ma in quelle foto a mio modo sintetizzo queste sensazioni.
-Il blu predominante come l’ora al quale stavo rincasando…il freddo; l’auto con le luci quasi gialle con all’interno una coppia…la sicurezza, il calore;
- Nella seconda foto, provo a descrivere il momento in cui senti tutto il peso della stanchezza e tutto diventa vago…il freddo; e li intravedi la meta....sicurezza, che sono rappresentati dalle sagome delle case.
Diciamo che da queste parti non si ha nemmeno il tempo per dar corpo a queste sensazioni…ma se proprio vuoi sentire tutto il calore che vuoi,
qui e’ il solo posto, forse piu’ che fra le mura domestiche, e' qui che l’olandese depone armi e corazze fuori dalla porta.

Un saluto