QUOTE(miz @ May 18 2011, 09:58 PM)

A parte il tono non proprio gradevole che usi...
Comunque, io in quel quartiere, come in tanti altri quartieri simili ci sono stato, lo conosco bene, conosco per filo e per segno la storia del luogo, ne conosco le possibili evoluzioni e le mille bugie che se ne raccontano. Conosco la gente che ci vive e conosco le attività che vi ci svolgono, li come a Corviale ed in altri quartieri simili.
E tutto ciò per il lavoro che faccio e per attività che svolgo....
E se per caso avessi frainteso il mio discorso, io non proteggo chi spaccia, chi ruba, chi usa violenza. E neppure li giustifico.
Ho solo detto che per anni si è portata avanti una politico sociale/urbanistica che ha avuto come risultato più eclatante la ghettizzazione di alcune classi sociali in determinati luoghi. Non dico neppure che ciò sia stato voluto, semplicemente che così si è andati avanti. Ed i risultati sono questi.
Spero ora sia chiaro.
p.s.: tra le torri di Tor Bella Monaca erano previste piazze, centri polivalenti, servizi di tutti i tipi. Mai realizzati. Unico servizio culturale effettivamente presente è un teatro, peraltro ben gestito.
Per Tor bella Monaca era prevista una fermata dedicata della metropolitana, tagliata nel corso del tempo.
Poi magari mi spieghi cosa intendi con "ben collegata", e al tiburtino ci vivo

Se il tono ti ha offeso, perdonami, non era mia intenzione. Io sono piuttosto crudo nel modo di esprimermi, lo riconosco; non voglia essere una giustificazione, ma credo venga dal mio carattere: sono diretto e vado al succo delle cose, spesso con la delicatezza di un trattore. E' uno dei miei migliori difetti.
Per il resto, intendevo che la politica di cui parli (che innegabilmente c'è stata), è solo una parte del problema. Il problema c'era ben prima di quella politica. C'era prima di Tor Bella Monaca, di Cento Celle e di tutti gli altri ameni posti che le grandi città offrono.
Perchè i delinquenti, i ladri, i truffatori, gli assassini, gli stupratori, i rapitori ecc ecc ci sono sempre stati. E non si può dire che sono il frutto dell'emarginazione, perchè non è vero. Perchè non tutti gli emarginati diventano delinquenti, altrimenti gli ebrei del ghetto di Roma, quelli nati durante le leggi razziali, dovrebbero essere tutti delinquenti. E non è così.
Se li conosci bene, ti sarai accorto che per la maggior parte di quei ragazzi si fa vanto di essere coatti o delinquenti. Come da ragazzini faceva figo essere somari a scuola. La ghettizzazione è volontaria: non ci sono le Schutzstaffeln a guardare gli ingressi e le uscite. Possono andare dove vogliono. Possono cercare lavoro, possono perfino (i più audaci) cercare lavoro all'estero, che so, a Frascati. La verità è che pochi ci provano. Si guadagna molto di più con 3 etti de cocco, no?
Per l'accessibilità intendevo che è più semplice arrivare a Tor Bella Monaca che al Tiburtino, specie la parte oltre il raccordo.
Per inciso, quando vivevo a Londra, mi stupii di una cosa: nel giro di pochi metri (non esagero, erano veramente metri, da un civico all'altro) si passava da un'area carina e residenziale a una "rough area", una zonaccia, degradata e sporca. Ho visto Tottenham e mi mancava la civiltà e la pulizia di Centocelle.... Sono stato a Feltham, al cui confronto Corviale è un villaggio vacanze.
Per dire: tutto il mondo è paese.
QUOTE(gattomiro @ May 18 2011, 10:43 PM)

Mi sono piaciuti i commenti di miz, Maicolaro e Franco_ perché hanno il pregio di analizzare i fenomeni dall'angolatura meno ovvia e semplice. Che è come dire che si sforzano di andare alla radice dei problemi e di verificarne le cause, non solo i sintomi. Mi spiace invece che Fabco77 la pensi in termini così pessimistici, anche se legittimamente. Mi spiace perché è una persona che reputo estremamente intelligente, e lo dico con convinzione, avendo tratto questa conclusione dalle discussioni che ci hanno visti reciprocamente impegnati in altri post.
Vedi, io non è che sono pessimista. E' che vedo la realtà per quello che è ora. Non mi pongo troppi problemi sulle cause fini (molteplici, antiche, complesse e mischiate tra loro), perchè credo che i problemi vadano innanzi tutto risolti. E per farlo occorre un piano d'azione, un progetto, insomma, una idea. Per averla occorre avere più o meno in testa la causa del problema. Senza esagerare: le aggiustature fini si possono fare poi. Come dire: un uomo ha un infarto. Ok, ora pensiamo a salvargli la vita. Se ci riusciamo, penseremo a stabilizzarlo. Fatto quello lo ridurremo a un colabrodo a furia di prelievi ed esami e vediamo cosa c'è che non va. Quindi prima il problema contingente, poi il resto. Altrimenti, mentre leggi le analisi e gli strumenti, quello passa tra i più e il problema si risolve da se.
QUOTE(gattomiro @ May 18 2011, 10:43 PM)

Fabco, nessuno può dire come reagirebbe davanti alla violenza nei confronti di un proprio caro. Certamente non si può impedire alle nostre emozioni di esprimersi in maniera istintiva (io d'istinto aggredirei chi facesse del male al mio gatto, per esempio...), ma se volessimo definirci veramente civili dovremmo fare in modo che sia una giustizia equa a sopperire a queste stesse emozioni. E una giustizia equa, civile, degna di una società evoluta, non può basarsi sulla legge del taglione o su un suo surrogato. Una giustizia equa garantisce la certezza e l'entità della pena, ma non può limitarsi a questo. Deve assumersi la responsabilità di rieducare chi ha sbagliato.
E' esattamente quello che intendevo. Se nella situazione che ti ho posto in precedenza, tu sapessi che il responsabile, una volta preso, si farebbe 50 o 70 anni di carcere, non saresti spinto a farti giustizia da te. Perchè sapresti di poter contare sulla giustizia, sulla civiltà e il delinquente saprebbe che la giustizia gli starà col fiato sul collo fino alla fine, e che non ci saranno scappatoie, condoni, abbreviazioni sconti: passerà i suoi anni in cella e ne uscirà orizzontale. Perchè ha un debito con la società, ha infranto la legge e dovrà pagarne il prezzo, stabilito dalla legge stessa.
Una legge giusta ed equa, considera le vittime. Poi considera la famiglia delle vittime, poi i magistrati, i giudici, gli avvocati, gli usceri, le donne delle pulizie, il micio del tribunale, i piccioni sul cornicione, i sorci degli scantinati e poi, solo a questo punto, il carnefice.
Considera un bambino cui si deve dire "piccolo, tua mamma/papà non la vedrai mai più".
Considera un padre che ha visto la sua piccola violata, strappata alla vita, prima che potesse iniziare a viverla.
Considera un ragazzo pestato a morte senza motivo, che non vedrà mai gli occhi innamorati di sua moglie.
Una legge equa e giusta, non tira fuori un assassino, perchè dice di essere pentito. Non gli fa fare 7 anni di carcere. Gliene fa fare almeno 30,
POI, dopo che lui avrà pagato il suo debito, TUTTO il suo debito, possiamo parlare di recupero, reinserimento, seconda chance e mi trovi d'accordo. Ma prima, che paghino il male che hanno fatto, paghino tutto, fino alla fine, fino all'ultima goccia di sangue.
La rieducazione mi sta benissimo, ma a valle di questo. Poi possiamo discutere su quale sia la pena giusta, ma il principio deve essere semplice e chiaro: se sbagli, paghi. Come lo è in Paesi molto più civili del nostro, a partire da USA e UK (non a caso le democrazie moderne sono partite da questi due).
QUOTE(gattomiro @ May 18 2011, 10:43 PM)

A proposito del dato che hai riportato circa la scarsa riuscita del recupero, i direttori di carcere con cui hai avuto a che fare ti avranno reso edotto, suppongo, circa le condizioni delle carceri italiane, incluso quello della mia città, Sassari, di cui hanno reso notizia in una illuminante puntata di Presa Diretta. Emerge un dato, su tutti, che dovrebbe far vergognare questo Paese e che spiega anche perché il 98% dei detenuti di Rebibbia, che hai citato, fa ritorno più volte per motivi "tecnici"... Se non l'hai vista ti invito a guardarla:
http://www.presadiretta.rai.it/dl/portali/...229bf729f2.htmlSi ma dire che è colpa dello stato delle carceri se quelli delinquono, significa fornire loro un alibi perfetto per fare quello che vogliono. E non è vero. Quello è un problema, ma loro erano delinquenti pure prima di finirci e per meriti solo loro.
Tutto sommato, se non gli piace stare in galera, poveri piccini, la via non è difficile: basta non delinquere quando escono....Peraltro, poteva andargli peggio: la maggior parte di loro viene dai Paesi extraeuropei e balcanici, e si possono ritenere dei privilegiati a non scontare la pena nelle carceri dei loro Paesi. Per fare un esempio, in Russia, ogni anno muoiono circa 30.000 carcerati all'anno di TBC multifarmaco resistente. E non stanno certo più larghi che da noi. E' vero che dovremmo trattare quei delinquenti meglio, è vero che dovremmo evitare il sovraffollamento, ma è anche vero che dovremmo dare i soldi perchè questo accada, e magari anche quelli per fare il pieno a gazelle e pantere, che al momento sono a secco....
QUOTE(gattomiro @ May 18 2011, 10:43 PM)

Comunque, quando leggo certe espressioni cariche di astio, come quella di Horuseye, il mio pensiero va automaticamente alla madre di Vittorio Arrigoni ed alla sua grande carica emotiva, capace di sublimare sentimenti negativi, eppure legittimi, in un più alto senso civico e morale. Restiamo umani, diceva lui e con forza ha voluto ribadire la madre. Se esistono cittadini così è possibile auspicare un cambiamento.
Un bravo ragazzo. Non condivido il suo schieramento, ma ne ammiro il sacrificio.
QUOTE(gattomiro @ May 18 2011, 10:43 PM)

A proposito di certi quartieri, miz ha parlato di ghettizzazione ed io non trovo termine più azzeccato. Questi luoghi spesso sono veramente dei "ghetti", ambienti che qualcuno ha creato appositamente per questa gente, naturalmente tenuti lontani dalla creme delle città. Per quanto riguarda la mia personale esperienza, ho vissuto tredici anni in un quartiere che era considerato fra i peggiori in assoluto, ed ho anche visto situazioni di notevole degrado. Alcuni anni fa ho persino fatto il servizio di matrimonio ad una famiglia che aveva pagato col carcere lo spaccio di droghe pesanti. Hanno provato a rimettersi in gioco secondo le regole del vivere civile, ed alcuni di loro ci sono anche riusciti. Altri no, purtroppo, ma è difficile far sì che queste persone emergano dal loro ambiente se non si creano i presupposti culturali più idonei per una vera integrazione, uno scambio fruttuoso. Un confronto rispettoso ed improntato a sincera comprensione, insomma. E qui il maggiore sforzo dovrebbe produrlo la parte sana della società, se veramente ha la volontà di far sì che la situazione cambi. Non è per niente facile, certo, ma per molte persone è ancora meno facile vivere... Mi è capitato di poter dialogare, talvolta, con certi reietti della società. Erano essi stessi consapevoli di essere degli emarginati, ma sapevano anche che le possibilità di riscatto erano pari a zero, qualora avessero voluto affrancarsi da quella condizione. Si è trattato perlopiù di persone intelligenti, acute ed intellettualmente dotate, ma senza alcuna carta spendibile.... Molti sono finiti inevitabilmente male, risucchiati da un'esistenza assurda, fatta di piccola delinquenza e per lo più soffocata nell'alcool o negli stupefacenti. E non credo che avrebbero concluso la propria esistenza in quel modo, se avessero avuto possibilità di scelta...
Io non sono d'accordo. Ghetto è una parola abusata. Nel ghetto ci stavano gli ebrei, i deicidi, quelli che dovevano stare separati. Un pò perchè erano malvisti dai gentili, un pò perchè non è che loro agognassero a mischiarsi.
Nel bene e nel male, con fortune alterne, la convivenza, specie a Roma, è andata avanti pacificamente e alla fine, fino al '38, senza particolari sconvolgimenti. Il razzismo nazista con noi e con Roma c'entrava come i cavoli a merenda, ma tant'è, la storia non si cancella. Li il ghetto era una prigione e non si poteva uscire facilmente.
Quei quartieri non sono nati per ghettizzare. Il laurentino 38 è nato per ospitare le famiglie di poliziotti e carabinieri (da sempre senza grana), edilizia popolare per le forze dell'ordine. In mezzo alla campagna, allora. Invece ci sono andati i delinquenti e hanno via via cacciato le brave persone. Come vedi, nessuna ghettizzazione, semmai il contrario: sono loro che ci si sono istallati (spesso abusivamente) e hanno scacciato gli altri.
Stessa cosa per Corviale: doveva essere una zona modello, un esperimento archi-sociale. E' fallito. Ma non certo per colpa dei progettisti.
Tor Bella Monaca non è stata costruita per relegarci i delinquenti: sono i delinquenti, che costruito il quartiere, ci si sono installati (ancora una volta, spesso abusivamente).
Non tutti quelli che abitano in quelle zone sono delinquenti (ma ce ne sono tanti). Io conosco molte persone di varie sfumature, i tipici grigi che ci stanno tra il bianco (l'onesto, perbene, colto) e il nero (il criminale marcio e irrecuperabile, che ucciderebbe la madre, se fosse ancora viva). Coatti lanciati verso una carriera criminale, che a 14 anni iniziano a spacciare erba, poi neve e cocco, poi rubano i motorini e rivendono i pezzi, scippano, rubano, passano alle auto ecc ecc....
Coatti che poi si ravvedono; coatti furbi, smagati, ma fondamentalmente bravi guaglioni; ex criminali in pensione; uomini e donne che dicono "si, vorrei una vita diversa, un lavoro qualunque va bene....ecc ecc" ma poi, nei fatti, non rinunciano agli "extra" che entrano in vari modi.... insomma, uno spaccato di umanità variegato. Che mi ha portato a capire 2 cose, gattomiro: se oggi non spaccio, non rubo, non uccido e non sono un criminale, non è tutto merito mio. E che se dopo una vita passata a spacciare, rubare delinquere, entrare e uscire di galera, a 34 anni fossi ancora in giro a fare sempre le stesse cose; se uccidessi nonostante alla mia età si sanno perfettamente tutte le conseguenze; Se dopo aver visto le conseguenze; Se dopo aver capito che sto facendo male, molto male a degli innocenti; se dopo tutto questo ancora insistessi su questa strada, la colpa sarebbe solo mia, perchè la differenza tra bene e male la saprei, ma penserei che del male che faccio agli altri, non me ne importa niente.
E' questa la differenza: se tu vedi un uomo in difficoltà, lo aiuti. Il delinquente è quello che ti piazza un coltello in panza e ti guarda morire. Proprio a uno come te e me, magari per la tua auto.